Sensi Mario –Sacerdote, Storico (Assisi, 15 ago. 1939 – Foligno, 25 mag. 2015),

Credo che don Mario Sensi non abbia scritto nulla di specifico sulla Tuscia anche se, come si vedrà, il nostro territorio è stato al centro della sua attenzione e i riferimenti all’Alto Lazio siano presenti in molti dei suoi studi. Era nato ad Assisi il 15 agosto 1939 da Gino e Marsilia Brunozzi; dopo aver frequentato il Seminario della sua Diocesi, era stato ordinato sacerdote nel giugno 1963 ed era stato nominato parroco di Colfiorito dove resterà con quell’incarico sino al 1988. Sarà Insegnante e poi Preside nelle Scuole medie dato che oltre la laurea in Teologia conseguita presso la Pontificia Università Lateranense, si era laureato in Filosofia nella Facoltà di lettere dell’Università di Perugia nel 1967. Il distacco da Colfiorito, nel 1988, era stato determinato dalla nomina a docente di Storia della Chiesa ricevuta dalla Pontificia Università Lateranense in quella data; sarà nel 2002 confermato nella cattedra di Storia della Chiesa antica e medievale nella stessa Università e nel 2009 sarà nominato Professore emerito al momento del suo pensionamento. Numerosi sono stati gli incarichi che ha ricevuto sia in ambito ecclesiastico che in quello civile e tra questi quello di Consultore della Congregazione delle cause dei santi (dal 2002), Cancelliere vescovile della Curia di Foligno (dal 2004), Membro del Pontificio comitato di scienze storiche (dal 2007); Cavaliere della Repubblica italiana (dal 1980). Prelato d’onore di Sua Santità (dal 2002). E’ morto nell’Ospedale di Foligno il 25 maggio 2015.

La mia conoscenza con don Mario Sensi data alla fine degli anni Settanta quando il Centro di ricerche per la storia dell’Alto Lazio (Cersal) era stato da poco costituito e la sua biblioteca e le sue conferenze si tenevano presso la sede delle Edizioni di storia e letteratura, a Via Lancellotti 18, a Roma. In quel Palazzo Lancellotti, dove io ero passato dalla occasionale collaborazione con Gabriele De Rosa (da cui ero stato chiamato all’Università di Salerno come “Assegnista” presso la sua cattedra di Storia moderna e contemporanea nel 1968) ai sempre più frequenti contatti con don Giovanni Antonazzi e Romana Guarnieri (fondatori e componenti il Direttivo del Cersal), è probabile che siano avvenuti i primi contatti con don Mario che, in quegli anni, aveva già pubblicato alcuni studi sui Disciplinati tra Umbria e Marche ed era interessato al tema degli archivi locali e degli archivi ecclesiastici in particolare, tema questo che aveva visto l’impegno costante del Cersal fin dalla sua nascita nel 1977. E’ in quegli anni che si collocano anche i primi contatti tra don Mario e Romana Guarnieri che tanta parte avranno poi per indirizzare gli studi del prete umbro verso le donne recluse,  le bizzoche, le eremite. Nel numero 2 della “Rassegna degli studi e delle attività culturali nell’Alto Lazio”, uscito nel 1981, si dava conto delle iniziative del Cersal e si diceva che nel maggio 1980 Romana Guarnieri aveva partecipato al Convegno storico-bernardiniano che si era tenuto all’Aquila con una relazione su “Donne di penitenza e S. Bernardino” e che nell’ottobre dello stesso anno la stessa Romana, in occasione di una Mostra allestita a Colfiorito sui santuari terapeutici, aveva tenuto una conversazione sul tema “Storia dei santuari, pietà e santuari”, a conferma che, a quelle date, la conoscenza e il rapporto di amicizia tra don Mario e Romana aveva già fatto molta strada. Nel 1982 don Mario,  che aveva conosciuto in maniera approfondita le attività del Cersal, tiene una relazione alla Domus Mariae a Roma, durante i lavori del colloquio organizzato dallo stesso Cersal su “I santuari: problemi e prospettive di ricerca” (al quale sono relatori Giovanni Besutti, G. De Rosa, R. Guarnieri, Franco Pitocco, Luigi Fiorani). Egli parla sul tema “Metodi e tecniche per l’analisi di uno spazio sacro: l’esempio della montagna fulignate”.  I contatti con don Mario Sensi, dopo di allora, sono proseguiti soprattutto con Romana Guarnieri perché tra il 1983 e il 1984 la biblioteca del Cersal era stata trasferita a Morlupo e le riunioni di programmazione e di verifica dei lavori di ricerca ormai si svolgevano presso la nuova sede (che era presso l’abitazione di don Giovanni Antonazzi) in Via Flaminia 67 a Morlupo. Il mio rapporto con don Mario ha avuto altri due momenti documentati che sono la sua partecipazione al convegno su “Le confraternite in Italia centrale fra antropologia musicale e storia. Studi e ricerche dal convegno nazionale. Viterbo – maggio 1989” con la relazione su “La processione del Cristo morto tra Umbria e Marche”; la sua partecipazione al progetto di inventariazione degli archivi diocesani italiani che si è sviluppato tra la fine degli anni Ottanta e i primi del Novanta e che ha portato alla pubblicazione delle schede di presentazione di ciascun archivio diocesano: all’interno di questo progetto don Mario ha pubblicato la scheda relativa all’Archivio diocesano di Foligno del quale, in quegli anni, era il direttore.

