Frey, Penelope (poi Maria Benedetta Giuseppa) – Venerabile (Roma, 6 marzo 1836 – Viterbo, 10 maggio 1913).
Era figlia di Luigi e di Maria (Margherita) Giannotti. Fin da piccola rivelò una predisposizione per la musica che, con l’aiuto della madre e della nonna, coltivò per molti anni. Quando aveva quattro anni le si aprì una fistola in una gamba che la costrinse ad usare le stampelle per molti anni: la guarigione avvenne mentre era nella scuola delle Maestre Pie Filippini e fu un evento salutato come miracoloso. Dagli 11 ai 17 anni visse in un educandato che le consentì non solo di sviluppare la sua vita spirituale ma anche di diventare esperta in ogni genere di lavoro femminile, specializzandosi nella confezione di fiori artificiali. Studiò composizione in Conservatorio e, a venti anni, ritornò a vivere in famiglia (il padre nel frattempo era morto e la madre si era risposata con Carlo Ridolfi). Fu ferma nella decisione che aveva sviluppato di farsi monaca e nel 1856 entrò nel Monastero della Visitazione detto “della Duchessa” a Viterbo: data la condizione di povertà della famiglia fu chiesta una dispensa alla S. Sede per Penelope dal dover presentare la dote: la soluzione adottata fu che in cambio della dote Penelope avrebbe insegnato musica alle monache e alle educande. Il 21 luglio 1857 si compì la cerimonia della vestizione e Penelope prese il nome di suor Maria Benedetta Giuseppa e il 21 luglio 1858 celebrò solennemente la sua professione religiosa alla presenza del cardinale Pianetti, Vescovo di Viterbo.
Tre anni dopo, nel novembre 1861, suor Maria Benedetta fu colpita da un primo attacco di paralisi alla gamba sinistra che poi si estese al braccio sinistro e successivamente anche la spina dorsale fu interessata così che non poteva tenere il corpo eretto. Da quel momento iniziò il suo calvario che durerà sino alla morte: fu costretta a stare a letto e un sistema di bende e corde che sostenevano la fronte dell’inferma e le consentivano di tenere il capo sollevato. In questa posizione rimase per 52 anni e le sue condizioni, negli ultimi anni della sua vita, furono aggravate da un tumore intestinale. Ciò nonostante la sua fu una vita ricca di relazioni durante la quale ebbe modo di mettere a frutto i doni del consiglio, della consolazione e del discernimento dei quali fu dotata. La sua camera nel Monastero, per speciale concessione dell’autorità ecclesiastica, venne sistemata in modo da non infrangere le leggi della clausura e così suor Maria Benedetta potè ricevere decine di persone che avendo avuto notizia della monaca malata dentro quel Monastero si rivolgevano a lei per consigli e per preghiere. Nella sua camera venivano amministrati battesimi, prime comunioni, cresime e ordinazioni sacerdotali e vi si celebrava la messa. E dove non arrivava la sua parola, giungevano le sue lettere che lei dettava e che ora costituiscono un prezioso archivio.
E’ morta il 10 maggio 1913 ed è stata sepolta dapprima nel Cimitero comunale di S. Lazzaro; nel 1927 la salma sarà trasportata nella cappella di Gesù Bambino della chiesa del Monastero. E’ stata proclamata Venerabile da papa Francesco il 30 settembre 2015.i
BIBL. e FONTI – Centro diocesano di documentazione per la storia e la cultura religiosa, Serie “Processi di canonizzazione”, Benedetta Frey, vol. 63-67. L. Grispigni, Cenni biografici di donna Maria Benedetta Frey Monaca Cistercense nel Monastero della Duchessa in Viterbo, Viterbo, 1913; F. Agostini, Croce lunga e provvidenza. La serva di Dio donna Maria Benedetta Frey Monaca professa dell’ordine cistercense (1836-1913), Viterbo, 1973; A. Grandori, Maria Benedetta Frey Monaca Cistercense, Grotte di Castro 1978 (seconda edizione); G. Scrimieri, Suor Maria Benedeytta Frey. Per 52 anni testimone della sofferenza per amore, Roma, 2013; Bibliotheca Sanctorum. Prima appendice, Roma 1987, coll. 515-516.