Giacomo IV Cecchini Caranzoni – Vescovo (Viterbo, Secc. XIV- 1460)

Già Canonico di S. Giovanni in Laterano, è nominato vescovo di Viterbo-Tuscania il 10 febbraio 1430 e poco dopo anche Rettore del Patrimonio, carica che terrà sino al 17 marzo 1431.

Nel 1433 è a Viterbo l’imperatore Sigismondo in viaggio per Roma per essere incoronato da Eugenio IV. Nel 1452 invece sarà la volta di Federico III.

Nel 1435 papa Eugenio IV distacca Corneto dal territorio di Tuscania e la eleva al rango di Diocesi unendola a quella di Montefiascone. Nello stesso anno la Diocesi di Nepi è unita a quella di Sutri e nel 1437 si era proceduto all’unione delle Diocesi di Civita Castellana e di Orte. Il vescovo di Viterbo quindi aveva preso il coraggio di chiedere che la Diocesi di Bagnoregio (dove era morto il vescovo) fosse unita a quella di Viterbo ma la risposta fu negativa e la stessa risposta ebbe nel 1447 quando ripresentò la stessa richiesta,

Nel 1440 alla ratifica di una vendita di un orto fatta dalla collegiata di S. Maria Maggiore di Tuscania  a Fano di Pietro (capostipite della famiglia dei conti Fani) è presente il vescovo G. che in una lettera in italiano allegata all’atto rammenta ai membri del capitolo che quei denari dovevano servire solo per riparare il tetto della chiesa  di S. Pietro.

Nel 1457 il vescovo G. è parte nel processo che Callisto III avvia per la canonizzazione di santa Rosa insieme con il vescovo di Orte e Civita Castellana. Sono sentiti oltre duecento testimoni ed è raccolta una mole enorme di documentazione che sarà all’origine di tutte le leggende da quel tempo fiorite sulla vita della Santa. La causa fu ripresa durante il pontificato di Pio II e trattato pubblicamente nel concistoro del dicembre 1460 insieme con le posizioni di Caterina da Siena e Francesca Romana. Non si arrivò ad un documento formale di canonizzazione ma da allora il nome di Rosa comparve nei martirologi e sarà ufficialmente riconosciuta nel Martyrologium Romanum del 1587.

Il G. muore nel 1460 e gli ultimi anni erano stati spesi nella salvaguardia delle prerogative della sua giurisdizione su Bagnaia, dei suoi possedimenti alla Palanzana  e nel tentativo di  ridurre gli oneri per il clero che era assoggettato a nuove imposizioni in un momento in cui la nuova organizzazione dello Stato produceva l’inasprirsi delle tasse esistenti e la creazione di nuove tasse.

BIBL. – “Catalogus episcoporum omnium Viterbij de quibus notitia haberi potuit ex varijs publicis scriptoris et diplomatibus”, p. 102-110 in CEDIDO, Biblioteca del Capitolo della cattedrale; G. Signorelli, Viterbo nella storia della Chiesa, Vol. II, Viterbo 1938, pp. 61-147; G. Giontella, Cronotassi dei vescovi della diocesi di Tuscania, in “Rivista storica del Lazio”, Anno V, n. 6 (1997), p.  35-36; F. Pietrini, I vescovi e la Diocesi di Viterbo, Viterbo 1949, pp. 54-56.

[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]