Albani – Famiglia  (Secc. XV-XIX)

Di origine urbinate e presente anche in Roma ed ivi definitivamente stabilita quando nell’anno 1700 il cardinal Giovanni Francesco divenne papa Clemente XI. Nel Lazio ebbero il fèudo di Soriano nel Cimino, per acquisto dei tre nipoti del papa, Annibale (v.), Carlo (1687­-1724) e Alessandro (1692-1779), dalla famiglia Altemps (20 apr. 1715). Poiché Annibale era cardi­nale e anche Alessandro era avviato alla carriera ecclesiastica (sarà a sua volta cardinale dal 1721), ti­tolare del feudo fu Carlo, che dal 12 maggio 1721 ebbe su di esso il titolo di principe. Di fatto Soria­no fu governata con polso fermo dal cardinal An­nibale sia in vita di Carlo che dopo la sua morte, quando titolare fu il figlio di Carlo, Orazio (1717­1792). La linea principesca proseguì con Carlo (1749-1817) e Filippo (1760-1852), alla morte del quale gli A. si estinsero. Loro eredi furono i Chigi per il matrimonio contratto da Agostino Chigi, marito di Giulia, figlia di Carlo. (v.).

Soriano deve agli A. il suo moderno impianto urbanistico, il completamento del palazzo della fon­te Papacqua, la graziosa Casina degli Specchi, la collegiata di S. Nicola, la chiesa di S. Agostino. Gli A. ebbero inoltre nel Lazio due splendide ville, co­struite dal cardinal Alessandro, uomo celebre come amante del bello e mecenate artistico. Ad Anzio, in vista del nuovo porto costruito da Innocenzo XII, il cardinale si fabbricò un proprio luogo di delizia; i lavori si svolsero dal 1726 al 1735, come indicava un’iscrizione su bronzo oggi perduta. Nello scavo emerse una straordinaria quantità di marmi antichi, in parte utilizzati nella villa, in maggioranza uniti dal cardinale in una magnifica collezione, poi ven­duta a papa Clemente XII. L’elegante edificio della villa, con il circostante parco, vide frequenti soggiorni del cardinale; memorabile la villeggiatura del luglio 1764, ricordata in una lettera del Winckelmann: il cardinale ospitava una sessantina di per­sone, che si dilettavano sulla bellissima spiaggia e la notte ballavano e suonavano fino all’alba. Sulla porta della villa, verso il viale di lecci, fu perciò po­sto il motto “Amicis et Genio”. A Castelgandolfo il cardinale costruì la propria villa dinanzi a quella pontificia; i lavori si svolsero negli anni Quaranta del Settecento. Culmine della passione del cardina­le per le ville fu quella di Roma, costruita sulla via Salaria. Alla morte di Alessandro (1779), che dal 1730 era anche Cardinal «protettore» di Civitavec­chia, le due ville passarono agli eredi, che però le trascurarono. Nel 1848 quella di Anzio era trasfor­mata in locanda, i giardini in vigna e orto.

Estinti gli A., fu acquistata dalla Camera Apostolica come luogo di riposo per Pio IX; nel 1870 passò al Regno d’Italia; dal 1875 vi ha sede l’Istituto Eliomarino. Quella di Castelgandolfo fu invece acquistata dal­la famiglia Del Drago; oggi è proprietà della S. Sede.

Arme: d’azzurro alla fascia d’oro accom­pagnata in capo da una stella d’oro a otto raggi e in punta da un monte d’oro di tre cime.

BIBL.: S. Franchi, voce Albani in Reggione Lazio, Dizionario storico biografico del Lazio, Vol. I, Roma 2009, pp. 31-33;  V. D’Arcangeli, Soriano nel Cimino nella storia e nell’arte, Soriano nel Cimino, 2014; P. Egidi, Soriano nel Cimino e l’Archivio suo, Ristampa, Soriano nel Cimino 2014.