Lepri – Famiglia (Secc. XVII-XIX)

Famiglia di origine lombarda stabilitasi a Roma alla fine del sec. XVII, signora di feudi nel Lazio (Rocca Sinibalda, Belmonte, Rota). Si divise in due rami, di cui uno estinto nei Curti, l’altro ancora fiorente nel sec. XX. Carlo Ambrogio e Giuseppe nel 1755 ebbero l’appalto delle saline di Ostia; Giuseppe sposò nel 1763 una Patrizi recante in dote il casale Capobianco sulla Nomentana, poi rimasto ai L. Alessandro ebbe da Clemente XIII il titolo di marchese (31 luglio 1766); Pio VI confermò tale titolo sulla terra di Rota (presso Tolfa, 3 feb. 1789). Il ducato di Rocca Sinibalda fu venduto dal marchese Innocenzo Muti ad Amanzio nel 1781. Otto anni dopo il marchese Ambrogio acquistò il feudo di Rota dal conte Giberto Borromeo (7 febbr. 1789). Nel secolo successivo i L., in persona di Alessandro, furono ascritti al patriziato romano (23 apr. 1843). L’arme antica della famiglia era d’argento, alla lepre corrente sopra un terreno di verde.

BIBL. – Amayden, I, p. 372, n, pp. 18-19; Silvestrelli, pp. 490, 592; Chiumenti – Bilancia, V, p. 367, VI, p. 214.

[Scheda di Saverio Franchi – Ibimus]

Lepri – Famiglia (Secc. XVII-XIX)

Famiglia di origine lombarda stabilitasi a Roma alla fine del sec. XVII, signora di feudi nel Lazio (Rocca Sinibalda, Belmonte, Rota). Si divise in due rami, di cui uno estinto nei Curti, l’altro ancora fiorente nel sec. XX. Carlo Ambrogio e Giuseppe nel 1755 ebbero l’appalto delle saline di Ostia; Giuseppe sposò nel 1763 una Patrizi recante in dote il casale Capobianco sulla Nomentana, poi rimasto ai L. Alessandro ebbe da Clemente XIII il titolo di marchese (31 luglio 1766); Pio VI confermò tale titolo sulla terra di Rota (presso Tolfa, 3 febbr. 1789). Il ducato di Rocca Sinibalda fu venduto dal marchese Innocenzo Muti ad Amanzio nel 1781. Otto anni dopo il marchese Ambrogio acquistò il feudo di Rota dal conte Giberto Borromeo (7 febbr. 1789). Nel secolo successivo i L., in persona di Alessandro, furono ascritti al patriziato romano (23 apr. 1843). L’arme antica della famiglia era d’argento, alla lepre corrente sopra un terreno di verde.

Bibl.:  Amayden, I, p. 372, n, pp. 18-19; Silvestrelli, pp. 490, 592; Chiumenti – Bilancia, V, p. 367, VI, p. 214.

[Scheda di Saverio Franchi – Ibimus]