Cesari, Giuseppe (detto il Cavalier d’Arpino) – Pittore (Arpino, 1568 – Roma, 1646).

Figlio del pittore Muzio senior e fratello di Bernardino senior, con il quale collaborò, trasse dalla città natale la denominazione con la quale è maggiormente conosciuto. Fu attivo a Roma dal 1582, come aiutante nella bottega del Circignani. Nel primo periodo della sua attività subì l’influenza del Roncalli, come si nota dalle opere della fase giovanile. Dal 1589 al 1591 operò a Napoli, dove si ricorda in particolare la decorazione della cupola e della sagrestia della Certosa di S. Martino (in collaborazione con il fratello Bernardino). Al rientro in Roma ebbe numerose committenze dai cardinali e dalle famiglie patrizie della città. Tra i principali incarichi di questo periodo si annoverano gli affreschi del salone del Palazzo dei Conservatori commissionatagli dal Senato Romano nel 1596 (Sala degli Orazi e Curiazi). Prese inoltre parte, su desiderio del papa Clemente VIII, alla decorazione della basilica di S. Giovanni in Laterano (Ascensione, 1600; quattro scene della vita del santo titolare nel battistero). Tra il 1591-1593 affrescò la volta della cappella Contarelli in S. Luigi dei Francesi, divenendo poi principe dell’Accademia di San Luca nel 1599. Durante il pontificato Aldobrandini divenne il pittore ufficiale più importante di Roma e dal 1602 fu impegnato a Frascati nella Villa del Belvedere del cardinale Pietro Aldobrandini: qui affrescò alcune stanze con episodi tratti dalla Genesi e Storie di donne virtuose del Vecchio Testamento. Sempre a Frascati, gli affreschi del salone di Villa Sora (all’epoca proprietà di Giacomo Boncompagni, duca di Sora), per lungo tempo ritenuti di C., sono stati assegnati dal Röttgen (1973) al fratello Bernardino e alla sua bottega. Il pittore, ormai pienamente accreditato presso il pubblico, diede ulteriore risalto alla propria reputazione dirigendo la decorazione a mosaico della cupola di S. Pietro (1603-12), per la quale realizzò i cartoni preparatori (alcuni conservati oggi nel palazzo Chigi di Ariccia).

Alla morte del papa suo protettore, il Cesari attraversò una fase di difficoltà e nel 1607 fu imprigionato con l’accusa di detenere armi, e privato di tutti i suoi beni. La vicenda finì con un compromesso con la Camera Apostolica, ma la notevole collezione di quadri posseduta dal pittore passò al cardinale Scipione Borghese, nipote del nuovo pontefice. Tra 1610 e il 1612 ricevette l’incarico di dirigere la decorazione della cappella Paolina nella chiesa di S. Maria Maggiore a Roma, per la quale realizzò i Profeti nella cupola, la lunetta, e il S. Luca sopra l’altare.

Oltre agli affreschi di Frascati, il Cesari fu molto attivo in tutta l’area laziale per l’intero corso della sua carriera. Tra le opere da lui realizzate fuori dalla corte romana si ricorda la tavola con Cacciata di Adamo ed Èva dall’Eden (Castel Giuliano-Bracciano, collezione Patrizi), replica autografa del quadro della Galleria Sabauda. A Poli si occupò della decorazione della cappella del palazzo dei Conti (1597-98), realizzando per l’altare un affresco con San Francesco stimmatizzato, che risulta in stretta relazione con le opere da lui eseguite tra 1596 e il 1598 (soprattutto il San Francesco in estasi sorretto da angeli). Tutta la cappella però risente del suo stile, lasciando immaginare una consulenza del C. anche per gli altri affreschi presenti (Difesa di Anagni, Figure allegoriche e Paesaggi). Nella stessa cittadina si conserva una tela con Madonna con Bambino e i santi Giacinto e Rocco (Collegiata di S. Pietro, ca. 1631), in pessimo stato di conservazione e molto ridipinta, che tuttavia il Röttgen riconosce come opera tarda del C. così come raffresco con La Madonna e il Bambino di Zagarolo (Collegiata di S. Lorenzo, ca. 1619).

