Rosa Paolo, s.j. – Astronomo (Civita Castellana, 23 giu. 1825 – Roma, 11 lug. 1874).
Figlio del conte Giuseppe Rosa Antonini e della contessa Marianna Cantucci, studiò a Roma presso il Collegio dei Nobili retto dai Gesuiti. Addottorato in filosofia al Collegio Romano, entrò nella Compagnia di Gesù nell’ott. 1845 e, dopo i due anni di noviziato, nel 1847 emise la professione religiosa. Il provinciale padre Pasquale Cambi dispose che il giovane passasse al Collegio Romano, in qualità di assistente dell’astronomo De Vico nell’Osservatorio che dal 1824 era tornato di proprietà dei Gesuiti.
Nel 1848, in conseguenza delle tensioni sempre crescenti tra l’Ordine e il governo pontificio, R. lasciò Roma con gli altri religiosi addetti all’Osservatorio e partì per gli Stati Uniti portando al seguito tutta la strumentazione che si era riusciti a mettere in salvo. Dopo un breve soggiorno in Inghilterra, dove il De Vico morì il 15 novembre, con Angelo Secchi ancora studente di teologia e padre Pianciani, R. proseguì alla volta degli Stati Uniti, stabilendosi presso l’Osservatorio di Georgetown (Washington d.c.) quale assistente di padre Curley. L’esperienza americana segnò il vero e proprio ingresso del giovane astronomo nel mondo scientifico; sotto la guida del Curley imparò ad usare con padronanza la strumentazione e la metodologia del calcolo astronomico. Nel contempo, impartiva lezioni di matematica agli studenti del collegio annesso all’Osservatorio. Con la restaurazione del potere pontificio, intanto, il Collegio Romano veniva restituito ai Gesuiti e, sul finire del 1850, R. e Secchi ripresero la via di Roma. L’Osservatorio del Collegio Romano fu riaperto e a sostituire il De Vico, secondo le sue stesse indicazioni, fu designato l’allora trentunenne Angelo Secchi, suscitando non poche polemiche riguardo la giovane età. Il ristabilimento dell’Osservatorio non fu privo di difficoltà: la strumentazione riportata dagli Stati Uniti non aveva subìto gravi danni, ma il telescopio di Chauchoix era ormai danneggiato nella montatura e, privo dell’equatoriale, era praticamente inutilizzabile.
Padre Secchi, inoltre, nonostante i tentativi fatti per ripristinare al meglio tutta la strumentazione, non poteva contare sul sostegno economico dell’Ordine; d’altro canto si faceva sempre più urgente l’esigenza di una nuova sistemazione rispetto alla angusta Torre Calandrelli. Risoluto a riattivare al meglio l’attività delle osservazioni astronomiche, R. decise allora di rinunciare alla propria quota del patrimonio ereditato alla morte del padre in favore del fratello Cesare, trattenendo per sé la somma di 30.000 lire da destinare all’acquisto di nuova strumentazione scientifica. Con i suoi fondi fu possibile acquistare dalla ditta Merz un grande equatoriale e un pendolo siderale di Dent; in segno di omaggio al pontefice, il fornitore volle fornire a titolo gratuito accessori e ulteriore strumentazione per un valore quasi pari alla spesa preventivata.
La scarsità del personale impiegato (oltre a Secchi e al R. l’Osservatorio poteva contare solo su un custode) determinò l’indirizzo scientifico degli studi portati avanti in quegli anni: Secchi decise infatti di concentrare gli sforzi sullo studio delle nebulose e delle stelle doppie e multiple, indirizzando verso la fisica l’indagine scientifica dell’Osservatorio. Nonostante le polemiche suscitate da questa decisione, i risultati non tardarono ad arrivare: R. si dedicò in particolare all’osservazione delle protuberanze e delle macchie solari. La collaborazione col Secchi durò fino al 1853, anno in cui R. passò ad occuparsi degli studi teologici e dell’attività d’insegnante di teologia e di predicatore all’Oratorio del Caravita. Dopo l’ordinazione sacerdotale, trascorse l’intero 1858 all’Esquilino nel probandato di S. Eusebio, dedicandosi alla meditazione e alle opere di misericordia, secondo la consuetudine dei sacerdoti dell’Ordine. Tornò all’Osservatorio dal 1859 al 1864, svolgendo al contempo il ruolo di supplente per le cattedre di matematica e di astronomia. Dal 1865 abbandonò gli studi astronomici per il ministero sacerdotale, dapprima come «operaio» tra i portuali e i detenuti di Civitavecchia, poi come rettore del collegio gesuitico di Ferentino. Rientrò a Civita Castellana, ma nel sett. 1870, quando i padri gesuiti furono costretti ad abbandonare il seminario diocesano, si trasferì di nuovo a Roma. Riprese l’attività di assistente all’Osservatorio del Collegio Romano, seppure l’indebolimento fisico dovuto alla malattia emorragica di cui soffriva e al gravoso impegno di confessore di numerosi importanti istituti (tra cui il S. Michele a Ripa) non gli permise più di applicarsi alle osservazioni. Negli ultimi anni si dedicò pertanto alla composizione dell’opera che costituisce il suo apporto scientifico più importante, Studii intorno ai diametri solari, pubblicata a Roma nel 1873 (Tip. e Libr. di Roma). Alla sua morte fu sepolto al Verano accanto alla sorella Matilde, badessa del monastero romano di S. Silvestro in Capite.
Gli articoli astronomici del R., a partire dal 1851, furono pubblicati sulle principali riviste scientifiche (tra le quali ricordiamo «Astronomische Nachrichten», le «Memorie dell’Osservatorio del Collegio Romano», il «Bollettino meteorologico dell’Osservatorio del Collegio Romano», le «Memorie della Società degli Spettroscopisti Italiani», il «Giornale delle Scienze naturali»); sul «Giornale di Roma» del 16 luglio 1860 venne pubblicato un suo studio sull’eclisse solare che si sarebbe verificata due giorni dopo. Dopo la morte dell’amico e collaboratore padre Secchi ripropose in vari suoi interventi su riviste specializzate le osservazioni del suo assistente. Del R. è nota anche un’opera religiosa, De assumptione Mariae Virginis oratio habita XVIII kal. Sept. in tempio Liberiano, pubblicata a Roma, per i tipi del Monaldi, nel 1864.
BIBL. – Marchetti 1875, pp. 305-320 (con bibl. e elenco delle opere); Sommervogel, VII, col. 129; Tricomi 1962, p. 366; Majolo Molinari 1963, I, pp. 581-582 n. 1017; Martina 1995, pp. 673-674; Diz. Scienziati, p. 1255; Monaco 2001, pp. 146-147, 151-154.