Pazzaglia, Giulio (Giulio Francesco) – Armatore, imprenditore navale (Civitavecchia, 1662 – ivi 16 feb. 1743).
Figlio di Biagio e di Flavia Montebovi, proseguì l’attività patema come imprenditore navale (nel 1697 era «provveditore» in Morea, l’odierno Peloponneso), man mano estendendola sia in campo commerciale, sia come armatore di vascelli, sia soprattutto come «assentista», cioè titolare dell’appalto quadriennale concesso dalla Camera Apostolica per l’allestimento, l’equipaggiamento e la manutenzione dei cinque «corpi di galera» pontifici del porto di Civitavecchia. Nonostante il canone da corrispondere alla Camera fosse tutt’altro che esiguo, P. seppe far fruttare al meglio, con indubbia capacità e ordinata amministrazione, le possibilità date da quel pubblico incarico, per il quale disponeva, oltre che delle navi e degli equipaggi, delle attrezzature e della manovalanza dell’arsenale. Gli appalti di P. ebbero inizio nel 1698, quando il potenziamento del porto di Civitavecchia, voluto da Innocenzo XII, ne aveva aumentato di molto la capacità commerciale e militare. I buoni risultati di P. fecero sì che, salvo brevi interruzioni, l’appalto gli fosse rinnovato di quadriennio in quadriennio fino alla morte.
Neppure le violente ripercussioni della guerra di successione spagnola (1701-1714) ne frenarono l’attività, per cui P. divenne uno degli uomini più ricchi di Civitavecchia, ascritto alla nobiltà cittadina, stimato per garbo e capacità, nonché per spirito mite e caritatevole. Operò infatti anche per i ceti svantaggiati, sia dando lavoro sulle sue navi, sia mantenendo «moltissime case con l’elemosine» (Ghezzi). In particolare, acquistò un grosso edificio fatto costruire da Innocenzo XII al porto, in origine destinato a una colonia di ebrei, affittandolo «a prezzi assai miti» a famiglie di marinai e pescatori napoletani prima alloggiati in misere capanne fuori dei bastioni. Egli stesso ebbe casa presso il porto, nella strada detta di S. Giovanni, con bella vista lodata dal Labat, ricevendovi spesso i maggiorenti della città; nel 1710 vi ospitò il cardinal Imperiali, giunto a Civitavecchia in veste di prefetto della Congregazione del Buon Governo. Un particolare affetto nutrì P. per i Cappuccini, dei quali fu benefattore per la costruzione del convento sul colle del Belvedere presso Civitavecchia; i lavori, iniziati nel 1713, si conclusero con la consacrazione della chiesa conventuale, intitolata a san Felice di Cantalice (23 genn. 1729). In una catacomba di Roma P. si procurò le reliquie di una martire, da lui erroneamente ritenuta santa Costanza, e le fece traslare sotto l’altar maggiore della chiesa cappuccina (giugno 1730). Per molti anni i Cappuccini riservarono a P. una delle migliori stanze del convento, dove egli si recava spesso, talora soggiornandovi. Sul letto di morte P., assistito dal guardiano di quel convento fra Carlo Filippo Chiari, volle ancora beneficare i Cappuccini con un congruo lascito per la biblioteca del convento e il completamento dei lavori. Fu sepolto con iscrizione commemorativa nella chiesa da lui fatta costruire. Non essendosi mai sposato, P. regolò la successione con un fedecommesso a favore della sorella Anna Costanza e della sua discendenza; il nipote di lei, Biagio Zelli, assumerà il doppio cognome Zelli Pazzaglia ed entrerà in possesso dei beni di Civitavecchia.
BIBL. e FONTI – Pier Leone Ghezzi, «Il Mondo novo», in BAV, cod. Ottob. lat. 3116, c. 60v (ritratto di P. a tutta figura con didascalia di commento). Calisse 1936, pp. 428, 487, 508; Vitalini Sacconi 1982, I, pp. 46, 146, 154, 162, 217-218, 243, II, pp. 34-36, 64, 312.
[Scheda di Saverio Franchi – Ibimus]