Cencelli Perti, Giuseppe – Senatore (Fabrica di Roma, 16 set. 1819 – Roma, 22 mar. 1899).
Figlio del conte Carlo (1790-1856) e della nobile Anna Leali di Ronciglione (1783-1827), la sua famiglia è attestata a Fabrica di Roma dalla metà del XV secolo. Dopo la laurea in giurisprudenza e l’inizio della professione forense, nel 1848 partecipò alla Prima guerra d’Indipendenza. Arruolatosi nella Cavalleria Civica con il grado di sottotenente, nel giugno del 1848, oltrepassato il Po, prese parte alla battaglia di Treviso e successivamente a quella di Vicenza come aiutante di campo dello scrittore e pittore Massimo d’Azeglio. Nel 1849 si unì a Garibaldi nella difesa della Repubblica Romana, nonostante l’invito scritto del cardinale Gizi di schierarsi in favore di Papa Pio IX. Il 10 luglio dello stesso anno, caduta la Repubblica Romana e ristabilita l’autorità pontificia, fu confinato nel paese natale.
Nel 1858 sposò la nobile viterbese Albina Polidori. In quegli anni continuò ad esercitare la professione legale e si occupò attivamente del patrimonio famigliare, bonificò la tenuta delle Pantane, e successivamente ampliò la proprietà con l’acquisto di terre in seguito all’estensione al Lazio (legge 19 giugno 1873) delle norme sulla liquidazione dei beni dell’Asse ecclesiastico.
Con l’Unità d’Italia fu eletto Deputato nel Collegio di Viterbo e si schierò nelle file della Sinistra Costituzionale. Fu nuovamente rieletto Deputato nella XII e XIII Legislatura. In qualità di deputato del Regno prese delle posizioni economico-liberiste attente alla promozione autonomistica degli enti locali. Nel 1872 si oppose alla legge forestale, che riteneva troppo vincolante per il Lazio e al declassamento delle province laziali ricondotte sotto l’unica provincia di Roma. A questi problemi locali e soprattutto all’urgenza di una rete ferrovia nel viterbese interessò il Consiglio provinciale romano (la provincia di Roma comprendeva appunto il viterbese e tutto il territorio del Lazio attuale) di cui fece parte ininterrottamente dal 1870 al 1889. Fu eletto presidente del Consiglio provinciale dal 9 dicembre 1873 al 7 agosto 1881. Con l’avvento della Sinistra al potere richiamò sulla Tuscia l’attenzione dei nuovi governanti, in particolare del ministro dei Lavori Pubblici G. Zanardelli, che fu da lui invitato a Viterbo che visitò al principio del 1877. Il 16 marzo 1879 fu nominato Senatore ed ebbe poi la carica di Segretario alla Presidenza del Senato che esercitò a più riprese tra il 1886 e il 1896.
Rimase consigliere provinciale fino alla morte, avvenuta in Roma il 22 marzo1899. La salma fu portata a Fabrica, dove il successivo 26 marzo ebbe sepoltura.
A cura della stamperia parlamentare furono pubblicati suoi interventi, come era costume fare per tanti altri deputati e senatori. Fu membro della Commissione per la bonifica agraria dell’Agro romano; Vicepresidente della Società Generale dei viticoltori italiani, sezione Lazio; Commissario alla Cassa dei depositi e prestiti tra il 1881 e il 1896. FuCommendatore dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro e Commendatore dell’Ordine della corona d’Italia.
BIBL. – A. Balbiani, Felice Orsini: scene storiche delle cospirazioni italiane, Volume 1, Società Editrice Rossetti e Inversini, 1862.; A. Saffi, Ricordi e scritti di Aurelio Saffi, Volume 3, Tip. di G. Barbera, 1898; La Provincia capitale: storia di una istituzione e dei suoi presidenti,