Spadensi – Famiglia (Viterbo, Secc. XVI-XVII)
La famiglia fu iscritta all’Albo del patriziato viterbese nel 1605 ma la sua presenza a Viterbo era già attestata nel 1572 quando Giulio, figlio di Nicola Spadari di Arezzo abitante a Viterbo nominava suo procuratore il padre che era assente per procedere in suo nome alla divisione dei beni di Arezzo con i suoi fratelli. Nello stesso anno Leonardo, setaiolo, cioè mercante in seteria, aveva bottega in Piazza Santo Stefano, contrasse matrimonio con la nobile viterbese Adriana De Antiquis. Nel 1577 prendeva in affitto da Giacomo Sacchi il podere Merlano sulla strada per San Martino al Cimino. Nel 1586 il priore di Santa Maria della Quercia gli concedeva l’autorizzazione ad adornare di stucchi e pitture la cappella sotto il titolo dell’Annunziata. La cappella sarà poi arricchita da una tela ad olio raffigurante l’Annunciazione della Vergine (1588) nella quale, nella parte inferiore destra si legge lo stemma del committente: oggi è nel convento romano di Santa Sabina.
Da Leonardo e Adriana erano discesi Girolama, Diamante e Donato. Nel 1609 era tra i quattro Conservatori del Popolo di Viterbo e nuovamente ne 1619. Nel 1627 prendeva in affitto la tenuta di San Savino nei pressi di Tuscania. Apparteneva all’Ordine dei Cavalieri del Giglio e questo gli concedeva l’autorità di nominare notai e giudici: cosa che fece nel 1628 e nel 1638. Nel 1633 era deputato e ministro del Monastero delle Povere fanciulle orfane della città di Viterbo.
Donato morì il 21 settembre 1638 e nel suo testamento lasciava diversi legati alla chiesa di San Salvatore, poi per la costruzione di una cappella a Santa Maria Nuova, poi per la celebrazione di messe in suffragio e di preghiere, ma anche numerosi altri per molte chiese e luoghi pii di Viterbo. Dopo la sua morte la madre Adriana rimase unica erede e quindi con atto del 15 gennaio 1641 trasferì il resto del patrimonio al nipote Paolo Vittorio nato dal matrimonio di sua figlia Girolama con Gabriele Fani.
Paolo Vittorio Fani, entrato in possesso dei beni ereditati dagli Spadensi, associò per qualche tempo gli stemmi e i nomi delle due casate. Suo nipote Sebastiano Gregorio Fani tra il 1691 e il 1693 fece realizzare una nuova cappella in Santa Maria Nuova secondo le volontà del fu cavaliere Donato Spadensi, cappella che fu arredata con un quadro di Bonaventura Lamberti di Carpi: nelle ristrutturazioni del XX secolo il quadro e lo stemma marmoreo della famiglia sono stati rimossi e il quadro ora si trova nella sede della ex Cassa di risparmio di Viterbo.
La loro abitazione era situata a San Giacomo alla Strada Nova passata poi ai Fani e da questi ai Cherofini. E un edificio di loro proprietà era collocato all’incrocio della Via Nova con l’attuale Via Annio. E la scritta CANTO ALLA CROCE che è incisa nel fascione di peperino che lambisce le basi delle finestre del primo piano è databile al 1578 come si ricava dai documenti coevi. Il palazzo si inseriva nel nuovo assetto urbanistico che il cardinale Alessandro Farnese volle dare al centro di Viterbo per collegare Fontana Grande con la Piazza del Comune.
BIBL. – N. Angeli, Famiglie viterbesi. Storia e cronaca. Genealogie e stemmi, Viterbo 2003, pp. 493-495.