Ci sono stati poi altri momenti nei quali ci siamo incrociati, partecipando a seminari e convegni, dei quali non ho memoria. Ma so invece quanto siano stati importanti i suoi studi e le sue ricerche per indirizzare anche quelle del Cersal e, in parte, anche le mie. Mi riferisco in particolare all’insistenza con la quale ha continuato ad occuparsi di quel territorio che era l’altopiano di Colfiorito, cerniera tra l’Umbria e le Marche, e quelle due regioni che possono considerarsi quasi l’espansione naturale dell’altopiano stesso. Le persone, le istituzioni, i fenomeni naturali, gli archivi: tutto diviene il tema quotidiano delle sue indagini che spaziano dal Medioevo all’Età contemporanea in quella parte dello Stato pontificio che ha rappresentato, sempre, la premessa e la spiegazione di tutto quello che trovava compimento poi nel Lazio: in particolare nella Tuscia, nella Maremma laziale, nella Campagna romana.

Il primo tema che mi ha trovato a lavorare in una prospettiva analoga di quella di don Mario è stato quello relativo all’importanza delle visite pastorali, dei sinodi e delle relationes ad limina nello studio della storia della vita religiosa di una diocesi. Il suo intervento e quello di Enzo Petrucci sui vescovi e sui sinodi nell’Italia centrale tra Medioevo e la prima Età moderna al convegno di storia della Chiesa di Brescia nel 1987 sono stati per me una chiave di volta per spiegare poi quello che è avvenuto anche nel Lazio settentrionale, all’origine dell’Età moderna: la nascita cioè di una diocesi che non è solo una testimonianza di governo ecclesiastico ma è un’esperienza di governo del territorio che diviene un modello anche per quel controllo che più avanti sarà esercitato dallo stato centrale. L’attenzione particolare alle visite pastorali e ai sinodi è stata per il Cersal la prima e la più importante motivazione della necessità di procedere per prima cosa, prima ancora di cominciare a sviluppare diverse aree di ricerca, a tutelare, recuperare, inventariare gli archivi diocesani dell’Alto Lazio. E’ un lavoro che ci ha visto già impegnati nei primi anni Ottanta, con i convegni sugli archivi ecclesiastici e sugli archivi comunali dell’Alto Lazio e poi con i progetti di intervento concreto sugli archivi diocesani di Sutri e di Nepi, di Civita Castellana e di Orte, di Viterbo e di Tuscania, di Porto-Santa Rufina, di Tarquinia e di Civitavecchia.

Il secondo tema è stato quello delle confraternite che don Mario ha studiato a partire dalle origini in Eta medievale e che il Cersal ha sviluppato invece solo sulla base della documentazione più frequente, dall’epoca del Concilio di Trento fino ai nostri giorni. Per la nostra ricerca era importante in primo luogo ricostruire finalità, organizzazione, durata nel tempo, rapporti con la diocesi, funzione sociale ed economica delle confraternite e poi seguire la loro evoluzione nel tempo: da perno della vita religiosa nei tempi del Concilio di Trento a ostacolo per la realizzazione della centralità della parrocchia nel XVIII e XIX secolo. E per far questo era indispensabile anche qui rilevare la documentazione ancora esistente nei vari luoghi (archivi diocesani, archivi di confraternite sopravvissute, archivi comunali per quelle confluite nelle Congregazioni di carità, archivi di Stato) e procedere a nuove inventariazioni e poi a studiare quei documenti. L’attenzione alle visite pastorali per un verso e quella alle carte confraternali per l’altro ha portato a definire i contorni di quella ricerca sulla “cartografia religiosa dell’Alto Lazio” che è ancora in corso da parte del Cersal e nella quale l’individuazione di una parrocchia, di un convento e monastero, di una confraternita o di un altro luogo pio si lega alla segnalazione della documentazione archivistica disponibile per approfondimenti e nuove ricerche

Il terzo tema si collega ai Monti frumentari che è una delle questioni che don Mario ha studiato fin dai primi anni Settanta e che poi ha approfondito anche successivamente. Era inevitabile che l’analisi più approfondita delle visite pastorali conducesse all’attenzione che i vescovi dedicavano ai Monti frumentari che, nella Tuscia, sono stati presenti quasi in ogni paese e che sono rimasti in funzione sino alla fine del XIX secolo. La loro funzione era quella di aiutare le famiglie più povere del paese prestando loro una quantità modesta di grano da seminare in autunno con l’impegno di restituirlo nell’estate successiva con l’aumento necessario a coprire le spese di immagazzinaggio del grano nel corso dell’estate. Quella che veniva raccolta non era mai una quantità sufficiente, date le rese del tempo, alla produzione del pane per il resto dell’anno: infatti perseguiva solo l’obiettivo di rendere meno drammatica la vita quotidiana che, per tutta la famiglia, significava avere del pane da mangiare. I conventi e i monasteri, soprattutto quelli più dotati di beni, svolgevano anche loro una funzione di soccorso delle famiglie più povere in occasioni di carestie, di calamità naturali e in prossimità delle grandi feste liturgiche. Ma nelle diocesi dell’Alto Lazio i conventi ed i monasteri si concentravano quasi esclusivamente nei capoluoghi e quindi mancava questo aiuto in tutti gli altri paesi dove diventava ancor più importante il ruolo che era affidato ai Monti frumentari.

