Salcini Rodolfo – Architetto, pittore (Viterbo 30 ag. 1911 – Roma 2 maggio 1991).
Figlio di Luigi e di Zelinda Ribeca, fu attivo a Viterbo e nella provincia a partire dal secondo dopoguerra, divenendo uno dei principali protagonisti della ricostruzione. Tra le sue realizzazioni sono da menzionarsi, in Viterbo, il restauro del palazzo Santoro in piazza Verdi, di impianto rinascimentale, al quale il S. volle conferire la facies originaria attraverso l’eliminazione delle modifiche stilistiche e morfologiche apportate nel corso dei secoli; la ricostruzione del palazzo Bonelli, distrutto dai bombardamenti aerei del 1944 e ultimato nel 1949.
Verso il 1950 ricostruì su proprio disegno il cancello d’ingresso del Prato Giardino; nel 1952 fu realizzata su suo progetto la «macchina» di S. Rosa, trasportata dal 1952 al 1958 in occasione della festività della patrona del capoluogo, caratterizzata da un linguaggio particolarmente innovativo che vedeva l’abbandono della tradizionale struttura lignea in favore di un’intelaiatura metallica. Ancora nella seconda metà degli anni Cinquanta fu impegnato con Domenico Smargiassi nella redazione del nuovo piano regolatore comunale. S. affiancò all’attività professionale quella di studioso: pubblicò saggi sullo sviluppo urbanistico di alcuni insediamenti della provincia, come Bolsena e Bassano Romano; collaborò nel 1960 con Bruno Maria Apollonj Ghettj all’allestimento della mostra Architettura della Tuscia e alla redazione dell’omonimo volume, che raccoglie un’accurata analisi delle testimonianze architettoniche di pregio esistenti sul territorio, corredate da rilievi e progetti di restauro.
Tra gli interventi edilizi attuati nel capoluogo è da segnalarsi un significativo gruppo di opere realizzate alla fine degli anni Cinquanta: l’ex Upim in via Matteotti (1958), l’edificio in piazza dei Caduti (1960) e il fabbricato in piazzale Gramsci fuori Porta Fiorentina, questi ultimi aventi il corpo scala come principale elemento di connotazione; indi la chiesa di S. Giacinta Marescotti in piazza della Morte, edificata ex novo sulle rovine del tempio, distrutto durante la seconda guerra mondiale, già dedicato a S. Bernardino ed inaugurata nel genn. 1960. Agli anni Sessanta risalgono infine la villa Quadrani in via S. Giovanni Decollato e l’edificio per uffici in viale Trento.
Trasferitosi a Roma nel 1964, fu autore anche nella capitale di realizzazioni di rilievo, tra le quali l’Hotel Ergife ed il Rome Airport Hotel Palace di Fiumicino (1970). S. fu anche un apprezzato pittore: numerosi i premi ed i riconoscimenti conseguiti in un percorso artistico che, malgrado l’intensa attività professionale, non conobbe interruzioni. Tra le numerose mostre personali e collettive si ricorda quella allestita in Viterbo negli anni Settanta presso la ex chiesa di S. Croce dei Mercanti, con 180 opere, tra oli ed acquerelli, eseguite nell’arco di un quarantennio.
BIBL. — Apollonj Ghettj 1960, pp. 3, 123; Mazza 1977; Salenti 1978; L’opera di Salcini 1983; Salcini 1985-86; Salcini 1991; Galeotti 2002, pp. 25, 380, 422, 538.