Nasini, Francesco – Pittore (Piancastagnaio [Grosseto], 23 nov. 1611 – Ivi, 27 gen. 1695).
Nacque da una famiglia di artisti: il padre Giacomo fu anch’egli pittore, così come lo furono il fratello Antonio Annibale, i figli Giuseppe Nicola e Antonio, e i nipoti Tommaso e Giacomo Francesco, che si formarono e lavorarono tutti nella bottega di Francesco. La sua prima opera certa fu il ciclo di dipinti per il santuario della Madonna di S. Pietro a Piancastagnaio (l’affresco raffigurante L’arcangelo Gabriele che trionfa sul demonio, la rappresentazione dei Novissimi ed una tela con la Crocifissione) è databile al 1640-1641 e gli procurò immediata fama. Subito dopo (1640-1645) fu attivo nell’Alto Lazio, ad Acquapendente, dove affrescò e decorò con diverse tele la chiesa ed il convento di S. Francesco. Contemporaneamente proseguì con successo l’attività nella regione d’origine, lasciando lavori a Santa Fiora, Montegiovi, Roccalbenga, Caldana, Sinalunga, Abbadia San Salvatore, Grosseto, Castel del Piano. Nel 1654 fu un’altra importante commissione nel Viterbese, a Grotte di Castro: per la basilica santuario dedicata a Maria SS. del Suffragio realizzò, infatti, le tele raffiguranti la Madonna del Rosario tra i santi Domenico e Caterina da Siena e la Circoncisione.
Quest’ultima è l’unica copia nota su tela dell’omonimo dipinto di Guido Reni, eseguito nel 1639 per la cappella Gori nella chiesa senese di S. Martino. Una decina di anni più tardi (1665), dopo essere stato impegnato in vari lavori nel Grossetano, realizzò ancora per la chiesa del Suffragio la decorazione della cappella dedicata a S. Teresa d’Avila affrescandovi San Bonaventura da Bagnoregio e San Cristoforo e per l’aula dell’edificio la tela con La Madonna della cintola fra san Tommaso da Villanova e santa Monica che, pur non datata, è ascrivibile allo stesso periodo. Dopo il 1667 fu nuovamente attivo ad Acquapendente, dove decorò il chiostro dei Conventuali, mentre nel 1670 realizzò per la chiesa di S. Sebastiano di Latera, ancora nel Viterbese, l’affresco con l’Immacolata con san Pancrazio e san Sebastiano e forse la tela con San Luca che dipinge la Madonna, tuttora però di incerta attribuzione.
La sua pittura, per alcuni tratti singolarmente arcaicizzante, non è inseribile in una precisa corrente artistica, lontana, come si trova, da specifici riferimenti agli artisti a lui contemporanei: nelle sue opere N. alterna, infatti, una vena ancora marcatamente manierista ad un linguaggio certamente più vicino a quello del clima pittorico del suo tempo, i cui richiami maggiori sono da vedersi, tuttavia, nella pittura senese del secolo precedente.
BIBL. – Strinati 1988; Di Salvo 1996; Sferrazza 1996; Di Salvo 1997; Di Salvo 1999, pp. 10-13; Di Salvo 2003; saur Index, VII, p. 261.
[Scheda di Agnese Sferrazza – Ansl]