Del Drago – Famiglia (Roma, secc. XV-XX)

Famiglia nobile romana, di origini borghesi (aromatarii oriundi da Viterbo), stabilita a Roma nel sec. XV, con feudi e possessi patrimoniali nel Lazio a partire dal 1519. A Roma i D. ebbero palazzo nel rione Ponte (via dei Coronari, 41-44), un altro palazzetto lungo la stessa via (nn. 144-147) e altre case in Trastevere; nell’Ottocento ereditarono dalla regina Maria Cristina di Spagna il grande palazzo già Albani alle Quattro Fontane, tuttora di loro proprietà. A partire dallo stabilimento in Roma, capostipite della famiglia sembra l’aromatarius Battista, che nel 1475 fu ascritto come confratello alla Compagnia del Salvatore; all’epoca era già detto nobilis vir e abitava nel rione Trevi. Con lui fu ascritto il figlio Antonio, che essendo divenuto scrittore apostolico (1498), ufficio al tempo di gran rilievo nella Curia, procurò la fortuna dei D.; dal cardinal Alessandro Farnese (futuro papa Paolo III) acquistò l’importante tenuta di San Vittorino, a sud di Tivoli (atti not. Pacifico Nardi del 2 apr. 1519).

Alla metà del Cinquecento Paolo (forse identificabile con il Paulus Dracus che nel 1561 fu rettore dell’Università della Sapienza) acquistò da Bernardino Caffarelli e da altri aventi diritto il feudo di Riofreddo (1554), al basso prezzo di 3.500 scudi; il feudo rimase sempre alla famiglia, che nel 1581 ratificò il già esistente Statuto civico, poi rinnovato nel 1628. Ormai membri riconosciuti della nobiltà romana, i D. furono ammessi a cariche civiche: nel 1584 Giovanni Pietro fu conservatore del Comune; qualche anno prima aveva preso in affitto la tenuta dei Prati Fiscali, di proprietà di Tiberio Alberini (1573); nel 1596 acquistò il feudo di Vivaro, vicino a Riofreddo, ma l’acquisto fu fatto in realtà per conto del banchiere Tiberio Cevoli. Probabilmente era suo figlio Antonio (m. 1636), che fu cavaliere dell’Ordine di S. Giacomo e che fece parlare di sé le cronache quando «per contrasto di dame» uccise sul Corso, durante il carnevale, il cavalier Anselmi, gentiluomo anconitano al servizio del cardinal Altemps ( 1584). Il crimine non frenò la sua ascesa sociale: da Gregorio XV il suo feudo di Riofreddo fu eretto in marchesato per lui e per i suoi discendenti (21 ott. 1622). Il tenore di vita dei D. divenne sempre più oneroso e Antonio fu costretto a vendere la tenuta di San Vittorino al cardinal Francesco Barberini, nipote del regnante papa Urbano VIII (14 luglio 1631). Come marchese di Riofreddo gli successe il figlio Giovanni Pietro, il quale ebbe cura di far inserire il proprio nome nell’Albo della nobiltà romana compilato dai conservatori del Comune nel 1653; nel 1656 prese parte alla Giostra dei Caroselli, gran torneo allestito dai Barberini in onore di Cristina di Svezia; nel 1671 sposò Ortensia Biscia (1648-1717), erede dei titoli e beni della propria famiglia; così alla morte di Ortensia i D. aggiunsero al titolo di marchesi di Riofreddo quello di marchesi di Mazzano (oggi Mazzano Romano) e al proprio patrimonio le tenute di Sant’Agnese, Castel Diruto e Ronciglianello presso Nepi.

Tuttavia erano sempre nobili di livello inferiore, talvolta impiegati come maestri di camera di principi o di ambasciatori. Perciò fu per loro importante essere inclusi (con Paolo Antonio, due volte conservatore del Comune) nella rigorosa bol­la Urbem Romam di Benedetto XIV sulla nobiltà romana ( 1746); mezzo secolo dopo furono inclusi nell’elenco ufficiale dei patrizi coscritti. Intanto, per le nozze della figlia del marchese Filippo Gentili con un D., ebbero nella seconda metà del Settecento anche i titoli e beni dei Gentili, comprendenti il marchesato di Antuni (oggi rovine presso Castel di Tora) e la contea di Ascrea. Nel 1778, sempre per via di matrimonio, un ramo dei D. ottenne i beni dell’estinta casata romana dei Casali, della quale assunse il nome e l’arme; questo ramo ebbe il marchesato di Riofreddo (poi passato ai Pelagallo), mentre quello che conservò il cognome D. si fregiò del titolo di principi di Mazzano (rimasta in loro possesso fino alla riforma agraria dell’Ente Maremma nel Novecento) e di Antuni (1832).

