Bottega italiana, sec. XV, Madonna della Salute, affresco, cm. 126 (L)
La sacra Immagine della Madonna del Triponte o Madonna della Salute nella chiesa di S. Giovanni Battista a Tuscania è costituita da un affresco di scuola umbro-toscana del sec. XV con influssi del Perugino e del Signorelli, secondo quanto affermato da Giuseppe Cerasa agli inizi del Novecento, che concorderebbe con quanto ricordato nella scheda OA. La Madonna, seduta in trono con il Bambino in braccio, indossa una veste rossa e un manto blu e sorregge il Bambino che in piedi è raffigurato nell’atto i benedire con la mano destra a indicare la Trinità. Il Bambino indossa un piccolo panneggio molto leggero, una collana in corallo con un ciondolo e, ad entrambi i poli, braccialetti dello stesso materiale[1].
Secondo Maria Luisa Sili, la presenza di ornamenti di corallo al collo o ai polsi del Bambino, sembrerebbe avere una doppia valenza: da una parte potrebbe essere in relazione all’uso pagano, anche attuale, di far indossare ai bambini codesti monili per via delle proprietà apotropaiche del corallo, dall’altra il suo colore rosso aveva valore evocativo della Passione di Cristo.
Sempre Sini sostiene che l’autore dell’affresco, per gli ornamenti del corallo, potrebbe aver avuto presenti le immagini di artisti più famosi come Masaccio (Madonna del Solletico, 1426/27), Piero della Francesca (Madonna di Senigallia, 1474/78), Andrea Mantegna (Pala Trivulzio, 1497) solo per citarne alcuni. Sia la Madonna che il Bambino tengono con la mano sinistra un fiore, forse una rosa bianca e, probabilmente, senza spine allude alla purezza e all’essenza della macchia del peccato. La posizione ed il panneggio del Bambino, la preziosa veste della Madonna, la rosa bianca, portano ad un confronto, sempre in ambito toscano, con la Madonna col Bambino di Andrea Verrocchio (1479).
Già all’inizio del Novecento l’affresco presentava dei guasti specie nella parte inferiore e veniva auspicato un sollecito restauro per il “notevole interesse artistico e per la grazia del disegno e della figurazione”. Ulteriori danni si aggiunsero a causa del terremoto del 1971[2].
[1] M. Luisa Sini, p. 167.
[2] M. Luisa Sini, pp. 167-168.
[Scheda di Elisa Angelone – Cersal]
Dal web: Catalogo BeWeB