Antonio del Massaro (detto il Pastura)  –  Pitto­re (Viterbo ca. 1450 – ante 1516).

Fu la persona­lità più nota del Quattrocento artistico viterbese, tramite nella Tuscia dei modi di Perugino e Pinturicchio, nell’orbita dei quali compì il suo ap­prendistato. E’ attestato per la prima volta nei do­cumenti nel 1478, quando partecipò alla revisio­ne degli Statuti dell’Università dei Pittori di San Luca a Roma, che sottoscrisse; difficile è l’indi­viduazione della sua prima opera, visto che trop­po labili sono le prove per attribuirgli gli affre­schi della cappella Ponziani in S. Cecilia in Tra­stevere. Le notizie che lo riguardano testimonia­no un’attività divisa tra la sua città natale e l’Um­bria. Negli anni Novanta fu presente a Orvieto a più riprese: tra il 1489 e il 1492, tra il 1497 e il 1499 quando sostituì Pinturicchio nella decora­zione del coro del duomo.

Fu attivo in Vaticano nel 1494. A Viterbo restano molte sue opere: l’af­fresco della cappella battesimale di S. Maria Nuo­va e la Madonna con Bambino dell’edicola di Pa­lazzo Chigi, databili alla prima metà del nono de­cennio del Quattrocento. Di poco più tarde la pala Guizzi e la lunetta già in S. Maria del Paradiso (oggi entrambe conservate al Museo Civico di Vi­terbo), che segnano un deciso avvicinamento al linguaggio di Perugino. Perduti sono i suoi affre­schi nella cappella del palazzo del Comune rea­lizzati nel 1493; dopo il soggiorno romano e la frequentazione di Pinturicchio le opere viterbesi, come lo stendardo processionale con Maria, il Bambino e angeli del Museo Civico, evidenziano un’influenza sempre maggiore del pittore umbro sul Pastura.

Rivestì anche cariche pubbliche; è in­fatti testimoniato come podestà di Canepina nel 1502. Mancano notizie fino al 25 marzo 1504: in tale data un documento dell’Archivio notarile di Viterbo, che ricorda una controversia sorta tra il pittore e un tal Giacomo Guazza per un’immagine della Madonna. L’ultimo suo grande ciclo pittorico fu quel­lo degli affreschi nel duomo di  Tar­quinia, tra il 1508 e il 1509, opera che fu sotto­posta al vaglio di una commissione composta da Luca Signorelli, Monaldo Trofi detto il Truffetta e Costantino Zelli.

Questi affreschi (Profeti, Sibille, Incoronazione della Vergine nei triangoli della volta; Nascita e Sposalizio di Maria nei lunettoni; Incontro di Anna con Gioacchino, Pietà, Vergine col Bambino sulle pareti), gravemente danneggiati da un incendio del 1642, possono essere considerati la più ampia e impegnativa impresa del viterbese.

Non si conosce la data di morte di A., che avvenne comunque prima del 1516: in un documento notarile del 9 febbraio è infatti un riferimento a beni da lui lasciati in eredità. Risulta che la moglie Sabella il 15 gennaio 1524 sposò in seconde nozze un tal Clemente Anastasi.

Delle numerose opere che la critica ha attribuito ad A., si indicano, oltre quelle precedentemente ricordate, ancore le seguenti: Madonna (Berlino, Staatliche Museen); Madonna in trono; S. Sebastiano (Orvieto, Museo dell’Opera); Madonna in Trono (1504, Tarquinia, Museo); Madonna, angeli e cherubini (Tuscania, Municipio); Presepe; Madonna, angeli e i ss. Girolamo e Francesco (Viterbo, Museo Civico).

BIBL. – Missirini 1823, p. 8; Faldi 1970, pp. 38-46; Guidi di Bagno 1980; Mravik 1981; Zuccari 1983; Barbini 1989; Del­la Casa 1995; Moretti 2001; Mario Pepe in DBI, 3, pp. 556-­557.

[Scheda di Massimo Giuseppe Bonelli–Ansl; integrazioni di Gilda Simona Pannuti-Cersal]