CocchiFamiglia (Viterbo, secc.  XV- XVII)

Dal 1434 la famiglia era parte del patriziato viterbese; suo capostipite forse era stato Giovanni, abitante nella contrada di San Sisto che, con testamento del 31 agosto 1403, aveva chiesto di essere sepolto in Santa Maria in Gradi e aveva designato quale erede universale dei suoi beni l’Ospedale Domus Dei. Alla metà del secolo c’è un Nicola di Anselmo, macellaio come suo fratello Tommaso. Il 16 giugno 1505 si ha notizia di Tommaso di Nicola di Anselmo. Da Anselmo derivarono Battista che fu monaca a Santa Maria della Pace e Alessandro che fu padre di Innocenzo, speziale e rettore di quell’arte nel 1543, e anche di Alessandro, macellaio sposato con Olimpia Anastasi. Da questo matrimonio derivarono tra gli altri figli Felice che contrasse ben quattro matrimoni; Clemente; Romolo; Tullio che si fece domenicano e nel 1610 era nel Convento di Santa Maria della Quercia. Nicola di Anselmo, che nel 1529 era conservatore della gabella della Comunità, ebbe tra i figli Anselmo che si sposò due volte con un gran numero di figli e risultava proprietario nel 1578 di una ferriera poi trasformata in mulino.

Il medico fisico Camillo, probabilmente fratello di Alessandro fu Alessandro, appartenne a questa linea dinastica. Egli che era stato membro dell’Accademia viterbese, diede la sua collaborazione all’edizione del quarto libro dell’Eneide di Virgilio, ridotto in ottava rima da Castore Durante. Nella sua tesi di laurea pubblicata a Bologna nel 1563, Camillo dedica l’opera al cardinale Ranuccio Farnese (Problemata ex philosophiae, medicinae, aliarumque scientiarum fontibus hausta, iuxta deorum natura, ac inventa distributa, et in celeberrimo Bononiensi Gymnasio publice ad disputandum proposita. Ad S.R.E. cardinalem Rainutium Farnesium…, Bononiae, ex typographia Johannes Rubrii, 1563) nel 1567 si era stabilito a Capranica dove esercitava la sua professione di medico condotto.

L’altra linea che faceva capo a Tommaso, il cui testamento è del 1522, proseguì con i suoi figli Patrizio che fu speziale; Pietro Paolo mercante in spezie e droghe e nel 1527 aveva un macello a Bagnaia mentre aveva una bottega anche a Viterbo accanto a Santo Stefano. Dei figli di Pietro Paolo si ricorda Giulia che sposò il giureconsulto Ottavio Puri Magoni di Bolsena. Dal nobile Vincenzo e dalla moglie Giulia Spiriti nacquero Patrizio che seguì la carriera militare arrivando al grado di capitano; era stato depositario della fabbrica di San Pietro del Castagno e poi tra gli ufficiali dell’Ospedale della Comunità. Alla metà del Cinquecento Marco Antonio Cocchi di Valentino aveva bottega di orefice come pure suo figlio Giovan Battista mentre l’altro figlio Caldoro aveva commercio di pellame. Figlio di Caldoro fu Marco Antonio che fu notaio; poi Carlo che fu macellaio e morì nel 1684 e numerose figlie che contrassero matrimoni vantaggiosi. Con questi personaggi si estinse la famiglia di cui dovette far parte anche frate Ascanio Cocchi e Marzio suo fratello, ciabattino, che nel 1640 aveva domicilio ad Orvieto. La vedova di Marzio Faustina, con testamento del 1668 faceva eredi universali i suoi figli Angelo e Giovan Battista.

BIBL. – N. Angeli, Famiglie viterbesi. Storia e cronaca. Genealogie e stemmi, Viterbo 2002, pp. 157-160.

[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]