Non so se don Mario ha avuto occasione di incontrare ecclesiastici originari o attivi nelle diocesi dell’Alto Lazio[6] e di lasciare, anche per quella via, testimonianze della sua passione per lo studio e della sua ansia di capire le vicende di quella Chiesa, soprattutto di quella Chiesa presente nelle regioni dell’Italia centrale, che è stata la sua compagna nel cammino terreno.

E’ certo che per chi scrive e per il Centro di ricerche per la storia dell’Alto Lazio è stato un punto di riferimento al quale ci siamo rivolti, e continuiamo a rivolgerci, con rispetto e con la certezza di trovare sempre il suo aiuto.

Bibliografia di don Mario Sensi (con riferimento anche alla Tuscia e a Romana Guarnieri):

  • Maria di Valverde a Corneto (Tarquinia): una convenzione tra i servi della b. Maria Madre di Cristo, la loro fraternità mariana e i frati minori, in “Collectanea franciscana”, 57 (1987), pp. 289-316;
  • Romana Guarnieri, bibliografia, in “Bailamme”, VII/14 (1993), pp. 235-243;
  • L’eredità di don Giuseppe De Luca negli eruditi preti, in “Archivio italiano per la storia della pietà”, n. 9 (1996), pp. 373-378;
  • Monachesimo femminile nell’Italia centrale (Sec. XV), in Il monachesimo femminile in Italia dall’Alto medioevo al secolo XVII a confronto con l’oggi, a cura di G. Zarri, Negarine di S. Pietro in Cariano, 1997, pp. 135-168;
  • Sui monti di pietà pecuniari e frumentari, in Studi in onore di Ottorino Pietro Alberti, a cura di F. Atzeni, T. Cabizzosu, Cagliari, 1998, pp. 557-586;
  • La francigena via dell’Angelo, in Francigena: santi, cavalieri, pellegrini, a cura di P. Caucci von Sauken, Milano 1999, pp. 239-295;
  • Santuari, pellegrini, eremiti nell’Italia centrale, 4 voll., Spoleto 2003;
  • “Fuoco sacro” delle grandi epidemie e “potenza di sant’Antonio, in I riti del fuoco e dell’acqua nel folclore religioso, nel lavoro e nella tradizione orale, Atti del Convegno di studi, Museo delle tradizioni popolari di Canepina, 19-21 settembre 2003, a cura di A. Achilli, D. Bertolini, Roma 2004, pp. 29-61;
  • Bio-bibliografia di Romana Guarnieri, in “Archivio italiano per la storia della pietà”, 18 (2005), pp. 31-81;
  • Tipologia e funzioni dei santuari nell’Italia centrale, in I santuari cristiani d’Italia: bilancio del censimento e proposte interpretative, a cura di A. Vauchez, Rome, École francaise, 2007, pp. 89-129;
  • Monasteri e conventi nella diocesi di Orvieto in età medievale, in Storia di Orvieto. Il Medioevo, a cura di G.M. Della Fina, C. Fratini, Orvieto 2007, pp. 103-129;
  • I Mendicanti a Orvieto, in Storia di Orvieto, III: Quattrocento e Cinquecento, a cura di C. Benocci, G. Della Fina, C. Fratini, Orvieto 2010, pp. 91-118;
  • Fonti della santità negli archivi ecclesiastici, in “Archiva Ecclesiae”, 50-52 (2007-2009), pp. 49-70;
  • “Mulieres in Ecclesia”. Storie di monache e bizzoche, 2 voll., Spoleto 2010;
  • Santuari mariani e pellegrinaggi tra tardo antico e basso medioevo, in “Theotokos. Ricerche interdisciplinari di mariologia”, XXI/2 (2013), pp. 301-428;
  • Arduino Bertoldo, vescovo di Foligno [Necrologio], in “Bollettino storico della città di Foligno”, 35/36 (2012-2013), pp. 499-506 [già Vicario generale di Civita Castellana-Orte].

BIBL.: F. Frezza, Pietas et civitas. Ricordo di Mario Sensi, prete storico della Chiesa, della pietà popolare e della religione civica, in “Picenum Seraphicum”, anno XXX (2015-2016), pp. 111-159; Amicitiae sensibus. Studi in onore di don Mario Sensi, a cura di A. Bartolomei Romagnoli, F. Frezza, Foligno, Accademia Fulgina, 2011.

[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]