Bazzichelli Roberto – Militare, inventore (Viterbo, 11 lug. 1839 – Roma, 27 feb. 1896)

Figlio di Giosafat e Maria Casali, di famiglia che di recente si era trasferita da Soriano nel Cimino ed abitava nel territorio della parrocchia di S. Giovanni in Zoccoli,  proprietaria di vasti terreni verso Castel d’Asso e Musarna (dove il padre condusse scavi archeologici), studiò prima a Viterbo e poi si trasferì a Roma. Il suo patriottismo e il suo carattere risoluto si rivelarono già in questi anni romani: circolava infatti all’università una nota di studenti papalini di devozione al pontefice, nella quale era un elenco di coloro che si erano rifiutati di sottoscriverla, fra i quali compariva anche il suo nome. Dopo giorni di chiassose dimostrazioni all’università, di cui egli fu l’anima, la nota fu bruciata nell’atrio della loggia della Sapienza; alcuni giorni dopo, insieme ad altri, fu espulso dal rettore.

Fuggì a Perugia dove riprese gli studi di matematica. Laureatosi a Pisa, si arruolò volontario cantoniere a Torino. Frequentò poi la Scuola di applicazione di artiglieria e genio. Prese parte alle campagne del 1866 e 1870. Addetto col grado di capitano al Laboratorio di precisione di Torino, si distinse con l’invenzione della spoletta a tempo graduabile, conosciuta come «spoletta 1876», e di quella «a doppio effetto». Il nome dell’inventore divenne presto noto in tutte le artiglierie europee. Tale spoletta segnò una vera innovazione e tutte le molte spolette a percussione e a tempo concretizzate presso il Laboratorio di precisione di Torino dopo il 1870 furono solo dei perfezionamenti di questi originari concetti. Nel 1885 divenne direttore di detto laboratorio e ottenne premi e onorificenze; declinò offerte provenienti dall’estero per la cessione di alcuni brevetti. Inventata in Francia la polvere senza fumo, nel 1887 il governo italiano lo incaricò di studiarla per scegliere la migliore, e inoltre gli fu affidato l’incarico della pratica applicazione delle polveri senza fumo alle bocche da fuoco, oltre che a quelle dei fucili. Gli fu affidato anche il compito del collaudo e della sorveglianza della fabbricazione che si eseguiva nel dinamitificio di Avigliano.

Allo scopo di emanciparsi dall’industria privata il governo gli affidò poi lo studio, la costruzione e la direzione di un polverificio da far sorgere sulle rive del Liri, che fu iniziato nel 1892, opera che il ministro della guerra di allora chiamò in Parlamento «onore della Nazione». Il fratello Giuseppe era stato sindaco di Viterbo dal 1991 al 1995 e anche successivamente ebbe incarichi amministrativi.

Un infarto lo spense improvvisamente (secondo altre versioni una polmonite contratta durante gli esperimenti nel campo di esercitazioni di Bracciano). Viterbo, dove la salma fu trasportata, rese grandi onori a questo concittadino che fu sepolto  nel cimitero di San Lazzaro (non vi fu cerimonia religiosa ma alcuni frati furono presenti nel corteo, come notò nelle sue memorie Simone Medichini): nell’ott. 1905 la caserma a fianco della chiesa di S. Francesco, in pieno accordo tra l’amministrazione comunale e l’autorità militare, gli fu solennemente intitolata, con l’inaugurazione del busto in bronzo che tuttora si trova all’ingresso della caserma;.

BIBL. e FONTI:  Cedido, Simone Medichini, Memorie manoscritte 1861-1915; Archivio della parrocchia di S. Giovanni in Zoccoli, Stato delle anime; Cavalletti 1933, pp. 43-46.

[Scheda di Gabriella Spigarelli – Gfb; integrazione di Luciano Osbat-Cersal