Fortunati (Fortunato) Dedalo – Letterato (Soriano nel Cimino,  secc. XVI-XVII).

Nato verso il 1590 o poco prima, fu medico chirurgo a Soriano, Viterbo e altri luoghi del Patrimonio, sotto la protezione dei duchi Altemps, signori di Soriano. Era amico del pittore e letterato Giacomo Cordelli di Viterbo, per un’opera del quale (la commedia pastorale Le ninfe crudeli) scrisse nel 1622 un sonetto encomiastico. Su un antico martire sotto Diocleziano, sant’Eutizio di Ferento, legato a Soriano perché sepolto nelle vicinanze, sulla strada per Vignanello, F. scrisse un poemetto in ottava rima (Historia della vita, martirio, e morte di S.to Eutitio della città di Feranti, sepolto in Soriano, Viterbo, appresso Bernardino Diotallevi, 1631), dedicandolo al nobile di Nepi Rodolfo Organtini. Questa rara edizione originale, sul frontespizio della quale l’autore si qualifica di «illustre e molto eccellente» (cioè di famiglia non plebea e di riconosciuto grado sociale in virtù della sua attività medica), restò ignota agli studiosi locali fino ad anni recenti.

Oggi una copia è conservata nella Biblioteca Comunale di Soriano. In precedenza ci si riferiva alla seconda edizione, corretta e aumentata da F., di quattro anni successiva (Cronologia di s. Eutitio ferentano, Viterbo, per il Diotallevi, 1635), con nuova dedica all’ex governatore di Soriano Pietro Malvetano di Stroncone e versi encomiastici del francescano Bernardino Turamini, del medico Angelino Angelini e di Tomasso Fabrizi da Viterbo. Nel 1920 il sacerdote Eutizio Peretti, storico di Soriano, rinvenne il manoscritto originale dell’opera nell’Archivio Comunale di Orte e lo pubblicò (S. Eutizio di Ferento in un poemetto del 1600 del dott. Dedalo Fortunati, Roma, tip. Cecchini, 1928). L’interesse di quest’opera sta nel complesso di tradizioni che riassume: a Ferento molti altri cristiani furono martirizzati al tempo di Eutizio (F. giunge a parlare di 17.000 martiri), la città fu data alle fiamme, i superstiti fuggirono nella Valnerina e fondarono Ferentillo, la tomba di Eutizio si trova presso Soriano «nella selva del Grosso», con notevoli resti di antiche catacombe, durante la celebrazione di messe solenni la pietra ove il Santo pregava «scaturisce manna» e stilla gocce d’acqua «buona per ogni infermità». Prima del 1633 F. scrisse la commedia “Gl’infelici contenti”, che fu rappresentata nel castello di Gallese il 25 maggio 1635 alla presenza del duca Pietro Altemps, del duca di Ceri Francesco Maria Cesi e delle rispettive consorti. Quattro anni dopo la commedia fu pubblicata (Orvieto, per Rinaldo Ruuli, 1639) con dedica dell’autore al cavalier Marzio Orsini di Bomarzo e versi encomiastici di Francesco Vittori e Claudio Ercolani.

F. morì a Soriano nel febbraio 1643. L’amico Cordelli si ricordò di lui raffigurandolo nel personaggio di Sigismondo Sigismondi genovese, detto «Dedalo medico», della sua commedia Lo Schiavo fortunato (1657). Oltre alle citate opere, scrisse altre tragedie e sacre rappresentazioni, citate dall’Allacci: Nabucodonosor re di Babilonia, I tre fanciulli ebrei, Santa Cristina, San Vittore.

BIBL – Allacci 1633, p. 257; Franchi 1988, pp. 185, 234-235, 321; Carosi 1990, pp. 46, 48, 62-64.

[Scheda di Saverio Franchi-Ibimus]