Francesco d’Antonio Zacchi (Balletta), 1441, Madonna in trono col Bambino tra S. Pietro, S. Giovanni Battista, S. Giovanni Evangelista e S. Paolo, dipinto su tavola (240×240).
Nel presbiterio, accanto all’absidiola della navata destra della chiesa di S. Giovanni evangelista in Zoccoli a Viterbo, è collocato sul muro un pregevole polittico del 1441 del viterbese Francesco d’Antonio Zacchi detto il Balletta. Firma e data appaiono nel listello ai piedi della figura principale “Hoc opus fecit Franciscus Anthonii de Viterbio MCCCCXLI”.
Nello scomparto centrale è raffigurata la Madonna in trono col Bambino tra S. Pietro, S. Giovanni Battista, S. Giovanni Evangelista e S. Paolo; nei pilastri laterali, a sinistra, dall’alto, l’angelo Annunziante, S. Francesco, S. Leonardo, e S. Lucia; a destra, la Madonna Annunziata, S. Antonio Abate, S. Elena e S. Caterina d’Alessandria. Nei sordini, al centro, la Trinità e, quindi, i Quattro Evangelisti. Le scene della predella propongono: S. Giorgio e il drago, Domiziano fa immergere S. Giovanni in una caldaia d’olio bollente, S. Giovanni resuscita Drusiana, S. Giovanni muta fuscelli e sassolini in oro e pietre preziose, S. Giovanni con le preghiere fa crollare il tempio di Diana, S. Giovanni beve il veleno che ha ucciso i condannati a morte e, nell’ultimo riquadro, l’Adorazione dei Magi [Pampalone, 12/00070752]
San Giovanni, figlio di Zebedeo e Maria Salomè, è uno dei dodici apostoli. Egli è considerato l’autore di uno dei quattro Vangeli canonici e dell’Apocalisse, redatta, secondo la sua agiografia, durante il suo esilio nell’isola di Patmos, dopo essere scampato alle persecuzioni dell’imperatore Domiziano (81-96): egli era, infatti, uscito illeso da un calderone di olio bollente presso Porta Latina a Roma.
Tornato a Efeso, per riprendere la sua missione di predicazione, compì il miracolo della resurrezione di Drusiana. Tra i miracoli raffigurati nel dipinto anche S. Giovanni muta fuscelli e sassolini in oro e pietre preziose e S. Giovanni con le preghiere fa crollare il tempio di Diana.
Un altro episodio assai noto è quello del miracolo del veleno al quale egli sopravvisse tramutandolo in un serpente che sbuca dal calice, divenuto suo frequente attributo.
Il dipinto, sebbene si collochi circa alla metà del XV secolo, non rivela i più saturi caratteri dell’artista. Sulla base di tale arcaismo di forme il Cavalcasselle aveva orientato l’attribuzione alla scuola di Matteo Giovannetti, mentre il von Marle aveva indicato la possibilità di scorgere in esso la produzione dei seguaci provinciali di Gentile da Fabriano nelle Marche. Nel catalogo del 1954, sulla pittura viterbese, veniva invece puntualizzata l’assegnazione all’attività giovanile del Balletta ove si scorgono echi di influenze senesi e pisane. Nella predella tuttavia, taluni richiami ai modi si Ottaviano Nelli e una certa vivacità nella narrazione nonché la facilità di un colore brillante, riscattano i modi ritardatari del dipinto che figura invece, in maniera più che valida “in un’ideale antologia della pittura italiana del quattrocento minore”. (Faldi, 1970)
Restaurato a cura della Soprintendenza delle Gallerie del Lazio nel 1946 [Pampalone, 12/00070752]. È interessante notare come la pietà popolare abbia incrudelito sugli aguzzini di s. Giovanni con numerosi colpi di punteruolo che hanno gravemente menomato le figure.
Bibl. – F. Bussi, Istoria della città di Viterbo, Roma, 1742; G. Signorelli, Viterbo nella storia della Chiesa, Viterbo, 1907-1969; G. Signorelli, Le chiese di Viterbo, Ms., p. 59; C. Pinzi, I principali monumenti di Viterbo. Guida pel visitatore, Viterbo, Agnesotti, 1911; A. Muñoz, Uno sguardo al nuovo Museo Civico di Viterbo, in “Per l’inaugurazione del Museo Civico di Viterbo”, Viterbo, Agnesotti, 1912, pp. 33-45; C. Pinzi, Storia della città di Viterbo, voll. I-III, Roma, 1887/89, vol. IV, Viterbo, Agnesotti, 1913; A. Scriattoli, Viterbo nei suoi monumenti, Roma, Stab. Ditta F.lli Capacci, 1915-20; A. Gargana, Viterbo. Itinerario di Augusto Gargana, Viterbo, 1939; I. Faldi, Museo Civico di Viterbo. Dipinti e sculture dal Medioevo al XVIII secolo, Viterbo, 1955; M. Signorelli, Guida di Viterbo. Monumenti del centro cittadini, Viterbo, Agnesotti, 1964; M. Signorelli, Storia breve di Viterbo, Viterbo, Agnesotti, 1964; I. Faldi, Mostra di restauri, in “L’arte nel viterbese”, Viterbo, 1965; AA. VV., Tuscia Viterbese, vol. I, Roma, 1968; I. Faldi, Pittori viterbesi di cinque secoli, Roma, 1970; I. Faldi, Restauri acquisti e acquisizioni al patrimonio artistico di Viterbo, catalogo, Viterbo, Palazzo dei Priori, 1972; Il 1400 a Roma e nel Lazio. Il 1400 a Viterbo, catalogo mostra, Roma, De Luca Editore, 1983; Dizionario della Pittura e dei Pittori, Torino, Einaudi, 1989; F. Egidi, Guida della città di Viterbo e dintorni, Viterbo, 1889; La pittura in Italia, Milano, Electa, 1989; Le chiese di Viterbo, a cura di A. Carosi, Viterbo, Agnesotti, 1995, scheda sulla Chiesa di S. Giovanni in Zoccoli; M. Galeotti, L’illustrissima città di Viterbo, Viterbo, Quatrini, 2002.
Altro dal web:
[Scheda di Elisa Angelone – Cersal]