Triga, Giacomo – Pittore (Roma, 1674 – ivi, 1746).
Giacomo Triga nacque a Roma da una famiglia di origini marchigiane. Il padre, Tommaso, muratore, proveniente forse da Scapezzano, piccola frazione di Senigallia in provincia di Ancona, stando ai documenti, era giunto in città non prima del 1671, dimorando con la moglie ed i primi quattro figli, nel vicolo dei Bresciani presso via Giulia. Il futuro pittore, probabilmente ancora bambino, venne introdotto nella bottega di Giovanni Battista Lenardi (1656-1704), per poi passare in quella più prestigiosa di Bendetto Luti (1666-1724). Successivamente si avvalse della protezione del marchese Gerolamo Theodoli (1677–1766) presso il quale dimorò fino a pochi anni prima di morire nel 1746. La sua notorietà, seppur modesta, è da porre in relazione con l’unico allievo, Pietro Bianchi detto il Creatura (1649-1740), il quale però ben presto lasciò il suo apprendistato per proseguire la propria formazione con Giovan Battista Gaulli (1639-1709). Tra le opere più pregiate del Triga è opportuno ricordare, oltre alle prove accademiche di San Luca, l’importante commissione papale nella chiesa di San Clemente a Roma con l’Incontro dei santi Ignazio e Policarpo (1715), i perduti affreschi di Villa Patrizia Porta Pia (1718-1720), il Martirio dei Santi Giovanni e Paolo nell’omonima chiesa al Celio (1726), la Moltiplicazione dei pani e dei pesci del Conservatorio della Divina Provvidenza sempre a Roma (1726), l’autografa tela della Madonna concede l’abito ai sette santi fondatori dell’Ordine dei Serviti per la chiesa di Sant’Eufemia a Rimini (1731) ed infine i due affreschi raffiguranti l’Annunciazione, ai lati dell’ingresso della Cappella Theodoli nella basilica romana di Santa Maria del Popolo.
Ma la prima traccia, del passaggio del maestro in terra di Tuscia, si individua a Monterosi, feudo dell’antica abbazia dei Santi Vincenzo ed Anastasio alle Tre Fontane, precisamente nella chiesa di Santa Croce, con la tela da titolo San Lorenzo e san Francesco in adorazione della Trinità. L’attribuzione a Giacomo Triga è un fatto ormai accreditato, poiché in un documento rinvenuto nel fondo dell’Abbazia alle Tre Fontane e conservato presso l’Archivio Apostolico Vaticano si riferisce di: «un altare di San Francesco con un quadro grande nel mezzo rappresentante la Santissima Trinità, San Lorenzo e San Francesco d’Assisi, opera del Triga pittore»; oltre ogni dubbio il recente restauro ha consentito di recuperare quelle linee morbide, quelle forme rigogliose e quelle delicate tonalità cipriate, tipiche dell’arte del pittore. La seconda testimonianza è rinvenibile nella grande pala del duomo di Sant’Andrea Apostolo a Vetralla, raffigurante non già una Madonna e santi ma bensì Il Battista tra i santi Gregorio Magno, Maddalena e Lucia del 1727; la tela, oltre ad essere considerata tra i più pregevoli raggiungimenti conseguiti dall’artista è, allo stato attuale, tra le rare opere firmate e datate da Giacomo Triga che per la sua esecuzione ottenne la cifra di 140 scudi.
Per la diocesi di Viterbo realizza un dipinto raffigurante S. Giovanni Battista con Lucia, Gregorio Magno e la Maddalena. Nel santuario di Vicovaro dedicato alla Madonna realizzò per l’altare maggiore la Vergine in preghiera miracolosa.
BIBL. – M. Agrestini, Il paese del Cardinale. Storia di un feudo ecclesiastico. Monterosi, Ardea 1990, p. 230; N. Pio, Le vite dei pittori, scultori et architetti (1724), ed. critica di C. e R. Engass, Città del Vaticano, 1977, p.42; V. Severini, Giacomo Triga profilo di un artista, in «Lazio ieri e oggi», XLI, 3 (484), marzo 2005, pp. 88-91; V. Severini, Giacomo Triga: inediti inattesi puntualizzazioni e ipotesi attributive, in «Lazio ieri e oggi», XLV, 9 (538), settembre 2009, pp. 278-280, V. Severini, Giacomo Triga: inediti inattesi puntualizzazioni e ipotesi attributive, in «Lazio ieri e oggi», XLV, 10 (539), ottobre 2009, pp. 310-313, V. Severini, Il pittore romano Giacomo Triga nella Tuscia Viterbese, in «Lazio ieri e oggi», LIV, 1-3, (620), gennaio-marzo 2018, pp. 68-73.
[Scheda di Vittoria Severini – Roma]