Giovan Francesco D’Avanzarano – Fantastico, sec. XVI, Gesù Cristo benedicente tra s. Pietro e s. Paolo, affresco, cm 114.0 (H), Viterbo, chiesa di S. Marco ev., catino absidale.

L’Affresco decora il catino absidale della chiesa di S. Marco evangelista a Viterbo, opera di Giovan Francesco D’Avanzarano.

San Pietro, che chiama Marco «figlio mio», lo ebbe certamente con sè nei viaggi missionari in Oriente e a Roma, dove avrebbe scritto il Vangelo. Oltre alla familiarità con san Pietro, Marco può vantare una lunga comunità di vita con l’apostolo Paolo, che incontrò nel 44, quando Paolo e Barnaba portarono a Gerusalemme la colletta della comunità di Antiochia. Al ritorno, Barnaba portò con sè il giovane nipote Marco, che più tardi si troverà al fianco di san Paolo a Roma.

Italo Faldi scrive: “nelle figure del catino absidale, rappresentanti il Salvatore benedicente tra S. Pietro e S. Paolo, imposte sugli stessi fondamenti di cultura (del Pastura, dell’Aspertini e del Signorelli), la dilatazione delle immagini imposta dalla vasta superficie muraria e la solennità rituale connaturata al soggetto, portano l’artista a risultati in un grottesco che, per essere involontario, diventa addirittura risibile”.

Secondo una ipotesi di Attilio Carosi, nel contratto stipulato dall’Avanzarano coi santesi della chiesa nel 1511, “In pagamento della pala l’Avanzarano riceve subito in proprietà una vigna valutata trenta scudi e, per cautelarsi sulla bontà dell’opera –cosa possibile da giudicare soltanto al suo compimento- i santesi pretendono la nomina di due periti che sentenzieranno sulla qualità del dipinto. Se alla fine il compenso risulterà troppo elevato, l’Avanzarano si impegna ad indennizzare la controparte in picturis pignendi in dicta ecclesia: probabilmente le pitture dell’abside –che non sono previste nell’atto del 1511, né esistono contratti successivi- sono il risultato di questa clausola. Avendo i periti ritenuto il valore dell’opera inferiore a trenta scudi, l’Avanzarano avrà in cambio affrescato il catino di malavoglia e in fretta, usando magari anche il pennello di qualche suo scarso discepolo”

Bibl. – Faldi, Pittori viterbesi …, 1970, pp. 21, 50-51, 253-255; A. Carosi, Il Monastero di S. Salvatore del Monte Amiata e le sue chiese in Viterbo: S. Giovanni in Sonsa, S. Maria Maddalena, S. Marco, S. Maria delle Rose …, Viterbo 2000, p. 60.

Altro dal web: BeWeB, Catalogo beni culturali

[Scheda di Elisa Angelone – Cersal]