Della Tuccia Nicola – Mercante, storico (Viterbo, 1° nov. 1400 – ivi, 1473/1474).

Figlio di Nicola di Bartolomeo, appartenne a una famiglia dedita alla mercatura, attività che anch’egli esercitò con successo. Molto presente nelle vicende che riguardavano la vita politica della sua città, a vent’anni fece parte della milizia cittadina che tra il 1420 e il 1421 rese alla Chiesa i territori di Soriano e Tuscania. Ricoprì numerosi incarichi a Viterbo: fu per cinque volte priore (nel 1452, 1454, 1456, 1458, 1467); a più riprese fu deputato al restauro delle mura e delle torri, e nel 1459 sovraintese alla costruzione del nuovo palazzo comunale.

Spesso si recò a Roma come legato del Comune di Viterbo. Fu autore delle Cronache di Viterbo e di altre città (edite nel 1872 da Ignazio Ciampi), da lui stesso divise in due parti; nella prima vengono narrate le vicende di Viterbo dalle origini al 1476 (la narrazione dal 1473 al 1476 è stata aggiunta in seguito da autore anonimo), mentre nella seconda sono esposti eventi generali dell’Italia e del mondo.

Il suo ritratto compariva in un dipinto realizzato nel 1458 per commissione del Comune e nel quale erano raffigurati i principali funzionari pubblici dell’epoca, sotto il manto protettivo della Madonna. Quest’opera è andata distrutta. Ma nel 1469 Nardo Mazzatosta, che fece realizzare una cappella in Santa Maria della Verità con uno Sposalizio della Vergine tra le pitture che la abbelliscono, permise che il pittore Lorenzo figlio di Pietro Paolo da Viterbo, inserisse nel dipinto anche l’immagine del Della Tuccia che lo stesso storico descrisse identificandosi.

Le sue Cronache sono costruite come si usava allora, cioè attingendo a piene mani dagli scrittori suoi precursori. Egli usò sia Goffredo da Viterbo (l’autore del Pantheon)  che Lancillotto ed altri scrittori dei quali non fa il nome, oltre a quello che la sua non comune memoria gli aveva consentito di ricostruire. E’ probabile che una serie di lacune che caratterizzano l’opera siano dovute a censure che i copisti introdussero via via nel tempo, soprattutto per coprire episodi e figure meno esemplari per la storia della Chiesa. L’opera del D.T.  è stata utilizzata in parte nei secoli successivi (dal Bussi in particolare) ma è rimasta sconosciuta ai più fino all’intervento operato da F. Orioli nel 1852 quando pubblicò la seconda parte delle Cronache che riguarda le vicende italiane e poi all’edizione definitiva del Ciampi del 1872.

BIBL. – Ciampi 1872, pp. VII-XVI; Paolo Viti in DBI, 37, pp. 712-714; Repertorium Fontium Historiae, VIII, pp. 182-183; Miglio 1984; Letteratura italiana 1991, II, pp. 1257-1258; Lombardi 1992, pp. 7, 13-14, 17, 19, 21, 23-28, 30-31, 49, 115-117, 119-126, 128-138; Lombardi 2003a, pp. 208-210.

[Scheda di Antonella Mazzon – Isime; integrazione di Luciano Osbat – Cersal]