Nel corso del XVII e XVIII secolo i D. ebbero rapporti spesso conflittuali con la Comunità di Riofreddo, dove spesso i loro fondi e lo stesso palazzo baronale furono dati in affitto; principale motivo di controversia furono i diritti di vendita del pane e quelli sul macello e su altri generi alimentari; più volte si giunse a liti di fronte alle autorità pontificie; la lite più lunga, scoppiata nella seconda metà del Settecento, si risolse a favore dei D. all’inizio del secolo seguente. In seguito un ramo dei D. si imparentò con un ramo della famiglia Balestra, che assunse il doppio cognome Balestra Del Drago; avevano estese terre ad Anagni, dove nel 1944 ci furono violenti moti contadini. Il ramo principale Del Drago, che nel sec. XX acquistò il palazzo già Cozza Spada a Bolsena e l’isola Bisentina nel vicino lago, ha conservato nome ed arme ed è tuttora fiorente; per le nozze di Filippo (1899-1981) con Giacinta Martini Marescotti il figlio Ferdinando Filippo ha assunto il cognome Del Drago Marescotti.

Il palazzo di Bolsena era nato  dall’iniziativa del cardinale Tiberio Crispo (1498-1566), figlio di Giovanni Battista Crispo e Silvia Ruffini, poi madre di Costanza, Pier Luigi , Paolo e Ranuccio Farnese, avuti da Alessandro Farnese poi papa Paolo III. Palazzo Del Drago fu realizzato fra il 1533 e il 1561 su progetto degli architetti Simone Mosca e Raffaello da Montelupo, e decorato da pittori manieristi di scuola romana, i cui affreschi monocromi nella bellissima Sala dei Giudizi sono ispirati a Pellegrino Tibaldi e Perin del Vaga. Negli anni successivi alla morte del Crispo, il Palazzo divenne proprietà di varie famiglie tra cui  Spada, Cozza, Caposavi e, da ultimo,  Del Drago.

L’Isola Bisentina, dalla metà del XV secolo gestita dai Frati Minori Osservanti, era entrata a far parte del Ducato di Castro per volontà di Paolo III e i Farnese procedono a costruivi prima degli oratori e poi la chiesa dei SS. Giacomo e Cristoforo. Dopo i minori Osservanti dalla fine del XVI secolo subentrano sull’Isola i Cappuccini e poi, dall’inizio del XVIII secolo i Vescovi di Montefiascone. Dopo la caduta del Ducato di Castro l’Isola, ritornata nella proprietà della Camera Apostolica, subisce mutamenti continui di affittuari ed enfiteuri fino alla fine del XIX secolo quando, dopo l’Unità, diviene proprietà di singoli privati. Nel 1912 l’ultimo di questi vende l’Isola a Beatrice Spada Veralli Potenziani e per questa via, giunge a Giovanni Del Drago cui subentra Maria Angelica Del Drago. Nel 2017 l’Isola è stata acquistata dalla Fondazione Rovati che è nata nel 2016 con patrimonio che proviene dal settore dell’industria farmaceutica italiana.

Arme: d’azzurro al drago d’oro posato su un terreno di verde. Forse quest’arme, che appare anche senza il terreno di verde, deriva dall’insegna della bottega di profumeria, attività originaria dei D.

BIBL. e FINTI –  ASR, Fondo Del Drago.  Amayden, I, pp. 376-378; Silvestrelli, pp. 275-278, 280, 285, 515; Clementi 1938-39, I, p. 320; Tomassetti, VI, p. 189; Rendina 2004, pp. 314-315; www.gabo.it/riofreddo.

[Scheda di Saverio Franchi – Ibimus; integrazione di Luciano Osbat-Cersal