Al pittore viene attribuita anche la tela con la Crocifissione conservata nella chiesa dei Ss. Pietro e Caterina di Ronciglione. Intorno al 1613-1615 diresse la decorazione della palazzina del cardinal Montalto a Bagnaia, nota come Villa Lante, dove in particolare si ricorda il soffitto del grande salone al primo piano, scompartito in quadri rettangolari e ovali con divinità femminili, e quelli delle prime due stanze al lato del salone con figure allegoriche femminili. Dalla città natale ricevette diverse commissioni; nella collegiata di S. Michele Arcangelo ebbe l’incarico di decorare l’altare maggiore (1620) ed in quella occasione dipinse un San Michele che sconfigge il demonio (pala d’altare) e un Padre Eterno (catino absidale); in un ambiente annesso alla chiesa, si trovano 14 stazioni delle Via Crucis, la Testa di Cristo (1606-07, proveniente dalla chiesa di S. Salvatore) e il Martirio di San Pietro da Verona (ca. 1631) conservati nella sagrestia. Tra le altre opere del C. ad Arpino vanno annoverate due tavole con San Giovanni Evangelista e San Giuseppe (chiesa di S. Maria Assunta di Civita, ca. 1625-27), le pale d’altare con Santi Andrea e Benedetto (chiesa di S. Andrea Apostolo, 1635) e dei Santi Vito, Modesto e Crescenza (chiesa di S. Vito martire), oltre a uno stendardo dipinto su entrambi i lati con Sant’Antonio da Padova e il bambino Gesù, sul verso, e la Visitazione di sant’Anto­nio da Padova, sul retro (oratorio di S. Antonio, 1634). Nell’abbazia di Montecassino erano raccolti molti suoi dipinti, commissionatigli dal vicario del monastero, don Pietro Biemma, o regalati dal pittore stesso. Tra le opere, alcune purtroppo perdute durante la seconda guerra mondiale (Transito di san Giuseppe e l’Immacolata Concezione), vale la pena citare: il rame con La sepoltura di san Benedetto e santa Scolastica (ca. 1627), la tavole con Dio Padre benedicente, col globo, due angioletti e lo Spirito Santo (1616-1620), San Paolo e san Pietro, La Maddalena penitente (ca. 1621), e la Madonna con bambino dormiente (1630-1635), infine le due tele con Carità e Fortezza, Fede e Speranza (ca. 1621).

Nella sua tarda attività C. si trovò sempre più spesso a dipingere per le chiese della Ciociaria: Santa Maria Salome a Veroli per la chiesa di S. Maria Salome (ca. 1625); i Santi Vito, Modesto e Crescenzio a Civitavecchia di Arpino per la chiesa di S. Vito (1625-27); la Madonna con Bambino e sant’Anna nell’episcopio di Ferentino (che il Cannata data al 1625-30 ma il Röttgen posticipa al 1653); una Annunciazione a Gaeta, chiesa della Ss. Annunziata (ca. 1623-26); la Madonna con Bambino, san Francesco e sant’Onorio a Fiuggi, chiesa di S. Biagio (ante 1627, proveniente dalla chiesa di S. Lorenzo in Fonte di Roma), e la Madonna con Bambino e i santi Giacinto e Rocco nella collegiata di S. Pietro a Poli (ca. 1631). Dalla moglie Dorotea Maggi ebbe Muzio e Bernardino junior, anch’essi pittori.

BIBL. – Röttgen 1973; Belli Barsali – Branchetti 1975, pp. 265-268; Herwarth Röttgen in DBI, 24, pp. 163-167; Rött­gen 2002.

[Scheda di Viviana Ricci – Ansl]