Crispi, Tiberio – Cardinale (Tarquinia, 1497 – Sutri, 6 ott. 1566).
Di nobile famiglia romana, figlio di Vincenzo e Silvia Ruffini e familiare di Paolo III Farnese, compì gli studi a Roma, quindi prese gli ordini ed entrò nella Curia, manifestando parallelamente una forte inclinazione per le lettere e le arti. Nel 1540 gli venne affidato il governo di Perugia, in cui aveva sedato una rivolta contro il dominio pontificio causata dall’aumento del prezzo del sale; nella città commissionò la costruzione della fortezza Paolina, progettata da Antonio da Sangallo e ultimata dall’architetto perugino Galeazzo Alessi, e creò un cenacolo di artisti e letterati. Richiamato a Roma dal papa nel 1542, fu nominato castellano di Castel S. Angelo, dove fece realizzare importanti e onerosi interventi di ristrutturazione e sovrintese ai lavori di fortificazione dell’argine destro del Tevere.
Creato vescovo di Sessa Aurunca il 6 luglio 1543 e cardinale con il titolo di S. Agata il 19 dic. 1544, il B. continuò a risiedere in Castel S. Angelo fino all’aprile del 1545, quando fece ritorno a Perugia in qualità di legato e qui operò nuovi interventi architettonici, tra cui il restauro del palazzo dei Priori, dove fissò la sua residenza; due altri palazzi, a Orvieto e a Bolsena, fece edificare ex novo rispettivamente dal Sangallo e da Simone Mosca. Pur essendo stato nominato vescovo di Amalfi il 1° apr. del 1547 (diocesi cui rinunciò nel 1561), il B. soggiornò in Umbria fino al set. del 1548, quando venne nuovamente convocato a Roma per presiedere ad altri interventi di ampliamento delle strutture difensive della città leonina. Il 19 gen. 1565 fu eletto al vescovato di Sutri; nel 1566 ratificò la donazione della chiesa di S. Sebastiano a Ronciglione ai Conventuali fatta dal duca Ottavio Farnese nel 1561. Morì a Sutri e venne tumulato nella cattedrale.
BIBL. – Sperandio 1790, p. 244; Bondi 1836, p. 182; Moroni, XVIII, p. 194; LXXI, p. 119; Gams, p. 709; Nispi Landi 1887, p. 319; HC, III, pp. 29, 306; Luisa Bertoni in DBI, 30, pp. 801-803; Chiricozzi 1990, pp. 118, 213.
[Scheda di Simona Sperindei – Ibimus]