Pietosi Domenico – Poeta (Viterbo, 1581 – ivi, 19 dic. 1658)

Nato in umile famiglia, mostrò una singolare capacità di verseggiare, ac­quistando merito e amore presso il popolo con ope­rette in versi d’ingenua naturalezza, tutte pubblica­te nel 1645 ed oggi molto rare (il Carosi segnala copie soltanto nella Bibl. Nazionale di Napoli). Si definiva «caporale» e in un caso, per gioco, «scopator di Parnaso». Fu sepolto nella chiesa di S. Ma­ria del Paradiso, dei Minori Osservanti, con iscri­zione in cui era detto «humanis gratus, Musis ami­cus, et operibus Dei devotus». Nove anni dopo la sua morte i suoi beni furono ereditati dal mercante Giovanni Battista Pettirossi e da sua moglie Loren­za Resti.

Opere. – Carro de’ Carbonari, «mascherata in ottava rima

[…] in biasimo delli disprezzatori delle virtù et di quelli che per il denaro fanno attioni indegne» (Viterbo, nella stampa­ria del Diotallevi, 1645, contiene una villanella «d’incerto autore»); La crudeltà che usano i mietitori al tempo dell’ab­bondanza (Viterbo, appresso Bernardino Diotallevi, 1645, secondo il Bussi nota al popolo come l’Abbondanza); Cru­delta dei ricchi nel tempo della carestia, con le astutie di al­cune donne (Viterbo, nella stamperia del Diotallevi, 1645, secondo il Bussi nota al popolo come la Carestia); Del vitio et della virtù, ottave (Viterbo, appresso Bernardino Diotalle­vi, 1645); Discorso bellissimo in canzonette, fatto da Mag­gio, dalla Primavera e dal Tempo. Con una barzelletta can­tata da pastori e ninfe in lode del fiorito Maggio (Viterbo, per Bernardino Diotallevi, 1645); L’huomo infedele et la don­na ingannatrice, mascherata (Viterbo, appresso Bernardino Diotallevi, 1645); L’incatenato amante, «dove si contiene parte della Potenza d’Amore in ottave, capitoli e villanelle, con un bellissimo scongiuro amoroso, et altri sonetti fatti so­pra variati soggetti» (Viterbo, per il Diotallevi, 1645; a dif­ferenza dei precedenti opuscoli, si tratta di un volumetto con numerosi componimenti, tra cui le ottave sopra la Potenza d’Amore, «recitate dall’Autore mentre fece la mostra sopra un carro, essendo Capitano di Smargiassi nel combattimen­to del Castello, che fu fatto nella piazza di Viterbo», e versi in lode di dame, gentiluomini e altri personaggi illustri del tempo, che mostrano P. in contatto con gran parte della coe­va società viterbese); Relatione verissima della bataglia se­guita tra la gente di Francia e di Polonia in Val Fichina. Col soccorso dato alla gente francese da gl’italiani, che per tra­dimento d’una donna restarono privi di peli e capegli (Vi­terbo, nella stamparia del Diotallevi, 1645; ottave giocose «di notabil’essempio per chi si diletta di pescare alla cieca»; rist. Bologna 1646); Il sogno finto, fatto sopra a variati sog­getti, «opera nuova e curiosa in ottava rima» (Viterbo, ap­presso Bernardino Diotallevi, 1645).

Perduto sembra il Sogno del Danese di Monte Jugo, citato dal Bussi come «grosso vo­lume»; perduta è anche l’edizione originale (prob. anch’essa del 1645) della Vita di s. Rosa viterbese in ottava rima, della quale resta però la ristampa di trent’anni dopo, fatta fare da G. B. Pettirossi (Vita e miracoli della gloriosa s. Rosa di Vi­terbo, Viterbo, per il Martinelli, 1675).

BIBL. – Bussi 1737, p. 295; Carosi 1990, pp. 99-106, 184; Angeli 2003, pp. 170, 399

[Scheda di Saverio Franchi – Ibimus]