Orsolini Cencelli, Valentino – (Magliano Sabina, 7 feb. 1898 – Roma, 22 mag. 1971)
Ultimogenito di Alberto Cencelli, nel 1906, all’età di otto anni, per volontà dei genitori ottenne con regio decreto che il cognome di sua madre Vittoria, unica discendente della famiglia Orsolini Marescotti, fosse anteposto a quello di Cencelli. Appena sedicenne, il 5 sett. 1914, a Roma, in un grave incidente, perse la gamba sinistra che gli venne amputata dalla ruota di un tram elettrico.
Nel 1922 sposò Giovanna dei conti di Arrone che gli diede quattro figli: Eliana (1923-1991), Alberto (1926-1997), Maria Giacinta (1929-1940) e Stefano (1934). Ereditò la proprietà di Magliano Sabina, ed i suoi rapporti con Fabrica, a parte la parentela, furono eminentemente politico-amministrativi.
Come suo padre ebbe prima un grande incarico politico amministrativo e l’anno dopo si laureò. Difatti nell’ottobre 1920, a 22 anni, venne eletto Consigliere provinciale dell’Umbria nelle liste del Partito nazionale fascista, e il successivo luglio 1921 si laureò in giurisprudenza all’Università di Roma con una tesi di diritto costituzionale sulla legge elettorale proporzionale.
Fra il 1921 e 1922 promosse e organizzò 45 Fasci di combattimento in Sabina, in Umbria e nel Lazio, e non si fece una buona fama, perché, vox populi, pare che comandasse o perlomeno chiudesse un occhio sui teppismi delle squadre fasciste di Magliano Sabina che organizzavano spedizioni punitive contro i socialisti di Fabrica; e le squadre fabrichesi contraccambiavano incendiando pagliai e fienili nella terra di Magliano.
Nell’ottobre del 1922 partecipò alla Marcia su Roma, guidando l’avanguardia della Colonna Igliori-Fara.
Nel 1924 venne eletto deputato al Parlamento (XXVII legislatura) per la circoscrizione Lazio-Umbria. Confermato nel 1929 e 1934, divenne nel 1939 Consigliere nazionale nella Camera dei Fasci e delle Corporazioni (cosiddetta XXX legislatura). Durante gli anni del regime fascista, come i suoi antenati e gli uomini politici italiani del suo e del nostro tempo, ebbe in contemporanea molti remunerati incarichi politico-amministrativi. Ma l’incarico più prestigioso, che gli diede una fama nazionale e internazionale, fu la nomina a Presidente dell’Opera Nazionale Combattenti il 15 settembre 1929. L’ O.N.C, costituita nel 1917 con lo scopo di aiutare i reduci combattenti della Prima guerra mondiale a reinserirsi nel mondo del lavoro tramite agevolazioni per mutui creditizi, per assicurazioni, e nella distribuzione di terre da bonificare e da coltivare, fino ad allora era stata poco attiva. Sotto la guida del C., anche grazie ai poteri straordinari concessigli dal Capo del Governo Benito Mussolini, l’Opera divenne efficiente e uno strumento di primo piano della politica di ruralizzazione avviata dal regime..
Negli anni fra il 1929 al 1935 il C. diresse la bonifica integrale in vaste zone agricole d’Italia per un totale complessivo di 450.000 ettari, costituì 41 aziende agrarie e 35 comprensori di bonifiche. Egli concepì pure l’idea di creare delle città nuove nel territorio pontino, dove possedeva dei terreni. Il Duce, che comunque approvò il progetto, il 30 giugno del 1932 non partecipò neanche alla posa della prima pietra di Littoria (oggi, Latina) e diede ordine alla stampa di tacere la notizia, che, tuttavia, fece il giro del mondo grazie ai corrispondenti stranieri.
