Braccini Paolo – Agronomo, partigiano (Canepina, 16 mag. 1907 – Torino, 5 apr. 1944)

Primo­genito di altri quattro figli, il padre, Braccio (di Or­vieto), socialista umanitario, cultore di musica e poe­sia, era il medico condotto del paese. Nel 1921, per il suo lavoro, si trasferì con la famiglia a Temi, dove adottò Paolino, figlio del fratello Ugo, perseguitato dai fascisti e costretto a emigrare in Francia, dove poco dopo morì. Frequentò il Regio istituto tecnico Cornelio Tacito (ora Federico Cesi), dove si diplomò nel 1926. Nel 1930 si laureò in scienze agrarie al Re­gio istituto superiore di Milano e conseguì l’abilita­zione all’esercizio della professione di agronomo. Incaricato di materie agro-economiche al Regio isti­tuto tecnico di Temi nel 1931, l’anno successivo conseguì l’abilitazione all’insegnamento. Tra il 1932 e il 1937, vincitore di concorso nazionale, fu borsi­sta a Milano del ministero dell’Agricoltura e delle Foreste presso la Stazione sperimentale di zootecnia del Regio istituto superiore agrario; dal 1933 fu an­che assistente sperimentatore, nel 1937 libero do­cente in ezoognosia e zootecnia, e si abilitò alla pro­fessione.

Nel 1938-1939 e nel 1939-1940 fu profes­sore incaricato di Zootecnia speciale nella facoltà di agraria e di medicina veterinaria di Milano, nel 1940 assistente incaricato presso l’Istituto di ezoognosia e poi di zoognostica e zootecnia generale e speciale di Torino, nel 1943 professore incaricato di Zootecnia e di zoognostica. Negli anni giovanili fu iscritto al fascio giovanile di combattimento di Temi e vi rico­prì le cariche di comandante di centuria e, per breve, di comandante; fu anche direttore provinciale del dopolavoro rurale. Nel 1932 si iscrisse al pnf. Nel 1931 prestò servizio militare come allievo ufficiale, ma venne allontanato dal corso e ridotto a soldato semplice perché in una perquisizione a casa del pa­dre, la polizia trovò una sua lettera che si conclude­va con la frase; «Mi conosci. Sai quanto io sia mili­tarista!». Ciò nonostante, in base alle leggi dell’epoca, perché laureato e docente universitario, con­seguì d’ufficio i gradi di ufficiale e nel 1943 venne richiamato come capitano. Nella sua attività scienti­fica, produsse una trentina di pubblicazioni su rivi­ste specialistiche con studi sul latte di pecora e vac­cino, sull’alimentazione, sulla conservazione di ce­reali e altri formaggi.

A Torino si sposò ed ebbe una figlia. Camuffato, come molti, nell’ambiente intel­lettuale torinese, dietro l’adesione al regime, man­tenne una clandestina attività politica soprattutto nell’ambito professionale e universitario. Nella prima­vera del 1943 aderì al Partito d’Azione. Dopo l’8 sett. 1943 si dedicò pienamente, con il nome di Co­mandante Verdi, a organizzare l’attività militare e politica della Resistenza tra Torino e provincia. In particolare fu deciso sostenitore della sottoposizio­ne dell’attività militare delle formazioni all’orienta­mento politico del CLN in vista degli obiettivi finali. Fece parte, per il Partito d’Azione, del comitato mi­litare del CLN piemontese e fu comandante delle for­mazioni Giustizia e Libertà, incarico nel quale gli successero Duccio Galimberti e Dante Livio Bianco. Il 31 marzo 1944, con gli altri membri del comitato militare, cadde nelle mani della polizia. Processato dal Tribunale speciale di Torino, fu fucilato al poli­gono di tiro del Martinetto.

BIBL. – Marchesini Gobetti 1956, p. 60; Penati 1970; Del Bello 1994.

[Scheda di Gabriella Spigarelli –  Fgb]