Tommaso d’Aquino, o.p. – Teologo, san­to (Roccasecca, 1224/1225 – Fossanova, 7 mar. 1274).

Figlio di Landolfo dei conti di Aquino, nac­que nel castello di Roccasecca in un periodo com­preso tra la fine del 1224 e l’inizio del 1225 (meno probabile è la data di nascita fissata al 1221). Tra il 1230 e il 1239 fu oblato presso il monastero bene­dettino di Montecassino; dopo un breve rientro in famiglia, nell’autunno del 1239 diede inizio alla sua formazione intellettuale frequentando presso l’Uni­versità di Napoli la facoltà delle arti aperta alle nuo­ve correnti filosofiche dell’aristotelismo. La sua decisione di entrare, ormai ventenne, nell’Ordine dei Predicatori incontrò l’opposizione dei familiari. Messosi in cammino alla volta di Parigi, al seguito di Giovanni il Teutonico, maestro generale dell’Ordine, fu infatti rapito e riportato a Roccasecca dai fratelli. Riottenuta la libertà nel 1244, raggiun­se la Francia e fino al 1248 frequentò la facoltà di teologia sotto la guida di Alberto Magno. Nel 1252, dopo un periodo di quattro anni trascorso a Colonia, dove il suo maestro era stato investito della dire­zione dello studium generale fondato nella città te­desca dall’Ordine, rientrò a Parigi.

Presso la facol­tà di teologia fu incaricato prima, dal 1252 al 1254, come baccelliere biblico di leggere la Sacre Scrit­ture, poi, dal 1254 al 1256, come baccelliere sentenziario di commentare le Sentenze di Pier Lombardo che costituivano il manuale sistematico di teologia nei corsi universitari. Dal 1257 al 1259, infine, vin­te le resistenze dei maestri secolari, insegnò teolo­gia in qualità di maestro reggente di filosofia. In questi anni scrisse il De ente et essentia, un breve trattato di terminologia filosofica, i commenti alle Sentenze di Pier Lombardo, al De Trinitate e al De hebdomadibus di Boezio e al De divinis nominìbus di Dionigi Areopagita. Rientrato in Italia, seguì la corte pontificia nelle sue successive residenze: in­segnò ad Anagni (1259-1261), a Orvieto (1261-­1265), dove attese alla stesura della Summa contra Gentiles, a Roma (probabilmente a S. Sabina), dove iniziò la stesura della prima parte della Summa Theologiae (1265-1267), e infine a Viterbo (1267­-1268).

A questo periodo si datano ulteriori com­menti alle Scritture e i commenti alle principali opere aristoteliche: all’Etica, alla Metafìsica, al Trattato sul cielo e all’Etica a Nicomaco. Nel com­mento di Aristotele, pur avendo come modello la parafrasi fatta dal suo maestro Alberto Magno, si cimentò nello studio letterale dei testi; volle anche tralasciare la versione corrente dei commentatori arabi, per poter pienamente attingere all’impianto speculativo e alla sistemazione organica delle ope­re di Aristotele. Tra il 1269 e il 1272 si colloca il secondo soggiorno parigino durante il quale inse­gnò teologia e scrisse la seconda parte della Summa Theologiae, in quest’arco di tempo T. partecipò alla polemica sorta contro le teorie sostenute da Sigieri di Brabante, il più autorevole esponente dell’averroismo, mettendo mano all’opuscolo De imitate intellectus contra averroistas parisienses. Nello stes­so tempo, fu impegnato a difendere alcune delle sue interpretazioni di Aristotele contro gli attacchi dei teologi conservatori dell’Università. Nel 1272 la­sciò per la seconda volta Parigi e, su richiesta di Carlo di Sicilia, fratello di Luigi IX re di Francia, insegnò a Napoli nello studium aperto presso l’Uni­versità.

Nel 1274, nominato teologo della commis­sione preparatoria del secondo concilio ecumenico convocato da Gregorio X a Lione, si mise in viag­gio alla volta della Francia. Le sue precarie condi­zioni di salute, pochi giorni dopo la partenza, lo co­strinsero però a fermarsi presso l’abbazia cister­cense di Fossanova, dove morì. Nel 1323 fu cano­nizzato da Giovanni XXII; dal 1567, anno in cui fu proclamato Dottore della Chiesa da Pio V, è desi­gnato con il titolo di Doctor angelicus.

Il Com­mento alle Sentenze presenta il pensiero di T. in for­mazione, quando ancora deve verificarsi la presa di distanza radicale dalle teorie averroiste, mentre nei Commenti di Aristotele e di Dionigi si possono co­gliere le due fonti d’ispirazione del suo pensiero. La sistemazione organica e completa del tomismo si trova nelle prime due parti della Summa Theolo­giae, nella Summa contra Gentes l’autore sottopo­ne a ulteriori prove i problemi già esposti e risolti nell’opera precedente. Successivi approfondimen­ti sono condotti nelle Quaestiones disputatae e nel­le Quaestiones quodlibetales. A queste opere devo­no, infine, aggiungersi i seguenti trattati monogra­fici: il De regimine principum, il De compendio theologiae e il De substantiis separatis.

Opere. – Principali opere in traduzione italiana: La somma teologia, 35 voll. (Bologna, pdul Edizioni Studio Domeni­cano, 1895); Somma contro i Gentili (Torino, utet, 1975); La potenza di Dio, 3 voll. (Firenze, Cardini, 1991-95); Com­mento al “Libro delle cause” (Milano, Rusconi, 1986). Que­stioni disputate, la verità, 3 voll., Bologna, pdul Edizioni Studio Domenicano, 1992-93.

BIBL. – Daffara 1952; Clemens M. Joris Vansteenkiste in Bi­bliotheca Sanctorum, XII, coll. 1869-1876; Ghisalberti 1974; Fabro 1983; Chenu 1985; Ghisalberti 1990a; Ghisalberti 1990b; Torrei 1994; Eiders 1995; Cantelli Berarducci 1998, pp. 673-674; Francesco Santi in II grande libro dei santi, III, pp. 1869-1876; Ghisalberti 1999; Ghisalberti 2000; Petagine 2000.

[Scheda di Barbara Rotondo – Srsp; riduzione di Luciano Osbat – Cersal])