Grassi, Carlo (de) — Vescovo (Bologna, 1519 – Roma, 15 mar. 1571).

Figlio di Giovanni Antonio, futuro senatore di Bologna, e di Diana (o Bianca) Grati, trascorsa la giovinezza a Bologna, dove studiò diritto civile e canonico, in data non precisata abbracciò la vita ecclesiastica, seguendo le orme del fratello maggiore Achille, che nel 1545 si trasferì a Roma rassegnandogli l’importante carica di arciprete della cattedrale di Bologna. Contemporaneamente successe a Gianfrancesco Grati, suo parente, come canonico della cattedrale di Bologna. Durante il pontificato di Giulio III si trasferì a Roma, dove ottenne la carica di cameriere segreto.

Nel 1555 prese gli ordini minori e il fratello Achille, che sarebbe morto nello stesso anno, rassegnò in suo favore il vescovato di Montefiascone che poi mantenne fino alla morte. Nel 1559, alla morte di Paolo IV, divenne Governatore di Roma: era quello un momento particolarmente difficile a causa delle tensioni suscitate nella Città dalla politica fanaticamente antiriformista del papa (che non aveva risparmiato vescovi e cardinali) e dalla prepotenza dei suoi parenti. Grazie alla collaborazione della nobiltà romana, riuscì a mantenere un minimo di ordine e a garantire la sicurezza del conclave, risultato tutt’altro che scontato. Nel marzo 1560 fu nominato Governatore di Perugia e dell’Umbria, un importante ufficio di rango legatizio, che tenne fino al 1561. Passò quindi al governo di Camerino come vicelegato del cardinale G. A. Serbelloni e nel 1564 a quello di Viterbo, guadagnandosi la stima di Pio IV e del Cardinal nipote, Carlo Borromeo anche per l’atteggiamento da lui tenuto nelle discussioni svoltesi nell’ultima fase del Concilio di Trento al quale egli partecipò.

Nell’autunno del 1562 fu incaricato di recarsi presso il capo della delegazione francese, Charles de Guise, cardinale di Lorena, allo scopo di presentargli un breve papale e di rendergli omaggio. Compiuta la missione, partì per Trento, dove giunse l’11 nov. 1562. In quell’occasione partecipò alla discussione sul sacramento dell’Ordine. Di maggiore importanza fu un successivo intervento del G., svolto nella Congregazione generale del 23 sett. 1563, in una fase particolarmente tesa della vicenda conciliare. La sua energica riaffermazione delle tesi curiali piacque molto all’episcopato italiano e i legati al concilio riferirono al cardinale Carlo Borromeo che «il vescovo di Montefiascone ha risposto in buona parte molto bene et prudentemente a quel che disse hieri l’ambasciator di Francia, et per ciò havemo ordinato che si copii sommariamente il voto suo…». Il G. rimase a Trento fino al termine del concilio (4 dic. 1563) e ne sottoscrisse gli atti finali.

In seguito riprese la sua carriera amministrativa e il 24 marzo 1565 ottenne un chiericato di Camera, carica prestigiosa e lucrosa, e fu nominato prefetto dell’Annona, assumendo così il controllo sugli approvvigionamenti granari di Roma. Nel 1567 Pio V gli conferì inoltre il compito di sovrintendere all’esazione di alcune imposte nelle province del Patrimonio e dell’Umbria. Qualche anno dopo subentrò a Baldo Ferratini nel governo di Roma, che tenne dal giugno 1569 al maggio 1570. Il 17 maggio 1570 Pio V lo creò cardinale. Nel luglio dello stesso anno fu coinvolto nell’intensa attività diplomatica dispiegata dal papato per unire le potenze cattoliche in una lega antiturca, ma morì improvvisamente, prima della conclusione delle trattative. I fratelli gli eressero una dignitosa tomba nella chiesa di Trinità dei Monti.

Il governo pastorale del G., a causa dei lunghi periodi trascorsi a Roma e dei tanti impegni conciliari, fu saltuario e meno impegnato di quanto avrebbe desiderato. Quando sostituì il fratello Achille era stata indetta una visita pastorale alla Diocesi che egli continuò personalmente nell’estate del  1556; una seconda visita fu condotta dal suo vicario generale nel 1561-1562. Nell’agosto del 1564 aveva dato incarico all’architetto Pietro Tartarino di sistemare il palazzo vescovile che, con la nuova costruzione di logge e camere, avrebbe occupato anche un tratto di strada pubblica. Nell’ott. del 1564, quando morì il cardinale Sforza di Santa Fiora (che aveva avviato la costruzione della cattedrale di Montefiascone), dichiarò di non voler essere coinvolto nella fabbrica della cattedrale, ordinando, con grande risentimento dei montefiasconesi, di vendere il legname già approntato per la copertura della chiesa. Il G. dedicò a papa Giulio III un opuscolo, forse ricavato dal discorso pronunciato al Concilio di Trento contro Arnaud du Ferrier, sul modo di combattere le eresie.

BIBL. e FONTI – Cedido, Archivio dell’antica diocesi di Montefiascone, Serie “Visite pastorali”, Vescovo Grassi Carlo. – Chacón 1630, II, coll. 1711-1712; Ughelli, I, col. 988; Cardella, V, pp. 133-134; Moroni, XLVI, pp. 221-222; Ceccarelli 1928-33, pp. 67-69; Stefano Tabacchi in DBI, vol. 58, pp. 601-603; D. Cruciani, L. Mezzetti, Storia dei vescovi di Montefiascone, Montefiascone 1987, pp. 88-90; HC, Vol. III, p. 44 e 249;

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[Scheda di Giancarlo Breccola – Ibimus; integrazione di Luciano Osbat – Cersal]