Eutizio – Santo, martire (Ferento, sec. IV d. C.).
La più antica e unica certa menzione di E. si trova in Gregorio Magno (Dial., I, 9; III, 38), che racconta che il vescovo di Ferento, Redento, durante una visita pastorale alla diocesi “pervenit ad ecclesiam beati martyris Eutychii” e volle trascorrere la notte presso la tomba del martire.
Secondo un racconto agiografico, E. era un presbitero di Ferento; tornato da Falerii (Civita Castellana) dopo la celebrazione di una messa in onore dei martiri Gratiliano e Felicissima, fu arrestato dai soldati del tribuno Massimo. Dioniso, a quel tempo vescovo del luogo, tentò disperatamente di liberarlo, ma non vi riuscì. E. mori per decapitazione al termine di atroci supplizi, il 15 maggio; è impossibile precisare in che anno sia morto, ma con molta probabilità dovette morire durante la persecuzione di Diocleziano (304 d. C.). Lo stesso vescovo Dionisio, come narrano le più diffuse ricostruzioni, provvide a dare sepoltura al corpo di E. vicino alla necropoli sulla Via Ferentina e in quel luogo cominciarono ad avvenire eventi straordinari e ben presto la tomba – sulla quale fu costruita una basilica – divenne meta di pellegrinaggi da tutto il territorio. Ma accanto alla cripta del santo e nei nuovi cubicoli realizzati per lo scopo, altri corpi di martiri e di cristiani furono sepolti al punto che quell’area fu considerata un cimitero di martiri cristiani dove i fedeli si radunavano per pregare.
Questo primitivo cimitero fu probabilmente sconvolto e in gran parte distrutto durante le devastazioni operate dai Longobardi tra VI e VII secolo. Dopo la fine dei vescovi di Ferento e dopo la distruzione di quella Città furono prima i vescovi di Tuscania (e di Viterbo) e poi quelli di Orte ad occuparsi della venerazione al santo e della custodia del santuario: si racconta che le gesta di E. erano state raccolte in una passio un tempo conservato nell’Archivio della cattedrale di Viterbo, ora scomparso (Signorelli, I, p. 26, nota). E nel 1676, durante lavori compiuti nella chiesa di S. Maria Nuova a Viterbo fu ritrovata una lapide che rivelava che in quel luogo erano state sepolte reliquie dei corpi del vescovo Dionisio e di E. (probabilmente trasferite in Città dopo la distruzione di Ferento nel XII secolo). Le reliquie furono poi raccolte in un’urna che rimase alla venerazione dei fedeli che le festeggiavano in particolare alla data del 30 ottobre di ogni anno.
Dopo la metà del XIII secolo il santuario probabilmente fu retto dai Benedettini, già presenti nel territorio di Orte e Soriano: essi lo avevano lasciato comunque prima della metà del XV secolo quando parte della chiesa crollò e si perse traccia e memoria persino del sepolcro di s. Eutizio. Per ordine di Alessandro VI e per intervento del vescovo di Orte Enrico Bruno, nel 1496 nuovamente identificato il sepolcro di E., dichiarate autentiche le reliquie ritrovate nell’occasione e il santuario fu completamente ricostruito. A ricordo dell’evento fu posta una lapide che ufficializzava la presenza delle reliquie di E.
Questo edificio di fine XV secolo, che aveva tre navate con volta a tettoia sostenuta da due ordini di pilastri irregolari, ebbe un completo rifacimento intorno al 1740 per iniziativa dei principi Albani, allora signori di Soriano, che trasformarono l’edificio nella forma che oggi si vede. Della primitiva chiesa restano (incorporati nella nuova costruzione) alcuni pilastri, tratti murari e un affresco di piccoli dimensioni.
Nel 1614 una Confraternita in onore di s. Eutizio (sorta agli inizi del XVI secolo) ebbe riconoscimento ufficiale e come finalità la diffusione della venerazione del Santo e la custodia del santuario. Accanto alla confraternita, a partire dal 1741, per volere di papa Benedetto XIV, il santuario ebbe le cure dei padri Passionisti che vi si stabilirono definitivamente dal 1744 con una cerimonia alla quale prese parte san Paolo della Croce che per primo aveva voluto il trasferimento in quel luogo di una comunità di confratelli. Da allora i Passionisti sono rimasti in quel luogo e hanno costruito un complesso di edifici che si è sviluppato accanto al santuario.
Il culto di E. si è molto diffuso nell’Alto Lazio: i comuni di Soriano e Carbognano lo hanno eletto loro patrono e ne hanno riprodotto l’immagine nello stemma municipale. Una chiesa dedicata a S. Eutizio era stata eretta sulla Via Flaminia nei pressi di Rignano Flaminio ma nel XVII secolo non vi erano rimaste che rovine. Nel folklore locale è nota la cosiddetta “manna di sant’E.”, di cui si fa già menzione nell’appendice alla passio: si tratterebbe di un liquido biancastro in grado di operare guarigioni miracolose.
BIBL. – Greg. Dial., I, 9, III, 38; Lanzoni 1927, pp. 533-534; Agostino Amore in Bibliotheca Sanctorum, V, coll. 339-340; Longo 2000, pp. 101-126; Splendiano Andrea Pennazzi, Vita del glorioso s. Eutizio sacerdote e martire Il di cui santo corpo riposa nel Territorio di Soriano, In Montefiascone, 1721; Germano di S. Stanislao, S. Eutizio di Ferento e il suo santuario posto nel territorio di Soriano. Memorie storiche, Roma, 1883; Germano di S. Stanislao, Memorie archeologiche e critiche sopra gli atti e il cimitero di S. Eutizio di Ferento, Roma, 1886; P. Fortunato Passionista, S. Eutizio e i martiri della Tuscia, Soriano nel Cimino 1959; V. D’Arcangeli, Soriano nel Cimino nella storia e nell’arte, Soriano nel Cimino 2014, pp. 125-138