Bottega italiana, sec. XIX, Madonna addolorata, legno, cm 170.0 (H)

A destra della navata centrale della chiesa di S. Giovanni Battista a Tuscania, è conservato il simulacro della Madonna Addolorata, collocato all’interno di una nicchia incorniciata di marmo e sormontata da un festone di fiori in stucco dorato che scende anche lungo i lati.

Maria Luisa Sini descrive la parete della nicchia “dipinta ad imitazione di un drappeggio di velluto rosso cupo alle pareti ed il catino ha forma di conchiglia. L’altare è affiancato da due colonne in marmo verde sormontate da ricchi capitelli dorati che sorreggono il timpano. Lo stesso ordine architettonico scandisce, in forma appiattita, le pareti della cappella, interamente rivestite in marmo, nelle quali sono infisse due epigrafi: una ricorda la volontà di Veriano Nodoler di realizzare e curare quella cappella dedicata alla Madonna Addolorata in data 1839, l’altra cita la solenne cerimonia del 16 settembre 1923 quando il vescovo Emidio Trenta, alla presenza di altri vescovi, del resto del Clero, del popolo e del porporato Francesco Ehrle, cinge di una corona d’oro la statua della Madonna, dono di Lugi Brannetti. Il saccello è coperto da una volta a botte decorata, per il suo intero sviluppo e nelle due lunette di testata, da delicati affreschi. Il quella corrispondente all’altare sono raffigurati i simboli della Passione[1], mentre al centro della volta, attorniato da motivi floreali, è affigurato il Volto Santo[2].

La statua della Madonna Addolorata[3] di ottima fattura, non presenta alcuna data di esecuzione, ma si ipotizza la prima metà del secolo XIX. Presenta un volto dai tratti estremamente realistici ed espressivi, contratto e segnato da una sofferenza tutta umana per la perdita del Figlio[4].

Porta tutto l’anno una parrucca di capelli veri. Nei due momenti festivi viene invece utilizzata una parrucca più recente donata da una giovane donna. Sulla testa ha una corona d’oro massiccio tempestata di gemme preziose.

Il volto è stato oggetto di una ripulitura, ma la statua non è stata mai restaurata in modo completo e approfondito, pertanto ad oggi non è possibile sapere con che materiale è stata realizzata. Come altre statue appartenenti a questa tipologia presenta alcuni elementi più rifiniti: la testa, le mani e i piedi. La parte che rimane coperta dalle vesti, invece, è realizzata in modo più approssimativo perché non direttamente visibile. Il busto è caratterizzato da una imbottitura leggera di materiale vario, probabilmente garza o stoffa. All’altezza del bacino presenta una staffa che parte dalle anche: quando la statua si trova in posizione eretta, è fissata ai piedi con due montanti di legno. Rimane così per quasi tutto l’anno e viene trasportata in questa posizione per la festa dell’Addolorata a settembre. Per la celebrazione del Venerdì Santo vengino rimosse le viti della staffa per staccare i montanti verticali, modificare la postura, e poterla posizionare seduta.

L’Addolorata possiede tre abiti: il vestito che oggi porta in processione il Venerdì Santo, in pizzo macramè di colore nero. Nel 1858 le Clarisse del Convento di San Paolo ricamarono un abito per la Vergine. Nel 1959 le stesse Clarisse realizzarono un nuovo abito, quello che la Vergine indossa ancora oggi tutto l’anno. Nel 1989 la sig.ra Antonella Martinelli realizzò l’abito nero con ricchi ricami in fili d’oro che oggi la statua indossa in occasione del Venerdì Santo. Nella festa dell’Addolorata, a settembre, la statua è portata in processione con un abito in velluto nero con ricami in fili d’oro e perline e mantella di raso nero realizzato dalla sig.ra Martinelli

La macchina processionale[5]. Non si conosce con esattezza quando, per la prima volta, la Vergine Addolorata fu portata in processione per le vie di Tuscania; nella prima macchina però, costruita dai fedeli per il trasporto dell’Immagine, è stata rilevata una data: 1845.

Alla fine della Seconda Guerra mondiale, nel 1945, la popolazione, riconoscente delle cessate ostilità, donò alla Vergine un nuovo trono per il trasporto, molto elaborato e rivestito sontuosamente d’oro, decorato da candelabri e quattro angioletti recanti in man i simboli della Passione. L’incarico venne affidato all’intagliatore marco Ranelli su progetto dell’architetto Mirri[6].

Nel 1990 il trono del ’45 versava in cattivo stato di conservazione e ne viene realizzato uno nuovo, costruito su una base d’acciaio. La nuova macchina viene utilizzata per il trasporto di settembre, mentre il vecchio trono, opportunamente restaurato, è utilizzato nella processione pasquale[7].

La Madonna possiede, collocato al centro del petto, un grande cuore trafitto da sette spade, voluto dai fedeli di origine tuscanese residenti a Roma per il trasporto giubilare del 1950[8].

Frutto di donazioni per grazie ricevute sono: una collana di perle, diverse catenine d’oro, un anello con brillanti e molti ex-voto[9].

Gli abiti della Vergine sono realizzati dalle suore del Convento San Paolo e da persone devote del paese[10].

La corona d’oro che decora il capo della statua risale al 1923 anno in cui la Madonna Addolorata viene dichiarata Regina dal Capitolo Vaticano e incoronata per mano del card. Francesco Ehrle[11].

Ai piedi della Vergine, all’interno di una teca, si trova la seicentesca statua del Cristo Morto[12] in cartapesta.

 

[1] Bottega italiana, sec. XVIII, Angeli con strumenti della Passione, affresco, cm 320.0 (L) [EL@0015].

[2] M. Luisa Sini, pp. 166-167; Bottega italiana, sec. XVIII, Volto Santo, affresco, cm 150.0 (D) [EL@0016].

[3] Bottega italiana, sec. XIX, Madonna addolorata, legno, cm 170.0 (H) [EL@0012].

[4] P. Fortugno, p. 301.

[5] Bottega italiana, sec. XIX, Mcchina processionale, legno, cm 180.0 (L) [EL@0007].

[6] P. Fortugno, p. 302.

[7] Ivi.

[8] Ivi.

[9] Ivi.

[10] Ibidem, p. 301.

[11] Ibidem, p. 306.

[12] Bottega italiana, sec. XIX, Statua del Cristo morto e reliquiario a urna, legno, cm 160.0 (L) [EL@0013].

[Scheda di Elisa Angelone – Cersal]

Dal web: Catalogo BeWeB