Chiesa di S. Angelo in Spatha

Della chiesa dedicata a San Michele Arcangelo, costruita nell’VIII secolo[1], è attestata l’esistenza fin dall’epoca di Leone IV, assunto al soglio pontificio nel 928[2]. Viene elevata a collegiata nel 1092 quando alcuni pastori fanno rinuncia dei diritti che possedevano su di essa[3] ed il 18 maggio 1145 viene consacrata da Eugenio III[4]. L’importanza della chiesa per la città è testimoniata dall’agiato stato economico che fin dai primi momenti la caratterizza e dal favore che le è riservato dai vescovi che si succedono al governo della diocesi di Viterbo[5] e dai pontefici che le confermano privilegi e le concedono indulgenze e onori[6]. La tutela e la valorizzazione di Sant’Angelo riguarda però in primo luogo i canonici che, nella prima metà del XIII secolo, sostengono un fiero confronto con il Comune accusato di aver occupato l’area davanti alla chiesa per costruirvi la nuova residenza del Podestà[7]. Calmati i contrasti[8], ritrovato il favore dei i papi e la generosità dei fedeli, la chiesa torna ad abbellirsi ed arricchirsi[9].  Nel 1283 il Capitolo assume anche il titolo di San Giacomo a Rianese da una chiesa con annesso un ospedale per la cura dei lebbrosi posto sulla via di Montefiascone[10] e presto riunito ad un altro ospedale dipendente da Sant’Angelo e collocato nell’omonimo castello, accanto alla Rocca edificata in quegli anni dal cardinal Albornoz[11]. All’inizio del XIV secolo nella Rocca alloggia il pontefice, la penitenzieria è collocata nel portico di Sant’Angelo e dal chiostro della stessa chiesa emana le sue sentenze l’uditore del Cardinale Camerlengo[12].

La chiesa è considerata il tempio ufficiale del Comune, più che mai divenuta sacra ai viterbesi per la cacciata del tiranno Francesco Di Vico avvenuta nel giorno in cui si festeggiava l’apparizione dell’Arcangelo Michele[13]. Ancora nel secolo successivo in Sant’Angelo, si tengono le udienze del giudice delegato per le cause riguardanti le donne ed è collocato un “ceppo” per le denunce delle contravvenzioni alle leggi suntuarie. Questi anni sono caratterizzati da difficoltà economiche, amministrative e sanitarie che si risolveranno presto grazie all’intervento del clero e dei canonici della stessa Sant’Angelo[14]. Nel 1549 la caduta del campanile – che provoca il danneggiamento della parte anteriore e di gran parte del tetto della chiesa – riporta a S. Angelo il favore del Comune, che compie nella canonica le cerimonie ufficiali e che contribuisce largamente ai restauri ed alla costruzione della nuova facciata del tempio. Nel 1557 – in conformità con le direttive date dal Concilio di Trento – il vescovo Gualterio attua una serie di riforme nelle chiese viterbesi, unendo la parrocchia di Santa Croce a quella di Sant’Angelo[15]. Nel 1746 la chiesa viene riedificata e vengono riunite in un unico luogo le reliquie di san Savino e di atri santi che – eseguita la ricognizione ordinata dal vescovo – saranno portate in processione per le vie della città e depositate nella chiesa di San Leonardo[16].

[1] “La Rosa, Strenna Viterbese”, 1886, anno XVIII, Viterbo, Agnesotti, pp. 103, 105, 108.

[2] In quella data però la chiesa non era parrocchia, ma una semplice chiesa di jus patronato particolare sotto il quale diritto resterà fino al 1087 quando verrà venduta ad un canonico. Vedi Cedido, Serie Visite pastorali, visita Pianetti, 1827, Vol. I, Parte II, c 574 v.

[3] Le chiese di Viterbo, a cura di Attilio Carosi,  Viterbo, Agnesotti, 1995, scheda della chiesa di Sant’Angelo in Spata.

[4] G.  Signorelli, Viterbo nella storia della Chiesa, Vol. I, Viterbo, Cionfi, 1907, p. 126.

[5] Ibidem, pp. 165, 226, 230.

[6] Ibidem, p. 230; E. Parlato, S. Romano, Roma e Lazio il Romanico, Milano, Jaca Book, 2001, p. 302).

[7] G. Signorelli, Viterbo nella storia della Chiesa, cit., Vol. I, p. 312-313.

[8] I canonici ricevettero un indennizzo per i “danni” sofferti dalla distruzione dei portici dinanzi alla chiesa, dall’abbattimento degli alberi e delle mura del cimitero. Vedi G. Signorelli, Viterbo nella storia della Chiesa, cit.,  p. 312-313.

[9]Ibidem, pp. 193, 272, 300, 313.

[10] I diritti dell’ospedale erano stati ceduti nel 1218 dai frati di Citignano, e confermati nel 1220 dal vescovo Raniero; in seguito la chiesa fu detta di San Lazzaro. Vedi Ibidem,  p. 313.

[11] L’ospedale posto nel Castello di S. Angelo fu riunito a quello di S. Giacomo a Rianese nel 1316.

[12] Ibidem,  pp. Vol. I, pp. 366, 391, 394-395, 435; Vol. II, Parte I, p. 39, 219.

[13] Ibidem,  Vol. II, Parte I, p. 230.

[14] Ibidem, Vol. II, Parte I, p. 232.

[15] Pochi anni dopo, nel 1567 il card. Gambara, viste le cattive condizioni economiche della chiesa ridusse le cappellanie a quattro. L’unione venne revocata dal Binarino che riteneva  troppo esteso il territorio della parrocchia. Vedi, Ibidem, Vol. II, Parte II, p. 18, 47,249, 280, 360-361, 369.

[16] Le chiese di Viterbo, cit.; G.  Signorelli, Viterbo nella storia della Chiesa, cit.,  Vol. III, pp. 192 – 193.

[Scheda di Elisa Angelone – Cersal]