Chiesa di S. Andrea.

A Marta esistevano due chiese in onore di S. Andrea: la prima era vicina al fiume. Non sappiamo quando venne edificata ma siamo certi che esisteva nell’852 quando fu ricordata nel privilegio di Leone IV al vescovo di Tuscania Virobono. Marta allora era soggetta alla diocesi di Tuscania e la chiesa di Sant’Andrea era soggetta alla basilica di S. Maria Maggiore. Durante il pontificato di leone IX (1049-1054), il vescovo Benedetto ne riconosceva il possesso ma, poco più di un secolo dopo, nel privilegio accordato da Alessandro III a S. Maria Maggiore, la chiesa di S. Andrea non compare più. Probabilmente i canonici la reclamarono e nel 1323 il vescovo Angelo la riconfermò. Della chiesa, da quella data, non si hanno più notizie[1]. Molto più tardi, considerata l’importanza della pesca e la notevole presenza nella comunità di pescatori, i martani decisero di edificare un’altra chiesa dedicata al santo, questa volta sita proprio in riva al lago, anche se l’entrata era collocata nel centro storico. Si ha notizia della costruzione di questa nuova chiesa nel 1639[2]. Le prime visite pastorali che la riguardano risalgono al 1707: da questa sappiamo che il pavimento era in mattonato di pianelle in terracotta, il tetto era a due spioventi con due capriate interne, la pianta era rettangolare, il portone d’ingresso era finemente lavorato in pietra da taglio[3]. Negli anni 20 del 1900 la chiesa ha bisogno di restauri, ma mancano i fondi per intervenire. Nel 1930 il fabbricato della chiesa viene messo all’asta e venduto ad un privato. Oggi, nel luogo dove sorgeva la chiesa, è una abitazione ma la piccola piazza dove affacciava viene ancora detta di Sant’Andrea[4].

[1] M. Di Giovanni Andrea, Le chiese “scomparse” di Marta, Tesi di laurea, Università degli studi della Tuscia, Facoltà di Conservazione dei beni culturali, a.a., 2013-2014, p. 54.

[2] V. Angelotti [et al], A.D. 1703 … Facciamo voto … : Il terremoto e l’impegno di fede della Comunità di Marta con la Santissima Vergine, Marta 2003, p. 114.

[3] M. Di Giovanni Andrea, Le chiese “scomparse” di Marta, …, cit., p. 55.

[4] Ibidem, p. 58.

[Scheda di Elisa Angelone – Cersal]