Grignani, Lodovico – Stampatore, editore (Roma, batt. 13 luglio 1586 – ivi, 9 gen. 1651).

Figlio di Leonardo, siciliano di Marsala, e di una Angela di cui s’ignora il cognome, fu tra i principali imprenditori italiani del suo tempo nel settore della stampa di libri e di avvisi (in molti casi da lui stesso redatti), con larga diffusione delle proprie edizioni, tanto da esser considerato dagli studi più recenti «il più famoso stampatore di avvisi non solo in Italia ma anche in Europa» (Bulgarelli). Della sua attività qui ci si limita a ricordare quella relativa al territorio del Lazio, rinviando per gli altri aspetti agli studi citati in Bibl. Si ignora dove abbia appreso l’arte della stampa, ma è possibile che abbia lavorato nella tipografia viterbese dei Discepoli. Con il proprio nome compare per la prima volta nel 1619 a Ronciglione, in società con Lorenzo Lupis. Il fiorente sviluppo di Ronciglione sotto il buon governo farnesiano aveva portato anche l’attività tipografica, con la stamperia gestita da Domenico Dominici (1609); morto Dominici nel 1617 vi fu una breve prosecuzione dei suoi eredi, guidati da Tomaso Guerrieri, ma ben presto spostatosi Guerrieri a Terni, Ronciglione era rimasta priva di stampatori e an­che di attrezzature, giacché quelle di Dominici erano state portate a Terni da Guerrieri. Intervenne al­lora il ricco mercante Michelangelo Mercuri di Tagliacozzo, che acquistò una nuova completa officina da donna Porzia Manni, erede dei Blado stampatori camerali di Roma, per il prezzo di 311 scudi, e la affittò a G., il quale con il passar degli anni ne divenne anche comproprietario.

L’attività della nuova stamperia ronciglionese fu subito intensa, sia con opuscoli popolari o di autori locali (come il poeta cieco Giovanni Giacomo Riccio di Carbognano), sia con avvisi, testi teatrali e raccolte poetiche d’interesse non locale. Alla fine del 1622 G., sciogliendo il rapporto con Lupis, aprì una propria officina a Roma (secondo l’ipotesi di Attilio Carosi probabilmente si trattava di quella del defunto Pietro Discepoli), mentre quella di Ronciglione fu lasciata a Francesco Mercuri, figlio di Michelangelo; ma in parte doveva essere già di G., poiché non poche edizioni ronciglionesi degli anni 1623-1639 recano sul frontespizio il suo nome; in ogni caso, Mercuri stampava i testi d’interesse locale, mentre quelli di committenza romana erano procurati da G., che li rivendeva nella capitale. Dal 1639 la tipografia di Ronciglione fu affittata al libraio romano Antonio Landini, che vi pose il proprio operaio Pietro Mariani; morto Landini nel 1646, G. affidò per contratto la gestione dell’officina ronciglionese al suo esperto lavorante Palmerio Giannotti di Orvieto.

Mentre l’attività romana di G. cresceva con notevole ritmo, passando dalla sede in via Capodiferro a piazza di Pietra ( 1629), dove avviò anche una serie di pregevoli edizioni musicali, e poi nell’attuale piazza Grazioli, prossima al Collegio Romano (1642), l’imprenditore impiantò nel 1637 anche una tipografia a Velletri, che non aveva mai avuto l’arte della stampa; a dirigere l’officina pose l’esperto Al­fonso dell’Isola, un tipografo nativo di Benevento ma all’epoca titolare della stamperia camerale di Pa­lermo. La singolare situazione vede Alfonso attivo a Velletri, mentre a Palermo lasciava il figlio Pietro (che proseguirà fino al 1683) e dice da sé che il volume di affari messo in piedi da Grignani era tale da giustificare un simile trasferimento. D’altronde G. era di origini siciliane e per tutta la vita mantenne fe­condi rapporti, d’affari e di collaborazione, con l’isola dei suoi genitori, e in particolare con autori e istituzioni siciliane.

Il possesso di tre diverse officine tipografiche fu molto utile a G. per stampare velocemente e anche, in qualche caso, per approfittare dei più blandi controlli censori di Velletri e Ronciglione per alcuni fogli di avvisi con notizie di rilevanza politica o religiosa. Nel corso del 1645 Alfonso dell’Isola tornò in Sicilia e G. affidò a Giannotti anche la tipografia velletrana; Giannotti ben presto vi pose l’esperto operaio Carlo Bilancioni, che stampò a proprio nome fino al 1660. Sposato fin dal 1617 con Emilia Rosati di S. Maria ad Nives presso Norcia, G. non aveva avuto figli ed era rimasto vedovo nel 1648. Inutile fu dunque un testamento disposto nel 1647 a favore dell’«amatissima» consorte; G., prossimo alla fine, ne dettò un altro il 6 gen. 1651. Morì tre giorni dopo e fu sepolto presso la moglie nella propria parrocchia di S. Stefano del Cacco. Erede fu la sorella Claudia, con Giannotti come amministratore e compartecipe agli utili per il 50%. Nonostante la specifica disposizione testamentaria di recuperare la stamperia di Ronciglione e riunirla a quella di Roma, Giannotti, che localmente si era compromesso nella guerra di Castro schierandosi apertamente per i Farnese, preferì cederla a Giacomo Menichelli, mentre Claudia alienò quella di Velletri ai locali francescani conventuali (atto dell’8 ott. 1652). Per l’officina di Roma, il testamento di G. imponeva agli eredi di mantenerne l’attività per almeno sei anni dalla successione; di fatto solo negli anni 1651-52 uscirono edizioni con la sottoscrizione dell’ «Herede del G.»; Claudia si sposò nel 1651 ma ben presto rimase vedova e liquidò l’attività. Successore dell’attività romana di G. fu probabilmente lo stampatore-editore Ignazio de Lazzari, mentre dal 1662 Giannotti diveniva stampatore comunale di Orvieto.

BIBL. – Adolfo Dresler, Un famoso stampatore di “avvisi ’’ romani nel Seicento, «Il giornalismo», 4, 1939, pp. 82-88; Carosi 1962, p. 41; Romani 1971; Tullio Bulgarelli in Bulgarelli et al. 1979, p. 13; Bulgarelli 1988, ad indicem; D’Orazi 1991, pp. 62-84 (con descriz. analitica delle edizioni di Ronciglione); Franchi 1994, pp. 327-345 (con rif. alle fonti d’archivio e altra bibl.); Carosi 1996, pp. 125-126; Carla Casetti Brach – Maria Carmela Di Cesare in DBI, 59, pp. 418-421 ; Franchi 2002b, p. 104 e ad indicem; Zani 2005, pp. 209-212; Franchi 2006, pp. 764-766,771-783, 786,792-794, 797-801, 815-816, 822-827, 833, 834-840, 844-847, 850-852, 854-864, 870-877, 879-887, 891, 892-893, 896-906, 910-915, 921-926, 935-937, 944-946 (con descriz. analitica delle edizioni musicali e altra bibl.).

[Scheda di Saverio Franchi – Ibimus]