Del Monte, Pietro – Bandito (Capodimonte, 1854 –  Ivi, 1913)

Tra il 1850 e il 1890 nella Tuscia operarono delinquenti dediti ad estorsioni, sequestri di persona, ferimenti ed omicidi che diedero corpo ad un brigantaggio minore (rispetto a quello dominato dalla figura di Domenico Tiburzi) e del quale qui si vuole ricostruire qualche dato biografico.

Pietro Del Monte è un caso anomalo nella storia di questo banditismo minore perché era discendente di una famiglia agiata e in vista in quel di Capodimonte. Il padre Luigi era un ricco proprietario terriero e suo figlio Pietro, nel suo vestire e nei suoi modi, rivelava questa estrazione dalla classe più elevata. Nel 1873 era stato condannato ad un anno di carcere per il ferimento di due bifolchi, l’anno successivo aveva ferito una persona e nel 1875 era stato condannato per percosse. Fu la compagnia di Ignazio Pasquarelli che lo condusse su una strada senza ritorno. Nel 1878 insieme attuarono il sequestro di Francesco Angelini di Canino e pochi giorni dopo sequestrarono Domenico Calisti di Celleno e Vincenzo Leonori di Viterbo che, pagato il riscatto, furono liberati. Il Del Monte era stato riconosciuto da un contadino del posto che avvisò i carabinieri che riuscirono a mettere le mani sul Del Monte e a trasferirlo in carcere. Egli scaricò tutte le responsabilità sul Pasquarelli ma ciò non impedì alla Corte d’Assise di Viterbo nell’aprile del 1890 di condannare il Del Monte a 25 anni di lavori forzati. Scontata la pena e ritornato al suo paese egli morì a sessant’anni, celibe, di professione falegname, nel 1913.

BIBL. e FONTI – Archivio di Stato di Viterbo, Processi in Corte d’Assise, b. 22, 67, 133, 146. A. Mattei, Brigantaggio sommerso. Storia di doppiette senza leggenda, Roma 1981, passim.

[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]