Mariani Nicolò – Stampatore (Milano secc. XVI-XVII).

Figlio di Giovanni Battista, era da qualche tempo operaio nella tipografia viterbese di Agostino Colaldi, quando ne sposò la figlia Bernardina (21 gen. 1589) recante in dote 200 scudi in attrezzi e materiale librario. Con tale materiale tipografico, M. provò a mettersi in proprio, aprendo una nuova stamperia a Viterbo, ma il tentativo non gli riuscì. Fu invece chiamato nel 1598 dal duca Mario Farnese, di un ramo collaterale della grande famiglia, insignito del ducato di Latera e della signoria di Farnese e di Giove. Pur essendo un uomo d’arme (era reduce dalla campagna d’Ungheria dove aveva combattuto per conto del papa Clemente VIII), il duca voleva in quegli anni incrementare le attività economiche e culturali del proprio dominio feudale. In questo quadro rientrava l’apertura di una tipografia della quale fu incaricato M., scelto per l’appoggio della duchessa Camilla Lupi (nata anch’essa in Lombardia dall’antica famiglia dei marchesi di Soragna). L’officina non fu impiantata a Latera bensì nei locali terranei del palazzo di Farnese (1599). L’attività si rivelò subito inferiore alle speranze che il progetto aveva suscitato. Sono note oggi otto edizioni uscite dalla stamperia di Farnese negli anni 1599-1601; si tratta di quattro sacre rappresentazioni, tre commedie e un volumetto di rime. Certo, qualche foglio volante e forse qualche opuscolo popolare possono essere andati perduti; ma in complesso si tratta di una produzione troppo esigua e l’appoggio del duca si esaurì nella fornitura gratuita della carta. Le otto edizioni note sono tutte ristampe ad eccezione della raccolta poetica, che perciò appare il risultato editoriale più notevole realizzato dalla tipografia di Farnese. Si tratta delle Rime di Antonio Ongaro, un importante poeta padovano attivo in ambito romano e all’epoca già morto. Ongaro era stato al servizio del duca Mario, partecipando alla fondazione dell’Accademia degli Illuminati, la cui impresa campeggia sul frontespizio del volumetto (1599). Nel nov. 1601 M., disilluso dalla situazione di Farnese, ritornò in fretta a Viterbo nella speranza di succedere a Colaldi: il vecchio suocero era stato infatti incarcerato. Ma la sua presenza nell’officina viterbese non fu sufficiente ad assicurargli la successione: morto Colaldi nel marzo 1603 il Comune liquidò gli eredi ma rifiutò la loro messa a disposizione e alla fine dell’anno nominò stam­patore comunale il veronese Girolamo Discepoli. In cambio M. fu nominato «mastro di casa» e credenziero del palazzo comunale e da allora si occupò di acquisti e forniture per l’attività della magi­stratura civica, un compito da piccolo economo e da magazziniere; per proprio conto svolse un’attività di libraio in una bottega che fino al 1619 gestì in società con Gaspare Guidi da Urbino. Quest’ultimo aveva sposato Lucrezia, figlia adottiva di Mariani. Nel set. del 1619 la società tra M. e Guidi si ruppe; dall’inventario annesso al documento dello scioglimento risulta che la libreria di M. era discretamente fornita e rivendeva anche edizioni musicali. Nel luglio 1624 l’ormai anziano artigiano fu mandato in pensione dal Comune. Non si hanno notizie successive. Suo parente (figlio?) può essere stato il Pietro Mariani che a più riprese gestirà la stamperia di Ronciglione per conto dei titolari Lodovico Grignani e Antonio Landini negli anni 1639-1641.

BIBL. – Notizie e documenti in Carosi 1988a, pp. 36-46, 64-66, 128 (con rif. alle fonti d’archivio). Inoltre: Franchi 1994, pp. 370, 371, 373, 506-510 (con altri rif.); Lalli 2003, n. 660.

[Scheda di Saverio Franchi – Ibimus]