Ciochetti, Giuseppe – Avvocato, Tipografo (Viterbo, 1707 – Ivi, 9 giugno 1777)
Figlio di Paolo e di Francesca Rosa Serpieri, si era laureato in diritto ed aveva esercitato la professione con vicende alterne. Nel 1739 era stato condotto in prigione con l’accusa di stupro nei confronti di una minorenne ma l’anno successivo fu assolto. Nel 1743 aveva sposato Maddalena Rosa Bovani e da quel matrimonio nacquero ben 14 figli dei quali solo sei raggiunsero la maggiore età. Intorno al 1745, anziani sia Lucrezia (la vedova di Giulio De’ Giulij che aveva proseguito l’attività del marito) sia Lorenzo Lari che l’aveva affiancata, Giuseppe era subentrato nella conduzione dell’officina De’ Giulij e la dirigerà nella fase più buia della sua storia. Pur essendo l’unica stamperia a Viterbo ed avendo conservato la ragione sociale di “Erede o Eredi de’Giulij”, i libri e le stampe prodotti annualmente diminuiscono: l’officina è di fatto in mano a due operai e Giuseppe si occupa più della sua professione di avvocato che di quella di stampatore. Nel 1748 ha l’appalto della produzione del “pan venale” ma ne viene fuori con un ingente passivo. La concorrenza di Domenico Poggiarelli che prima aveva operato a Ronciglione e dal 1748 era divenuto stampatore ufficiale del Comune di Viterbo e della Stamperia del Seminario di Montefiascone si era fatta sempre più agguerrita; il Comune si rivolgeva ormai anche ad altri librai come Domenico Antonio Zenti che è “libraro al Suffragio” e diversi autori si rivolgono agli stampatori di Roma. La situazione finanziaria precipita nel 1769 quando sia la moglie che la sorella che avevano prestato somme all’avvocato, chiedono la restituzione di quanto elargito. Nel 1774 rischia l’arresto per i debiti contratti. Nel 1777 egli muore ed è sepolto nella collegiata di S. Angelo in Spatha. La stamperia viene rilevata ancora per qualche anno dai figli ma Benedetto muore nel 1784 e Luigi e Onofrio non si interesseranno più di quella attività. L’ultima opera pubblicata dall’officina che era stata di Giulio De’ Giulij è del 1788 e negli anni successivi ciò che rimaneva di quell’impianto fu rilevato da uno degli operai che avevano continuato ad operare in quell’officina. Alla metà dell’Ottocento il nome della famiglia fu normalizzato in Ciocchetti. Il palazzo in Piazza del Comune dove abitavano i Ciochetti (sopra la stamperia, locali questi ultimi che erano di proprietà della famiglia Bussi) rimase di loro proprietà sino alla Seconda guerra mondiale.
Un elenco pressoché esaustivo delle edizioni della gestione Ciochetti si ricava dallo studio di Attilio Carosi sulla stampa a Viterbo nel Settecento
BIBL. – A. Carosi, Annali della tipografia viterbese. Il Settecento, Viterbo, 1977, pp. 4-14 e passim.
[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]