Chiti, Gianfranco – Generale, Venerabile (Gignese, 6 mag. 1921-Roma, 20 nov. 2004)
Nato a Gignese nel Verbano il 6 maggio 1921 da Giovanni e da Giovanna Battigalli, visse i primi anni a Londra perché il padre era primo violino di quell’orchestra filarmonica. Tornato in Italia visse a Pesaro dove fece i suoi studi prima di trasferirsi alla Scuola militare di Roma (dal 1936 al 1939) e poi di frequentare la Regia Accademia di fanteria e cavalleria a Modena tra il novembre 1949 e il 29 aprile 1941. Successivamente fu per alcuni mesi a Viterbo in forza al 3° Reggimento Granatieri di Sardegna e poi partì per il fronte combattendo in Croazia e in Grecia fino all’aprile 1942 e poi in Russia fino al 12 maggio 1943 quando ritornò in patria. La caduta del Fascismo e l’Armistizio lo colsero a Roma dove, dopo l’8 settembre, il suo Battaglione si sciolse e, dal 15 dicembre 1943 egli fece parte della Quinta Compagnia Granatieri di Sardegna che aveva sede alla caserma di Castro Pretorio a Roma, entrando così a far parte dell’esercito della Repubblica sociale italiana. Dall’aprile 1944 fu trasferito al !° Reggimento Cacciatori delle Alpi che operava tra Emilia-Romagna e Piemonte. Alla fine della guerra fu internato nei Campi di Tombolo-Coltano e di Laterina, in Toscana, perché aveva aderito alla RSI.
Fu sottoposto a processo e giudicato idoneo a riprendere il servizio militare perché non si era compromesso con atti che uscissero dai suoi obblighi di soldato. Tra l’ottobre 1946 e il marzo 1948 fu a Campi Salentina dove ave va avuto l’opportunità di insegnare Matematica al Collegio-Convitto “San Giuseppe Calasanzio” di quella città. Nel marzo 1948 riprese il suo grado e il suo ruolo nell’esercito della Repubblica italiana.
Dal 1949 al 1954 fece parte del Comando Forze Armate Somalia che si era costituito a Napoli con il quale fu in quel territorio amministrato dall’Italia fino al 1954 quando rientrato in patria assunse ruoli direttivi nei Corsi di addestramento e di perfezionamento per militari somali con sede a Cesano di Roma.
Dopo quella data la sua carriera militare proseguì tra Civitavecchia, Roma, Viterbo dove fu anche Comandante della Scuola Allievi Sottufficiali. Nel maggio 1978 cessò dal servizio permanente. Nel 1986 fu collocato in riserva. Il 10 dicembre 1993 era stato promosso Generale di Divisione e nel maggio 1994 fu collocato in congedo assoluto.
A quella data però Gianfranco Chiti era diventato Cappuccino dopo la sua uscita dal servizio permanente e dal settembre 1982 era stato ordinato sacerdote. Dal suo Ordine ricevette il compito di restaurare e riaprire il Convento dei Cappuccini di Orvieto che fu intitolato a San Crispino da Viterbo.
Nel 2004, sulla strada che dal Convento veniva in Città, ebbe un incidente che lo costrinse prima al ricovero all’Ospedale di Orvieto e poi in quello del Celio a Roma dove morì il 20 novembre 2004.
La sua volontà di farsi religioso si era manifestata in giovinezza e l’aveva resa pubblica in una lettera scritta al Superiore dei Cappuccini del Lazio nel 1969 dove diceva: “Nell’accoglimento della mia richiesta [di essere ammesso all’Ordine] vedrei il realizzarsi di un desiderio alimentato sempre nel mio cuore, sin dalla mia giovinezza”.
L’8 maggio 2015 è stato aperto il Processo diocesano in vista di una possibile beatificazione e canonizzazione che si è concluso il 30 marzo 2019: la relativa Positio è stata stampata nel novembre 2021. Il 24 gennaio 2024 papa Francesco aveva dichiarato Gianfranco Chiti “Venerabile Servo di Dio” con la motivazione: “Sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini; ricercò costantemente la volontà di Dio, unito all’impegno di coerenza evangelica. Uomo di grande fede, coltivò una profonda devozione mariana ed eucaristica. Ovunque andava come militare faceva collocare una statua o un quadro della Madonna e destinava luoghi appositi per la recita del rosario”.
Il suo corpo, già sepolto a Pesaro, è stato trasferito ad Orvieto e ora è sepolto in quella casa intitolata a San Crispino che egli aveva restaurato con l’aiuto dei suoi granatieri. La città di Orvieto ha intitolato a Gianfranco Chiti un giardino, in prossimità della caserma “Piave”..
Bibl.: R. Cordovani, Gianfranco Chiti, Lettere dalla prigionia (1945) , Milano, Ares, 2019; R. Cordovani, Gianfranco Chiti. Il tempo dell’attesa (1945-1948) , Perugia, Edizioni francescane italiane, 2022; A. Haddad, La divisa e il Saio. Gianfranco Maria Chiti (1921-2004) , Milano, Ares, 2024; https://www.causesanti.va/it/venerabili/gianfranco-maria-chiti.html (marzo 2025)
[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]