Gargari (Gargarij, Gargani) Teofilo – Cantore (Gallese, 1573/1576 – Roma, 27 lug. 1648).
Nulla si sa della sua infanzia e formazione. Il 10 luglio 1592 fu assunto come cantore contralto in S. Luigi dei Francesi a Roma; nel 1595 diventò «corista», incaricato di preparare i libri di musica per le cerimonie, con un salario di sette scudi al mese. Lasciò la cappella alla fine di gen. 1597; l’anno prima era stato attivo anche nell’Oratorio del SS. Crocifisso. Aspirò a un posto di contralto nella Cappella Pontificia nel 1599, senza ottenerlo; ma in seguito venne assunto per ordine di papa Clemente VIII (1° maggio 1601); G. si era probabilmente fatto notare durante il breve servizio svolto come organista in S. Lorenzo in Damaso, dove era titolare il cardinal Peretti Montalto e anche come organista aggiunto in S. Pietro per le feste del santo titolare dal 1599 al 1601. Nella Cappella Pontifìcia riscosse ben presto piena stima; fu puntatore nel 1609, e per due volte fu eletto maestro di cappella pro tempore (1620 e 1622). Più volte usufruì di licenze per poter svolgere altre attività musicali: il 20 apr. 1603, ottenuto il permesso dal cardinale Pietro Aldobrandini, si recò nella Villa Altemps; ivi rimase per un mese esibendosi come cantante; nel 1607 prese parte a un’accademia musicale presso il principe Borghese; nel 1614 andò a Tivoli, forse per cantare nel duomo o piuttosto per il cardinale Alessandro d’Este. A S. Pietro tornò più volte dal 1601 al 1629 nelle feste principali della basilica sia come cantore solista, sia come direttore di uno dei cori in cui erano ripartiti gli esecutori.
Pur applaudito da tanti signori, non si legò mai in particolare a nessuno di essi. Nel 1626, avendo compiuto 25 anni di servizio presso la Cappella Pontificia, maturò il diritto alla «giubilazione», chiudendo la sua carriera come camerlengo, incarico che ricoprì anche per l’ultimo trimestre del 1629 in sostituzione del defunto Nicolò Fanti. Fin dai primi anni del Seicento abitò in «via Paulina», cioè nell’attuale via del Babuino, in casa di proprietà, insieme con la sorella Sofinia. I funerali si tennero il 28 luglio 1648 nella piccola chiesa di Gesù e Maria al Corso, da poco costruita. Alla sua morte lasciò tutti i beni al Comune di Gallese, al fine di istituire un fondo speciale di oltre mille scudi per mantenere agli studi nel Collegio Romano quattro meritevoli giovani di Gallese.
Fu anche compositore: un suo mottetto a otto voci (Sancta Maria succurre) fu pubblicato nella raccolta di opere sacre di Salvatore Sacchi (Roma 1607), uno a due voci (Cantabo domino) fu edito nell’antologia Selectae cantiones curata da Fabio Costantini (Roma 1616), due madrigali a due voci comparvero nell’antologia Ghirlandetta amorosa, pure curata da Costantini (Orvieto 1621) e altri due nella successiva antologia di Costantini (L’Aurata Cintia armonica, Orvieto 1622). Fu lodato da Filippo Vitali, che nel 1620 lo citava fra i «padri del contrapunto», e da Paolo Agostini pochi anni dopo (1627); lo stesso Agostini nella propria Missa Ave Regina coelorum usò come soggetto quello di una omonima antifona di G.; come grande esperto di contrappunto lo citò anche Romano Micheli che gli sottopose il proprio Madrigale a sei in canone (Roma 1621); anche dopo la morte fu ricordato come «maestro di stile grave» da Antonio Maria Abbatini (1653).
BIBL. — Pitoni, p. 276; Celani 1907, p. 767; Alaleona 1945, p. 405; Kast 1963, pp. 45-46; Couchman 1986, p. 169; Lionnet 1986b; Rostirolla 2004b, pp. 457, 459, 460; Franchi 2006, pp. 46, 47, 233, 416, 417, 422, 423, 450, 563, 566.