Siciliano, Lavinia – Beghina (Viterbo, Secc. XVI-XVII)
Era una giovane terziaria domenicana di Viterbo alla quale fu affidata Francesca Vacchini (V.) perché, nella intenzione dei parenti di quest’ultima, trovasse un nuovo equilibrio nella sua vita spirituale. Invece la tutrice contribuì ad accrescere l’impeto devozionale della Vacchini che finì per radicalizzarsi. In questo contesto nacque l’esperienza della “Divota Comunella”, un gruppo di donne devote che sotto la guida di Roberto Roberti Vittori (V.), padre domenicano, priore del convento di Santa Maria in Gradi di Viterbo, avviarono un’esperienza di vita spirituale all’insegna della penitenza, del digiuno, della preghiera, della comunione frequente, senza entrare in una congregazione religiosa. La morte della Vacchini, il 9 ottobre 1609, accompagnata da una fama di santità che già si era diffusa, sollecitò il Roberti Vittori a compiere i passi che portavano di solito all’avvio di un processo di beatificazione e il suo progetto ebbe ulteriore impulso per la sua nomina a vescovo di Tricarico, nel Regno di Napoli. Ma questi progetti si scontrarono con il Sant’Ufficio che mal tollerava che i procedimenti che portavano alle beatificazione e canonizzazioni partissero a livello locale, anche se sostenuti dai vescovi diocesani. E quindi gli ostacoli posti allo stesso Roberti Vittori e ai suoi collaboratori portarono all’esaurimento della esperienza viterbese che fu conosciuta anche fuori Viterbo ma non riuscì ad espandersi anche se vi fu qualche esperienza analoga – che a quella della Vacchini si ispirava – che si sviluppò sia nel Meridione (per l’influsso del vescovo di Tricarico) che anche a Roma.
Non si hanno notizie sulla vita successiva della Siciliano e della sua compagna Bisiliana Pastoracci e poi di Caterina De Georgis d’Amatrice entrata nella congregazione della Vacchini dopo la morte di questa.
BIBL.: M. Gotor, I beati del papa. Santità, Inquisizione e obbedienza in età moderna, Firenze 2002 (in particolare il capitolo “Il culto di Francesca Vacchini da Viterbo: tra Inquisizione e santità”, pp. 255-284); G. Signorelli, Viterbo nella storia della Chiesa, 1610-1944. Volume terzo. Parte prima, Viterbo 1964, pp. 3-5..
[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]