Raimondi, Francesco – Sacerdote, patriota (Montelanico, 3 ago. 1807 – ivi, 1887).
Dopo il corso di studi nella scuola diocesana di Segni si trasferì a Roma; frequentò dapprima il Collegio Pamphili per poi passare al Collegio Romano, dove fu compagno di studi del carpinetano Gioacchino Pecci, futuro Leone XIII. Suddiacono con una pensione annua di 40 scudi romani, fu ordinato sacerdote a Roma nel 1830. Dall’anno successivo rientrò a Montelanico, dove si dedicò all’insegnamento elementare; nel 1841 fu nominato rettore della cappellata nella chiesa trasteverina di S. Maria dell’Orto. Colto e appassionato di letteratura, si avvicinò alle idee politiche liberali tanto da diventare, dopo la caduta della Repubblica Romana, l’organizzatore dei comitati mazziniani nell’area dei Monti Lepini. Il suo nome trapelò nel corso di un processo politico contro i patrioti della zona Velitema; il governo pontificio ordinò il suo arresto, avvenuto con grande clamore a Montelanico l’11 ott. 1852. Nella casa del sacerdote furono trovati carte e scritti cifrati e una fitta corrispondenza indirizzata a Monsilio Liberti, pseudonimo di cui il R. si serviva per la corrispondenza politica.
Accusato di relazioni e corrispondenza settaria, proselitismo per la setta mazziniana e avversione al Governo pontificio, fu privato della prebenda, sospeso a divinis e condotto a Roma nel carcere del S. Michele. Il processo contro la «Causa commissaria» si svolse nel dic. 1853 e si concluse con la condanna a quindici anni di carcere da scontare nella Pia Casa di Penitenza di Corneto. Durante la detenzione R. scrisse in versi due volumi di memorie nei quali denunciava la durezza del carcere. Per grazia papale fu scarcerato nel 1865 e due anni più tardi fece ritorno in soggiorno obbligato a Montelanico. Nominato sindaco del suo paese nel 1870, si occupò con rinnovata energia dell’istruzione, della pubblica igiene e di ordine pubblico.
BIBL. – Campagna 1982b, pp. 131-134, 148, 150-151; Roberti 2003, pp. 3-5 e passim.
[Scheda di M. Giuseppina Cerri – Isri]