Vetuli (De Vetuli) – Famiglia (Viterbo, Secc. XIII-XV)

Si trova il nome di maestro Giovanni De’ Vetuli figlio del fu maestro Bartolomeo in documenti del 1299: era medico. Nel secolo successivo Paolo di maestro Nicola fu medico insigne secondo quanto afferma Francesco Petrarca (1339). Niccolò di Paolo che nel 1336 era in possesso del diploma di medico, nel 1349 era Priore della chiesa di S. Angelo in Spatha. Nel 1350 ebbe modo di curare il Petrarca che era stato costretto a fermarsi a Viterbo e farsi curare dopo un calcio ricevuto da un cavallo. Si narra che fosse stato fatto vescovo di Viterbo e che abbia retto la Diocesi dal 1350 al 1385, anno della sua morte. Nel 1356 aveva convocato un sinodo a Montalto mentre nel 1378 era stato costretto ad abbandonare la sua sede vescovile perché si era schierato con Urbano VI; vi ritornò nel 1383.

Signorelli parla diffusamente del sinodo di Montalto, dedicandogli il capitolo VIII del Libro V della sua opera Viterbo nella storia della Chiesa (Vol. I, Viterbo 1907, pp. 376-383): dice che quel sinodo era stato convocato dal vescovo Niccolò “per procedere alla revisione delle costituzioni della sua chiesa, ritenendo che il diritto già sancito nelle leggi non può provvedere appieno a reprimere tutti gli abusi e le colpe che giornalmente emergono dal vivere sociale e che occorresse ad ogni modo precisare talune disposizioni tuttora troppo dubbie”. Il Signorelli precisa ancora che la sua attenzione è motivata dal voler “rilevare quali fossero i riti chiesastici, quali i costumi del clero e del popolo in quei tempi e quali misure fossero prese per risanarli”. In effetti è proprio ad una revisione dell’organizzazione della sua chiesa diocesana che il vescovo tende attraverso un sinodo articolato in cinque parti (quattro ci sono pervenute) che riguardavano i privilegi e la condotta del clero, la funzione del sinodo e le garanzie per i privilegi dei chierici, i procedimenti in materia civile e criminale; i matrimoni, i beni ecclesiastici le costituzioni delle chiese collegiate. Quello che sfugge al Signorelli è la preoccupazione del vescovo di adeguamento normativo della vita della diocesi in un momento di rilevanti mutamenti organizzativi (si era appena svolto il “Parlamento” di Montefiascone convocato dall’Albornoz). Nel mutare della situazione complessiva il vescovo difende le proprie prerogative rispetto a soggetti nuovi o ad istituzioni antiche che stanno mutando il loro modo di essere e quindi il loro potere. Una testimonianza diretta del fenomeno accennato è nel capitolo della quarta parte del sinodo del vescovo Niccolò che impone alle chiese collegiate di darsi delle regole scritte o di rivedere quelle già esistenti alla luce delle nuove indicazioni. Egli da un termine stretto per la redazione delle “constituzioni” delle singole chiese collegiate che poi dovranno essere sottoposte al suo controllo e ai suoi emendamenti. Il contenuto di queste regole dovrà riguardare la condotta dei  componenti il collegio, la regolarità della loro investitura, l’organizzazione degli uffici divini nella chiesa, l’amministrazione del patrimonio ecclesiastico, la conservazione dell’edificio di culto.  Le chiese collegiate (comprese le chiese cattedrali) sono le chiese matrici della diocesi, sono il punto di riferimento per le chiese minori e per tutte le cappelle, oratori e sodalizi pii che sorgono in ciascuna città. Di qui l’importanza che il controllo del vescovo diventi effettivo sulla loro vita e sulla loro organizzazione. L’originale del sinodo in questione è conservato presso il CEDIDO, nella sezione “Codici manoscritti” della Biblioteca del capitolo della Cattedrale.

Il Bussi parla anche di un Antonio de’ Vetuli che sarebbe stato fatto vescovo di Fermo nel 1375. Nel 1835 fu privato di quell’episcopato ma Bonifacio IX lo nominò suo Legato a Genova e poi lo creò Governatore di Marittima e Campagna. Nel 1391 aveva provveduto alla costruzione della nuova residenza dei vescovi di Fermo e nel 1393 si era costituito paciere tra le fazioni di Perugia. Morì a Roma forse nel 1405 e fu sepolto nella Basilica vaticana.

Nel 1370 compare in atti il nobile Guglielmo di Giovanni de’ Vetuli, Conte Palatino mentre nel 1430 viveva suo figlio Giovanni, anche lui Conte Palatino, con il quale ha avuto termine la storia di questa famiglia a Viterbo.

BIBL. – N. Angeli, Famiglie viterbesi. Storia e cronaca. Genealogie e stemmi, Viterbo, 2003, p. 560-562; G. Signorelli, Viterbo nella storia della Chiesa, Viterbo 1907, pp. 376-383.

[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]