Gualtieri (Gualterio) Sebastiano – Vescovo (Orvieto, 22 gen. 1513 – Viterbo, 26 sett. 1566).

Appartenente all’antica famiglia patrizia, primogenito dei 12 figli di Raffaello, venne educato dal cardinale Agostino Trivulzio, al cui servizio rimase dal 1522 al 1548. In quegli anni il G. accompagnò il prelato in alcune legazioni in Francia presso la corte di Francesco I (1530-1531, 1536, 1539-1542). Vestito l’abito religioso il 15 marzo 1528, ricevette nel 1532 l’arcidiaconato di Orvieto, cittadina della quale nel 1553 venne nominato amministratore. Intanto, nel nov. 1549, il G. partecipò al complesso conclave che avrebbe portato il 7 feb. 1550 all’elezione di Giovanni Maria Ciocchi Del Monte (Giulio III), suo lontano parente grazie alle nozze di una sua cugina, Giulia Mancini, con Balduino, fratello di Giovanni Maria.

Agevolato nella carriera diplomatica da questa parentela, il G. (che prima di abbracciare lo stato ecclesiastico era stato sposato e aveva avuto due figli) venne creato vescovo di Viterbo e Tuscania il 13 gen. 1551, prendendo possesso della diocesi il successivo 21 giugno e affittando qui per lungo tempo, con il beneplacito apostolico, i beni di Bagnaia. Fondatore nel 1554 della cappella musicale di Viterbo, nello stesso anno il G. lasciò la sede vescovile alla volta della Francia, che raggiunse nel mese di giugno in qualità di nunzio apostolico; qui tentò di operare in favore della distensione delle relazioni tra il pontefice ed Enrico II. Tornato in Italia nel 1556, fu di nuovo in Francia nel marzo 1560, e nel 1562-1563 affrontò la sua missione diplomatica più complessa: quella di fare da raccordo, nel dibattito in corso al Concilio di Trento, tra Pio IV e Filippo II da un lato e il cardinale di Lorena Carlo di Guisa e il Re di Francia Carlo IX dall’altro.

L’oggetto del contendere era la natura del potere dei vescovi: se i vescovi erano stati istituiti da Cristo per guidare le chiese locali, essi derivavano il loro potere direttamente da Cristo e non dal papa; per questa via si poteva arrivare a legittimare non solo l’opposizione di un vescovo al papa ma anche la ribellione dei vescovi. La Curia romana non poteva accettare una soluzione del genere e non l’accettava il Re di Spagna che si ergeva a difensore delle prerogative del Papa. Su posizioni opposte era la gran parte dei vescovi francesi che nella maggior libertà dei vescovi dal Papa  vedevano non solo una base sicura per l’azione della riforma ma anche per la difesa delle prerogative del loro sovrano sulla chiesa di quel paese. Lo scontro divenne drammatico quando in campo scese l’Ambasciatore di Filippo II a difesa del Papa e dall’altra parte il cardinale Carlo di Guisa, portavoce della Francia. Un ruolo importante in questa contesa fu svolto proprio dal G. molto ascoltato dal cardinale di Lorena, che riuscì a far accettare una soluzione intermedia che non fu disapprovata dalla Spagna e che raccolse l’adesione dei vescovi francesi nella votazione che si svolse il 15 luglio 1563. Il Gualterio non ricevette mai riconoscimenti per il ruolo di mediazione svolto, che rimase allora per gran parte segreto, e proprio alla vigilia della votazione del decreto chiese e ottenne l’autorizzazione per poter lasciare il Concilio e ritirarsi nella sua diocesi, accampando le sue precarie condizioni.

Rientrato a Viterbo alla fine del 1563 (e lo Jedin ha scritto che non meritava quel oblio da parte della Curia visto il difficile compito che gli era stato affidato), vi trascorse gli ultimi anni di vita in non buone condizioni di salute. Tenne un sinodo diocesano che fu pubblicato (Constitutiones et decreta synodi dioecesanae Viterbien. 1564, Romae, apud Antonium Bladum impressorem cameralem, 1564) e faceva esplicito riferimento ai principali decreti che erano stati approvati a Trento. Commissionò interventi di restauro nel palazzo vescovile, come riportato in varie iscrizioni presenti nell’edificio; procedette ad una riforma della struttura delle parrocchie cittadine riunendo quelle con minore popolazione ed esigue rendite.

Decedette il 22 sett. 1566, e il suo corpo venne traslato nella cattedrale di Orvieto; il 7 ottobre gli succedette alla guida della diocesi di Viterbo Giovanni Francesco Gambara.

BIBL. – Moroni, CI, p. 209; Cappelletti, V, p. 517; Pastor, VII, pp. 137, 379-380, 382, 385, 429, 461, 510; HC, III, p. 335; Angeli 1983; Nicola Avanzini in DBI, 60, pp. 218-221 (con rif. bibl.).

[Scheda di Marina Bucchi – Ibimus; integrazione di Luciano Osbat – Cersal]