Buttaoni, Domenico, o.p. – Prelato (Tolfa, 1775 – Roma, 23 ott. 1859).

Da famiglia notabile di tradizione ecclesiastica, vesti l’abito domenicano nel 1793 nel convento viterbese della Quercia, dove aveva completato gli studi. Chiamato a Roma al collegio di S. Tommaso fu lettore di filosofia e teologia fino al 1809, quando il collegio fu soppresso con l’invasione francese. Divenne allora assistente di padre Alberto Magno, già bibliotecario e allora custode della Biblioteca Casanatense (appartenente all’ordine ma municipalizzata dai francesi) senza collaboratori per la morte di padre Masdea. Dalla fine del 1811 al 1813, i due domenicani furono nominati «perito verificatore» con il compito di scegliere per la loro biblioteca i libri delle biblioteche religiose romane soppresse. Visitatore nei conventi domenicani in Sicilia e in Piemonte, ricevette da Pio VII rientrato a Roma dopo l’esilio la nomina ufficiale di bibliotecario casanatense il 7 giugno 1816, incarico che svolse fino al 1826. Già membro del Collegio di teologi dell’Università «La Sapienza», dal maggio 1822 entrò in Curia come consultore della Congregazione dell’Indice. Teologo casanatense dal 1826, nello stesso anno su richiesta del confratello Velzi gli fu associato nella carica di vicario generale dei Domenicani e di maestro del Sacro Palazzo apostolico.

Nel 1827 entrò a far parte dell’Accademia di Religione Cattolica. Quando poi padre Velzi fu innalzato alla dignità cardinalizia da Gregorio XVI nel luglio 1832, B. assunse la carica di maestro del Sacro Palazzo, consultore del S. Uffizio e presidente del Collegio teologico de La Sapienza, che impegnò quasi totalmente il suo tempo e che conservò fino alla morte. Dal 1835 divenne inoltre consultore della Congregazione della Disciplina dei Regolari. L’impegno di maestro del Sacro Palazzo, in particolare, fu quello per il quale B. profuse tutte le sue energie; «non scrisse mai, né stampò; sempre negli affari» disse di lui Alberto Guglielmotti. La sua attività di censore fu serrata e sul suo conto si avvicendarono i giudizi spesso molto aspri dei contemporanei; il Moroni al contrario, ne tesseva le lodi in quanto, già revisore dell’edizione veneziana del suo ponderoso Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, ne autorizzò la diffusione a Roma. Secondo la Cronaca di Nicola Roncalli, dal 1845 era in predicato per la nomina cardinalizia, che pure non avvenne. La storiografia più recente gli tributa critiche piuttosto severe per l’atteggiamento di rigido conservatorismo e di assoluta e totale dipendenza dal pontefice. Egli infatti fu tra i più accesi censori de «Il Contemporaneo» ed ebbe una parte di assoluto primo piano nella messa all’Indice delle opere di Rosmini, che personalmente riabilitò soltanto dopo la dichiarazione di sottomissione del sacerdote.

L’atteggiamento ideologico del B. d’altronde si rivelò in tutta la sua rigida ortodossia in occasione dell’incarico di presidente del Consiglio di censura per l’epurazione delle università istituito nell’autunno del con il compito di effettuare un’indagine sul conto di tutti i professori ed impiegati che avessero aderito e preso parte alla vita della Repubblica. I lavori del Consiglio alla cui indagine erano sottoposte le università di Roma, Bologna, Ferrara, Perugia, Urbino, Macerata e Camerino nonché il collegio pubblico di Ravenna, lo stabilimento dei sordomuti di Roma, l’Accademia dei Lincei, l’Accademia be­nedettina di Bologna e il «Giornale Arcadico di scienze, lettere ed arti», si conclusero il 10 giugno 1850 con provvedimenti a carico di settantadue tra docenti e impiegati nei quindici istituti controllati.

BIBL. – Guglielmotti 1860, pp. 12-13, 56; Marie Hyacinthe Laurent in DHGE, X, col. 1442; Roncalli, I, pp. 106, 311, 326, 401; Morra 1977, pp. 264-268 (con bibl.); Piolanti 1977, p. 108; De Gregorio 1993, pp. 169, 170-171 (con bibl.); Monsagrati 1997, pp. 163-166; Boutry 2002, pp. 521-522 (con bibl.); Wolf 2005, pp. 228-233 (con bibl. e rif. alle fonti d’archivio); Rita 2009 (ad indicem).

[Scheda di M. Giuseppina Cerri – Isri]