Albani Annibale – Cardinale (Urbino 15 ago. 1682 – Roma 21 ott. 1751).

Nipote primogenito Gian Francesco Albani, poi papa Clemente XI, studiò nel Seminario romano e fu avviato alla carriera ecclesiastica, che percorse con merito per le ottime qualità personali, dive­nendo canonico di S. Pietro in Vaticano quando era ancora studente. Laureato in filosofia e teologia (1703) e in legge (1704), nel 1707 divenne Presidente della Camera apostolica, nel 1709 fu inviato come nunzio apostolico a Vienna e a Colonia. Segretario dei Memoriali e cardinale dal 1711, fu Camer­lengo di Santa Romana Chiesa, Arciprete di S. Pie­tro e figura di spicco nelle vicende ecclesiastiche e politiche del suo tempo.

Qui è considerato per la sua presenza nel Lazio, che lo vide abate commen­datario di Casamari dal 1708 al 1717, signore (con i fratelli) del feudo di Soriano dal 1715, Cardinal vescovo della Sabina (24 luglio 1730-9 sett. 1743) e di Porto (dal 9 sett. 1743). A Casamari condusse notevoli lavori nell’abbazia e nella chiesa, con spe­sa d’oltre 5000 scudi, realizzandovi in particolare il ciborio e la sontuosa tribuna (1711). Quindi vi in­trodusse i monaci cisterciensi di stretta osservanza detti Trappisti, dopo di che rinunziò alla commen­da (1717); il fatto è ricordato con gratitudine da un’iscrizione del 1724 posta nella chiesa abbaziale da quei monaci. A Soriano soggiornò molte volte, governando il feudo con cura e con energia, ma ri­fiutando l’opposizione di quella comunità quando papa Benedetto XIII rilasciò un breve alla famiglia Albani con la licenza di caccia riservata in tutto il territorio sorianese. Il breve fu da lui fatto pubbli­care nella cittadina in forma di editto (26 genn.1725), onde i numerosi cacciatori della zona insor­sero. Si giunse all’affissione di fogli minacciosi ri­volti contro di lui e al rifiuto di obbedire al gover­natore da lui preposto a quella terra. Ciò non inti­midì A., che fece i suoi passi a Roma per avere ade­guate forze di polizia per intervenire: l’arrivo degli sbirri valse a sopire i tumulti. Ma con lo stesso Be­nedetto XIII, sempre più dominato dal Cardinal Co­scia, A. giunse ben presto ai ferri corti e nel luglio 1728 si ritirò stabilmente a Soriano facendo sapere che non sarebbe tornato a Roma fino alla morte del papa. Vano fu un tentativo di conciliazione nella primavera del 1729: A. lasciò Soriano solo nel febbr. 1730, dopo la morte di Benedetto XIII, appoggiò l’elezione di Michelangelo Conti già vescovo di Viterbo (Innocenzo XIII)  e fu l’anima dell’inchiesta contro il rivale Coscia, che fuggì e fu incriminato. Durante il soggiorno a So­riano, aveva pensato di valorizzarne l’economia fondandovi una fabbrica di vetri; non appena fu in­coronato il nuovo papa Clemente xii gli chiese una privativa per la vetreria di Soriano, cioè la possibi­lità di produrre in monopolio nello Stato della Chie­sa, ma i vetrai di Roma fecero ricorso e lo vinsero (sett. 1730). Come vescovo di Sabina governò la diocesi con impegno e amore, erigendo in Maglia­no il Monte di Pietà e rifacendovi la facciata della cattedrale (iscrizione del 1735). A Montebuono gli fu dedicato l’oratorio San Vittore martire (15 ag. 1731). Dopo la morte fu ricordato in un’iscrizione onorifica, posta nella cattedrale di Magliano, come «pauperum patrem, capituli benefactorem, ecclesiae ornamentum».

BIBL. – S. Franchi, voce Albani Annibale, in Regione Lazio, Dizionario storico biografico del Lazio, Vol. I, Roma 2009, pp. 32-33; G. Sofri, voce Albani Annibale in Dizionario biografico degli italiani, Vol. I, Roma 1960,  pp. 598-600 (con ampi rif. bibl.);  A Ferruzzi, Soriano nel Cimino, Viterbo, 1900; P. Egidi, Soriano nel Cimino e l’Archivio suo, Roma 1903.

[Revisione di Luciano Osbat – Cersal]