A questo punto il dittatore cambiò strategia: il successivo 18 dicembre inaugurò Littoria annunciando la creazione di un piccolo sistema di “città nuove” in Agro pontino. Nacquero così Sabaudia, di cui il C. fu primo podestà, Pontinia, Aprilia e 17 borghi rurali e altri centri. Nel dicembre 1934 fu costituita la nuova Provincia di Littoria, corrispondente a quella odierna di Latina. Nel marzo del 1935, in modo apparentemente inaspettato, Mussolini rimosse Cencelli dall’incarico di Presidente dell’O.N.C. I motivi delle dimissioni non sono mai stati chiariti in maniera soddisfacente e probabilmente furono legati alle lotte di potere tra i gerarchi fascisti.
La sua figura pubblica rientrò nei ranghi, pur essendo riconfermato deputato nel 1939. Dopo l’8 set. 1943 venne arrestato dai fascisti repubblichini con l’accusa di aver appoggiato il governo Badoglio, ma riuscì a scappare e a sottrarsi alla condanna a morte del Tribunale speciale fascista. Quando credeva di essere ritornato libero l’8 lug. 1944 fu arrestato dalla polizia militare americana e internato nel campo di concentramento di Padula riservato ai gerarchi e capi fascisti. Durante la prigionia scrisse un diario di riflessioni politiche e intime.
Il 13 ago. 1944, alla Procura del Regno presso il Tribunale di Rieti, ebbe inizio un procedimento penale nei suoi confronti con l’accusa di aver costituito in Sabina, negli anni 1921-1922, squadre fasciste colpevoli di vari atti di violenza, ai quali egli stesso avrebbe preso parte, e di avere costituito, successivamente all’8 sett. 1943, un corpo armato alle dipendenze dei tedeschi.
Il 23 lug. 1945 venne trasferito al carcere giudiziario di Rieti. Il 12 nov. 1946 beneficiò dell’amnistia per i fatti del 1921-22 e venne assolto per quelli del 1943. Nel 1949 fu chiusa senza conseguenze anche la pratica di indagine per profitto di regime. Nel 1963 si candidò senza successo al Senato nelle file del Movimento Sociale Italiano a Latina. Dal dopoguerra in poi non assunse altri impegni nella politica attiva ma svolse diversi incarichi legati alle sue competenze nel settore agricolo.
Morì nella sua casa di Roma il 22 maggio 1971. L’archivio personale e di famiglia, comprendente ben 5000 lettere di corrispondenza, è stato depositato presso l’Archivio Centrale dello Stato.
Opere: Le paludi Pontine nella preistoria, nel mito, nella leggenda, nella storia, nella letteratura, nell’arte e nella scienza, Bergamo, Istituto d’Arti Grafiche, 1934; Padula, 1944-45: diario di un prigioniero politico, Milano, Mursia, 2000
BIBL. e FONTI – Archivio Centrale dello Stato, Fondo Orsolini Cencelli, Valentino, fasc. 105.A. Pennacchi, “Canale Mussolini”, Milano, Mondadori, 2010; F. Vöchting, Das pontinische Siedelwerk, in “Weltwirtschaftliches Archiv”, november 1942 (trad.it. La bonifica della pianura pontina, introduzione a cura di A. Parisella, Roma, Edizioni Sintesi Informazione, 1990); E. Sereni, La politica agraria del fascismo, in Fascismo e antifascismo. Lezioni e testimonianze, Milano, Feltrinelli, 1962, pp. 296-304;R. Mariani, Fascismo e “città nuove”, Milano, Feltrinelli, 1976;R. Mariani, Latina, Storia di una città, Firenze, Fratelli Alinari Editore, 1982;R. Di Mario, Il Fascismo in Sabina, Teramo, Editoriale Eco, 1993; P. Riva, Fascismo, politica agraria, O.N.C., nella bonificazione pontina dal 1917 al 1943, Editrice Sallustiana, 1983; O. Gaspari, L’Emigrazione veneta nell’Agro Pontino, Morcelliana, 1985; F. D’Erme, Latina secondo Cencelli, Vol. I, 1922 – 1932, Latina 1996; T. Stabile, La Palude – Littoria – I Grattacieli – Fascismo e Postfascismo, Velletri. Editrice Vela, 1998; Euro Rossi, “Nido d’aquile. Storia dell’Aeronautica nell’Agro Pontino”, Roma, Herald Editore, 2006.