Tittoni Vincenzo — Deputato (Manziana, 5 nov. 1830 – Roma, 4 lug. 1905).

Membro di una fami­glia di mercanti dell’Agro Romano, di solida ric­chezza e buon prestigio, partecipò attivamente alla lotta contro il potere pontificio, che sostenne con cospicue elargizioni di fondi. Tenente d’artiglieria, combatté per la difesa di Roma nel 1849. Nel 1855 entrò a far parte del Comitato Nazionale Romano all’interno del quale assunse il nome in codice di Cencio. Costretto ad allontanarsi da Roma nel 1860, in conseguenza della repressione poliziesca dopo le manifestazioni liberali del 1859, continuò comun­que l’attività politica attiva, sempre in rapporto con il Checchetelli. Nel 1860 era in Umbria con Fanti, per poi trasferirsi a Livorno, dove lo raggiunse il fratello Angelo; T. divenne in breve uno dei perso­naggi più eminenti del gruppo di fuoriusciti politi­ci romani. Si occupava dell’assistenza agli emigra­ti per ragioni politiche e, in particolare, organizza­va lo scambio della corrispondenza e delle infor­mazioni tra il Checchetelli e i membri del Comita­to ancora residenti nello Stato Pontificio. Con il fra­tello si occupava inoltre della pubblicazione e del­la diffusione della stampa clandestina; a Firenze frequentava la tipografia de «La Nazione», giornale che inviava a Roma, e il suo nome figura tra i col­laboratori de «L’Eco del Tevere», settimanale clan­destino stampato a Temi e sostenuto dai membri del Comitato.

Alla morte del Cavour, com’è noto, il Co­mitato vide con favore l’ascesa del Ricasoli, primo ministro dal giugno 1861; poco dopo, T. si recò a Parigi, membro della deputazione del Comitato Na­zionale inviata per portare all’imperatore un indi­rizzo che richiamasse la sua attenzione sulla que­stione romana. I delegati non furono ricevuti a cor­te e T., stupito dell’ostilità percepita nei confronti del nuovo primo ministro, avviò in collaborazione col Tipaldi una campagna di stampa sui giornali francesi in favore del capo del governo italiano. In rappresentanza del Comitato Nazionale Romano fu a Napoli nel 1864, dove sostituì il medico Clito Car­iucci nell’opera di avvicinamento agli ambienti ri­voluzionari della città e soprattutto al cardinal D’Andrea, con il quale il Cariucci era riuscito a sta­bilire utili relazioni di cui poi riferiva puntualmen­te a Roma. A Napoli, ormai in posizione critica nei confronti del Silvestrelli e di Checchetelli, T. tornò più volte, nel 1865 e nel 1866; a quel periodo risal­gono frequenti contatti col Pianciani, con il quale si confrontò sulle possibilità di un’azione per la libe­razione di Roma.

Nel 1867, comunque, T. parteci­pò attivamente con il Nicotera all’organizzazione della spedizione garibaldina nell’Agro Romano. Membro della Giunta provvisoria di governo isti­tuita a Roma nel sett. 1870, il mese successivo en­trò a far parte della nuova Giunta provvisoria per il municipio di Roma. Con Emanuele Ruspoli si recò a Firenze per sostenere presso Vittorio Emanuele II e il governo Lanza la necessità di un plebiscito.

Alle elezioni politiche del nov. 1870 T. fu tra i cinque candidati proposti dal Comitato elettorale della Sala Dante, filiazione del Circolo Cavour cui facevano capo i moderati; in quell’occasione, forte del soste­gno del circolo dei commercianti, fu eletto al ballottaggio al primo collegio di Roma, nel quale la si­nistra gli aveva contrapposto l’avvocato Biagio Pla­cidi. Tornò alla Camera nella XIV legislatura quale rappresentante del collegio di Frosinone; di nuovo, nella XV legislatura, rappresentò il quarto collegio di Roma. Con r.d. del 7 giugno 1886 fu nominato se­natore; commendatore della Corona d’Italia, de­scritto dai contemporanei come un «liberale vec­chio stampo» sempre fuori dalle dispute tra schie­ramenti, nel 1898 fu commissario di sorveglianza al debito pubblico. Il figlio Tommaso (1855-1931, vedi) fu ministro degli Esteri nell’età giolittiana e di nuo­vo con Nitti nel 1919. Fu inoltre ambasciatore a Pa­rigi, primo delegato italiano alla conferenza di Ver­sailles e presidente del Senato dal 1919 al 1929. Ebbe a Manziana il bel palazzo già dei governatori pontifici.

BIBL. e FONTI — MCRR, Fondo Comitato Nazionale Romano, b.4; Fondo Checchetelli, bb. 183, 186, 192.  Sapuppo Zanghi 1883, p. 259; Amato 1896, pp. 113-114; Sarti 1898, p. 531; Bellini 1927, pp. 131-133; DR, IV, p. 438; Majolo Moli­nari 1963, I, pp. 333-334 n. 601; Pavone 1962-63, pp. 420­422, 425, 436; Lodolini Tupputi 1970, pp. 143, 156 (con rif. alle fonti d’archivio); Bartoccini 1971, pp. 133, 151, 207, 213, 261, 297, 342, 445, 491 (con rif. a fonti d’archivio e bibl.); Diz. storico politico 1971, p. 1279; Taviani 1971, p. 88.

[Scheda di M. Giuseppina Cerri – Isri]