Paolocci, Dante – Fotografo, Disegnatore (Civitavecchia, 6 lug. 1849 – Roma, 23 giu. 1926)

Figlio di Agostino Paolocci, magistrato vetrallese, e di Adelaide Renazzi, gentildonna romana, nasce a Civitavecchia il 6 luglio 1849 dove il padre svolgeva la funzione di giudice per conto dell’amministrazione pontificia. Il padre nel 1850 viene destituito dal suo incarico forse perché compromesso negli anni della Repubblica romana, e si ritira a Vetralla dove rimarrà fino alla morte.

Dante studia pittura nell’Accademia di San Luca a Roma e si specializza nel bozzetto;  dal 1876 comincia a collaborare con il settimanale “L’Illustrazione Italiana” inviando disegni che si ispiravano a fatti e personaggi della Roma della fine del secolo; tale collaborazione proseguirà fino al 1909.

Questa attività gli consente di entrare in contatto con il mondo artistico e culturale romano e realizza importanti servizi giornalistici talvolta integrati da disegni e altre volte da fotografie. Collabora con la casa editrice dei Fratelli Treves (che pubblicava “L’Illustrazione Italiana”) anche per disegni e bozzetti per diverse pubblicazioni alcune delle quali dedicati all’infanzia.

E’ l’autore del disegno poi inciso da Canedi Francesco (v.) intitolato “Il chiostro del Paradiso a Viterbo” ora nella collezione Bertarelli del Castello Sforzesco a Milano con n. 4955.

Poco dopo aver compiuto i sessant’anni, avendo difficoltà a continuare a disegnare per una malattia che gli impediva l’uso della mano, continua a lavorare a Roma e torna frequentemente a Vetralla dove affresca diverse stanze nella casa di famiglia (oggi sede della casa editrice Davide Ghaleb).

Si spegne a Roma il 23 giugno 1926.

Nella primavera del 2014  è stata allestita una mostra che ha fatto conoscere le esperienze del Paolocci nel campo della fotografia che egli ha sviluppato accanto alla sua professione di disegnatore e nella quale ha trovato posto l’attenzione per Vetralla e i suoi personaggi che sono riprodotti tra la fine dell’Ottocento e il 1926. Le sue fotografie, a differenza di quanto era avvenuto per i disegni, sembrano voler ritrarre la vita nella sua spontaneità e nella sua “verità”, quasi anticipazione di quel “neorealismo” che avrà spazio nella cultura italiana cinquant’anni più tardi. Le sue fotografie sono principalmente ritratti e vedute, cioè rappresentazione di ciò che poteva essere riprodotto anche con lunghi tempi di esposizione per ottenere risultati accettabili. E il volume che l’editore Ghaleb gli ha dedicato è una selezione del materiale fotografico che riguarda Vetralla e la sua gente.

Bibl.: Dizionario enciclopedico Bolaffi dei pittori e degli incisori italiani, vol. VIII,  Torino 1975, p.325; A.M. Comanducci, Dizionario illustrato dei pittori, disegnatori  e incisori italiani moderni e comntemporanei, Vol. IV, Milano 1973, p. 2334; Giovanna Caterina  De Feo, Dante Paolocci Fotografo a Vetralla. Le persone, i luoghi, il lavoro, Vetralla, Davide Ghaleb Editore, 2018 (I^ ristampa);  P. Arrigoni, A. Bertarelli, Piante e vedute di Roma e del Lazio conservate nella raccolta delle stampe e dei disegni. Castello Sforzesco, Milano 1939, p. 495, 547.

[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]