Flaminio Maria da Latera, O.F.M. (al secolo Girolamo Clemente) – Storico (Latera nov. 1733 – Viterbo 27 febbr. 1813).

Figlio di Annibale Annibali e di Flaminia Nusarelli, ebbe per maestro il sacerdote Paolo Ferranti, divenuto poi parroco di Latera. Vestì il saio dei Francescani Minori nel convento di S. Bernardino presso Orte il 23 genn. 1750, lasciando il nome secolare per quello religioso di Flaminio Maria da Latera. Emise i voti il 23 genn. 1751. Divenne sacerdote, probabilmente, tra il 1756 e il 1757.

Nel 1764 fu nel convento di S. Maria Nova a Fano, dove diede alle stampe la prima delle sue numerose opere polemiche, spesso firmate con lo pseudonimo di Damiano Fillareti. In seguito alla polemica suscitata dalla pubblicazione, fu trasferito a Velletri presso il convento di S. Lorenzo martire. Di lì fu nuovamente trasferito, questa volta a Viterbo, nel convento di S. Maria del Paradiso. Qui divenne confessore e direttore spirituale di suor Lilia Maria del SS. Crocifisso, anziana monaca in concetto di santità al cui processo di beatificazione fu poi chiamato a testimoniare. Nel corso della decennale permanenza viterbese, il frate compose e pubblicò un gran numero di opere storiche e pamphlet polemici, talvolta recanti sottoscrizione e luogo di stampa falsi secondo il costume dell’epoca. La sua posizione intransigente e l’avversione per le idee gianseniste erano note tra gli anticurialisti al punto che, erroneamente, sia l’Amaduzzi che il Bettoni lo credettero tra i redattori del «Giornale ecclesiastico di Roma», al quale invece non collaborò.

Trasferito a Roma al convento di S. Bartolomeo all’Isola Tiberina, nel 1791 fu nominato definitore generale dell’Ordine e passò al convento dell’Aracoeli. Tre anni dopo, il 28 genn. 1794, ricevette la nomina di ministro della Provincia Romana, carica che conservò per un triennio. In questi anni egli fece dono alla chiesa parrocchiale del suo paese natale di un grande quadro raffigurante Clemente I, santo patrono di Latera, e si adoperò affinché nella stessa chiesa fossero conservate le reliquie del martire romano sant’Angelo. Con l’invasione francese di Roma del 1798 e l’assenza del papa e del collegio cardinalizio, la produzione letteraria del frate subì una battuta d’arresto, tanto che si è avanzata l’ipotesi che anch’egli abbia seguito parte dei cardinali trasferitisi a Venezia, dimorando nel convento di S. Antonio delle Vigne. Certamente, in applicazione alla legge che imponeva il rientro dei religiosi nelle zone d’origine, fu a Orvieto con funzioni di vicario e maestro dei novizi nel seminario della SS. Trinità (1805). È probabile però che mantenesse contatti con l’ambiente romano, dove pubblicò ben tre opere tra il 1805 e il 1807. Con la soppressione napoleonica delle corporazioni religiose, egli si ritirò presso parenti a Viterbo, dove morì; il suo ultimo lavoro fu pubblicato postumo a Montefiascone nel 1817.

Della vasta produzione del francescano si possono distinguere tre filoni principali: le opere polemiche degli anni iniziali, i trattati storici e quelli agiografici. Tra le prime vanno ricordate le Lettere di Damiano Fillareti ad un padre minorità, (Fano, Giuseppe Leopardi, 1764) in aperta polemica con Domenico Pannelli, il quale aveva negato la professione minoritica di s. Bonaventura; ancora su questo argomento. Rispondere compellor ne videar tacendo crimen agnoscere et lenitatem meam, (Velletri, Sartori, 1766). Al centro di un acceso dibattito dai toni fortemente polemici fu anche il Manuale dei frati minori disposto da padre Flaminio Maria da Latera, pubblicato a Roma nel 1766 per i tipi del Casaletti. Tra i numerosi detrattori del frate, a suo avviso tutti Minori Conventuali, egli volle rispondere al fantomatico «avvocato Painacca», pseudonimo dell’avversario più velenoso. Lo fece con Risposta all’avvocato Painacca, uscita con falsa sottoscrizione (Torino, Gianmichele Briolo, 1777), ma probabilmente stampata nel 1778 in un paesino del Viterbese. Qualche anno più tardi, la polemica veniva di nuovo sollevata dall’autore, con Quanto incerto sia che il Corpo del Serafico S. Francesco esista in Assisi nella Basilica del Suo nome (Losanna, s.n., 1779) ma probabilmente stampato in Italia. La sua opera maggiore, di carattere storico, è certamente Ad Bullarium Franciscanum (Roma, Cataletti, 1780), scritta per ordine di papa Braschi e a lui dedicata. Accanto a questa, il Compendio della storia degli Ordini regolari esistenti, in tre volumi stampati a Roma nel 1790-91, per i tipi di Luigi Perego Salvioni e a spese di Agapito Franzetti.

BIBL. – Divario Olinger in Enc. Cattolica, I, col. 1372 (con bibl. ad vocem Annibali da Latera); Pignatelli 1974, p. 47; Novara 1989, pp. 15-26.

[Scheda di M. Giuseppina Cerri-Isri]