Fani, Mario – Banchiere (1530 ca. – 1603)

Mario era figlio di Sebastiano e di Diana Loddi e, giunto ancora giovane a Roma al seguito del padre Sebastiano, al culmine di una rapida carriera come allevatore prima, imprenditore e banchiere poi, con il favore dei Farnese per i quali la sua famiglia aveva lavorato, aveva sposato nel dicembre 1566 la nobile Olimpia Astalli, figlia di Camillo e di Faustina Muti, appartenente all’antica aristocrazia capitolina con tombe all’Aracoeli. Insieme con il cornetano Viperesco Vipereschi (1535 ca. – post 1595) aveva avuto l’appalto dei beni di Maria Felice Damasceni Peretti, nipote di papa Sisto V. Nel 1557 aveva acquistato una serie di edifici già appartenuti a Silvestro Gottardo, banchiere e pesatore della zecca papale dal 1592 al 1616, che erano stati trasformati dall’architetto ticinese Giacomo Della Porta in uno dei più bei palazzi di Roma.

Nel 1559 i Fani erano stati ascritti alla nobiltà romana. Negli anni successivi nel palazzo ristrutturato Mario aveva fatto eseguire una serie di fregi ispirati alle Storie dell’antico testamento che lo qualificarono come il più sontuoso di quella serie di edifici. La costruzione di quel magnifico palazzo era la realizzazione del suo progetto di diventare importante nella vita politica di Roma, con uno status alla pari di quello delle principali famiglie della città. Nel 1603 aveva preso in affitto la grande tenuta di Tiberio Ceuli a San Nicola sulla Via Braccianese (poi acquistata), ricavandone grandi rendite fino alla vendita del latifondo al cardinale Scipione Borghese nel 1608 che la pagò circa 90.000 scudi. Il ciclo pittorico iniziato da Mario Fani fu concluso dal figlio Fabio il quale, dopo il matrimonio con Olimpia Vitelli, erede della famiglia di Città di Castello, aveva sposato in seconde nozze la nobile Vittoria Savelli della più antica nobiltà romana; matrimoni altrettanto importanti avevano fatto le sue sorelle Laura che aveva sposato il marchese Solderio Patrizi (il figlio Costanzo, Chierico di Camera, sarà tesoriere di Paolo V), e Flavia che aveva sposato Theodolo Theodoli, marchese di San Vito, con una dote di 15.000 scudi d’oro.

Nel 1632 il palazzo dell’Aracoeli sarà venduto a Bartolomeo Marescotti e il fatto segnerà un passo importante nello sviluppo delle fortune di questa famiglia.

BIBL. – M. C. Cola, I Ruspoli. L’ascesa di una famiglia a Roma e la creazione artistica tra Barocco e Neoclassico, Roma, 2018, passim e in particolare il Capitolo VIII, pp. 289-348; Angeli 2003, pp. 211-216.

[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]