Brancaccio, Stefano – Cardinale (Napoli, 18 gen. 1619 – Viterbo, 8 set. 1682).
Figlio di Carlo e di Mariana de Pisa y Osorio, si trasferì a Roma in giovane età presso lo zio Francesco Maria, addottorandosi nel 1640 in utroque iure. Abbracciata la carriera ecclesiastica, fu referendario delle due Segnature (1642-1643) e governatore di Cesena, Spoleto, Perugia, Camerino e Iesi; al periodo in cui ricoprì questa carica risale il Bando sopra li sindaci, e massari, Stefano abbate Brancaccio governatore generale (Perugia, nella stampa camerale, & episcopale, per i Bartoli, & Angelo Laurenzi, 1659).
Sotto il pontificato di Alessandro VII fu nominato arcivescovo di Adrianopoli (5 maggio 1660), quindi nunzio a Firenze (6 giugno 1660); in questa città risiedette sino al 1666, anno del suo trasferimento a Venezia. Si adoperò a favore dello zio nel conclave del 1669, ma i suoi sforzi furono vani. Ottenne vari incarichi negli uffici della Curia romana, dove rivestì la carica di consultore nella Consulta e di segretario della Congregazione del Concilio. Il 2 giugno 1670 fu eletto al vescovato di Viterbo e Tuscania a seguito delle dimissioni dello zio; il suo possesso fu celebrato con l’emanazione di una Epistola pastoralis edita in quello stesso anno a Viterbo. Durante la sua amministrazione dotò di alcune rendite il duomo della città e nel 1681 intraprese importanti interventi di restauro, che comportarono la copertura del tetto a capriata e la realizzazione di affreschi (Martirio di S. Lorenzo) a opera del viterbese Urbano Romanelli, figlio del più famoso Giovan Francesco; nel 1677 consacrò l’altare maggiore della chiesa della Pace. Il B. ottenne il titolo cardinalizio di S. Maria della Pace il 22 sett. 1681 e l’anno seguente morì a Viterbo.
BIBL.- Pastor, XVI, p. 303; HC, IV, p. 68, V, pp. 11, 417; Signorelli, III/1, pp. 108-109; Stefano Lutz in DBI, 13, pp. 799-800; De Maio et al. 1982.
[Scheda di Simona Sperindei – Ibimus]