Tenderini Giovanni Francesco Maria – Vescovo (Carrara 17 ott. 1668 – Civita Castellana 1° marzo 1739).
Nato a Carrara (che allora era principato retto dalla famiglia Cybo), figlio del conte Domenico e della contessa Isabella Ghirlanda, dopo i primi studi compiuti nella sua città si trasferì a Pisa dove si laureò in utroque iure il 4 febbr. 1690. L’anno successivo venne a Roma per continuare la pratica di avvocato e qui si decise per la vita ecclesiastica. Completati gli studi di filosofia nel Collegio romano e poi di teologia alla Casanatense, fu consacrato sacerdote il 9 nov. 1698. Fu attivo nell’Oratorio di S. Filippo Neri e nella Congregazione della dottrina cristiana. Fu canonico di S. Prisca a Roma e, dopo aver resistito a precedenti proposte di nomina fattegli dal papa Clemente XI, accettò per obbedienza quella a vescovo di Civita Castellana e Orte. Era il 5 dic. 1718: fu consacrato a Roma dal patriarca di Costantinopoli, il cardinale Camillo Cybo, l’11 dello stesso mese.
Il 22 marzo 1719 prese possesso della Diocesi e, poco dopo il suo insediamento, svolse una prima visita della diocesi (1719), seguita da una successiva nel 1730 e da una terza avviata poco prima di morire. A Civita Castellana il T. trovò una difficile situazione economica: disordine nella contabilità e mancanza di documenti certi che attestassero il diritti della Mensa vescovile. Fu costretto quindi a vivere in grande ristrettezza e a fare ricorso abitualmente ai beni della sua famiglia e al soccorso degli influenti amici. Nel 1721 consacrò nuovamente la cattedrale di Orte dopo i lavori di ristrutturazione che erano stati avviati nel 1715 dal suo predecessore; egli la dotò di un nuovo organo. Nel 1725 partecipò al Concilio romano convocato da Benedetto XIII e, per invito del pontefice, tenne un’orazione in concilio per esortare i suoi confratelli a dare esecuzione a quanto a Roma si stava decretando. In quell’anno fu eletto assistente al soglio pontificio: era il 29 maggio 1725
Nel 1736 iniziò i lavori di ristrutturazione della cattedrale, che terminarono negli anni Quaranta del secolo, affidandosi alle eleganti forme dell’architetto Gaetano Fabrizi inviato dal cardinale Cybo. Ordinò l’avvio dei lavori di restauro dell’altare dedicato ai ss. Gratiano e Felicissima, facendovi collocare ai lati alcune edicole marmoree, e approntò un sepolcro per la sua persona. La cripta venne utilizzata dalla Congregazione dei contadini fondata e diretta dallo stesso vescovo. Durante i lavori nella cattedrale fu rinvenuto un affresco, rimasto coperto per sei secoli da una scala, che riproduceva un’immagine della Madonna con la scritta “Ego sum lux”. L’affresco fu staccato e riposto nella cappella della cattedrale, posta nel transetto di destra, che poi fu chiamata cappella della Madonna della luce proprio dall’immagine che vi era stata collocata e alla quale il T. si mostrò particolarmente affezionato.
Nelle “Relationes ad limina” che presentò a Roma regolarmente il T. oltre a far presente lo stato delle due Diocesi di Civita Castellana e di Orte che egli governava, ebbe modo di spiegare perché non era riuscito a creare un seminario per la preparazione dei chierici (per la esiguità delle risorse finanziarie) e sostenne che la creazione del seminario era anche prioritaria rispetto allo svolgimento di un sinodo che ancora, per queste ragioni, non aveva convocato.
Il T. morì a Civita Castellana nel 1739, e l’anno seguente una lapide in sua memoria venne apposta dal cardinale Cybo nella cattedrale. Immediatamente si pensò di avviare la causa di beatificazione e canonizzazione: dieci anni dopo la sua morte cominciarono a Civita Castellana e Orte i processi sulle virtù e miracoli del T. che, nel 1794, portarono al decreto che lo dichiarava Venerabile.
BIBL. – Tiraboschi, VI, p. 280; Gerini 1829, p. 136; Michele Tavani, Vita del ven. servo di Dio mons. Giov. Francesco Tenderini, Roma, Civiltà Cattolica, 1870; Moroni, XLIX, pp. 191-192; Gams, p. 686; Serie dei vescovi 1889, n. 25; HC, v, p. 159; Pulcini 1974, pp. 241-242; Pulcini 198la, p. 46; Sciarra – De Carolis 1983, pp. 75, 104, 218, 228, 263, 282, 290; Boscolo et al. 1993, pp. 107, 110 nn. 5, 9.